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~ LA REDAZIONE DI RC
Questa registrazione postuma di Fausto in "Storia della mia famiglia" è il suo ultimo tentativo di dare una direzione alla famiglia che lascia dietro di sé. Non è una lettera struggente o un messaggio pieno di malinconia, ma una sorta di testamento morale, un discorso che cerca di spronare i suoi cari a non farsi schiacciare dal dolore e a restare uniti. Fausto sa che la sua morte lascerà un vuoto e che le persone a lui più vicine – sua madre Lucia, suo fratello Valerio, Maria e Demetrio – si sentiranno perse. Ma invece di compatirli o rincuorarli con parole dolci, sceglie di scuoterli con il suo solito stile diretto, ironico e pratico.
STAGIONE 1 EP 1
MINUTAGGIO: 42:12-43:16
RUOLO: Fausto
ATTORE: Eduardo Scarpetta
DOVE: Netflix
ITALIANO
Lo so, quando io non ci sarò piò voi vi sentirete sperduti. Però ve lo dico subito uagliò, non mi interessa. Perché voi sarete vivi e quindi dovete occuparvi dei ragazzi. Non voglio sentì lagne. Voi dovete diventare una famiglia. L’impresa è difficile, io me ne rendo conto. All’inizio vi sentirete inadeguati perché comunque un pò lo siete. Ma ricordatevi, io ho visto il futuro, e non eravate soli. Eravate in quattro. Quattro è il numero perfetto. Tutte le cose che funzionano sono fatte di quattro: i Beatles, i Clash, ma pure i Pooh, le stagioni, i Moschettieri, i Cavalieri dell’Apocalisse Uagliò… I Fantastici quattro! Ecco, voi sarete i fantastici Quattro. E comunque ragazzi, io qua sono, vi tengo d’occhio.
La serie Storia della mia famiglia racconta il viaggio emotivo di Fausto (Eduardo Scarpetta), un padre single che, dopo la diagnosi di una malattia terminale, si trova a dover garantire un futuro sereno ai suoi due figli, Libero ed Ercole. Il suo obiettivo è evitare che vengano affidati alla loro madre biologica, Sarah (Gaia Weiss), con cui ha un rapporto conflittuale e di cui non si fida. Mentre il tempo stringe, Fausto mette in moto una rete di protezione intorno ai suoi figli, coinvolgendo le persone più importanti della sua vita: sua madre Lucia (Vanessa Scalera), che da Napoli torna a Roma per assisterlo; suo fratello Valerio (Massimiliano Caiazzo), che lui stesso spinge a prendere il ruolo di riferimento familiare; e gli amici Maria (Cristiana Dell’Anna) e Demetrio (Antonio Gargiulo), che da sempre gli sono vicini.
La storia ruota attorno al dramma della malattia, ed esplora i rapporti difficili e le dinamiche complesse di una famiglia imperfetta, fatta di errori, incomprensioni e tentativi di riscatto. Lucia, la madre di Fausto, è una donna che ha sempre vissuto in modo indipendente, ma il dolore per il figlio la spinge a riconsiderare il proprio ruolo nella vita dei nipoti. Valerio, invece, lotta con una dipendenza dalla cocaina e con la difficoltà di prendersi responsabilità più grandi di lui. Il tono della serie mescola momenti di leggerezza a scene di grande intensità emotiva, mostrando come, anche nei momenti più difficili, la vita continui con la sua imprevedibile ironia. I personaggi non sono eroi, ma persone comuni che affrontano la vita come possono, cercando di fare del proprio meglio anche quando sembra impossibile.
Eduardo Scarpetta, nel ruolo di Fausto, interpreta un uomo che affronta il dolore con una forza quasi ostinata, mentre Vanessa Scalera dà vita a una madre che cerca un riscatto tardi nella vita. Massimiliano Caiazzo porta sullo schermo un giovane in conflitto con se stesso, mentre Cristiana Dell’Anna e Antonio Gargiulo offrono un supporto emotivo e narrativo fondamentale alla storia. Fausto costruisce un’eredità affettiva per i suoi figli, insegnando loro che la famiglia non è solo questione di sangue, ma di chi resta, di chi sceglie di esserci.
L’inizio è senza giri di parole: “Lo so, quando io non ci sarò più voi vi sentirete sperduti”. Fausto riconosce il dolore che la sua assenza provocherà, ma subito dopo lo smonta con una frase spiazzante: “Però ve lo dico subito uagliò, non mi interessa”. Questa battuta è tipicamente sua: brusca, quasi dura, ma con un intento chiaro. Non vuole che la sua morte diventi un’ombra che immobilizza chi resta. La sua preoccupazione non è per il lutto, ma per il futuro di chi è ancora in vita.
Il cuore del discorso arriva subito dopo: “Voi sarete vivi e quindi dovete occuparvi dei ragazzi. Non voglio sentì lagne. Voi dovete diventare una famiglia”. Qui Fausto assegna un compito preciso ai suoi cari: trasformarsi in una vera famiglia per Libero ed Ercole. Lui sa che non lo sono mai stati davvero, sa che le relazioni tra loro sono fragili e complicate, ma impone questa responsabilità come se fosse l’ultima volontà da rispettare.
Poi arriva la parte più ironica e, al tempo stesso, più significativa del monologo: “Io ho visto il futuro, e non eravate soli. Eravate in quattro. Quattro è il numero perfetto”. Fausto si inventa una profezia, un’immagine che dà forza a chi resta. Li vede uniti, insieme, come un gruppo solido e indivisibile. E per rafforzare il concetto, snocciola una serie di riferimenti che mescolano cultura pop e simbolismo: “Tutte le cose che funzionano sono fatte di quattro: i Beatles, i Clash, ma pure i Pooh, le stagioni, i Moschettieri, i Cavalieri dell’Apocalisse, uagliò… I Fantastici Quattro!”.
Questa parte del discorso è fondamentale perché trasforma la sua richiesta di unità in qualcosa di concreto, in un’immagine precisa. Non chiede loro di stare insieme per dovere, ma li fa sentire parte di qualcosa di più grande, quasi mitologico. Li paragona a gruppi iconici, come se la loro missione fosse una sorta di impresa epica.
L’ultima frase chiude il monologo con un tocco affettuoso e leggermente inquietante: “E comunque ragazzi, io qua sono, vi tengo d’occhio”. Fausto lascia intendere che, in qualche modo, sarà sempre presente. È una frase che può essere interpretata in due modi: come una battuta per sdrammatizzare, o come un modo per dire che il suo spirito vivrà in loro, nelle scelte che faranno e nel legame che costruiranno.
Questo monologo è l’ultimo atto di un uomo che, anche nella morte, sceglie di essere guida per chi resta. Fausto non si commisera, non lascia spazio alla tristezza: il suo scopo è dare una missione ai suoi cari, renderli una vera famiglia. Il suo messaggio è chiaro: il dolore passerà, ma ciò che conta è quello che faranno dopo. Con il suo stile diretto e ironico, Fausto riesce a trasformare un addio in una chiamata all’azione, lasciando dietro di sé non solo il ricordo, ma un progetto da realizzare. E così, anche dopo la sua morte, continua a essere il cuore della sua famiglia.
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