Monologo femminile - \"10 cose che odio di te\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Kat Stratford in 10 cose che odio di te è uno dei momenti più iconici del film, sia per il suo impatto emotivo che per il modo in cui ribalta le aspettative dello spettatore. È il punto culminante della storia tra Kat e Patrick, il momento in cui lei ammette, forse per la prima volta, ciò che prova veramente. La scena avviene durante una lettura in classe, con Kat che recita una poesia apparentemente ispirata a Sonetto 141 di Shakespeare, ma che in realtà è una confessione mascherata. La sua voce inizialmente ferma si incrina man mano che i sentimenti prendono il sopravvento, trasformando una lista di presunti difetti in una dichiarazione d’amore sofferta.

Io odio...

MINUTAGGIO: 1:30:00.1:30:39

RUOLO: Kat
ATTRICE:
Julia Stiles
DOVE:
Netflix



INGLESE


"I hate the way you talk to me and the way you cut your hair "I hate the way you drive my car I hate it when you stare "I hate your big dumb combat boots and the way you read my mind "I hate you so much it makes me sick It even makes me rhyme "I hate it... I hate the way you're always right "I hate it when you lie "I hate it when you make me laugh even worse when you make me cry "I hate it when you're not around and the fact that you didn't call "But mostly, I hate the way I don't hate you, not even close "not even a little bit, not even at all"



ITALIANO


Odio il modo in cui mi parli, e il modo in cui ti tagli i capelli. Odio il modo in cui guidi la mia macchina. Odio quando mi fissi. Odio i tuoi stupidi stivali anfibi, e il modo in cui mi leggi nella mente. Ti odio così tanto che mi fa star male, mi fa persino scrivere queste poesie. Ti odio… odio quando hai sempre ragione. Odio quando mi menti. Ti odio quando mi fai ridere. Odio anche di più quando mi fai piangere. Odio quando tu mi sei intorno e il fatto che non mi abbia chiamato. Ma più di tutto odio il fatto che non ti odio… nemmeno quasi… nemmeno un pochino. Nemmeno niente.

10 cose che odio di te

10 cose che odio di te (10 Things I Hate About You, 1999) è una teen comedy romantica ispirata alla commedia di Shakespeare La bisbetica domata. Ambientato in un liceo americano, il film segue le vicende delle sorelle Stratford: Bianca (Larisa Oleynik), popolare e desiderata da molti ragazzi, e Kat (Julia Stiles), intelligente, indipendente e allergica alle dinamiche sociali del liceo. Il problema? Il severo padre delle ragazze ha imposto una regola ferrea: Bianca potrà uscire con i ragazzi solo quando anche Kat avrà un appuntamento. Il che sembra impossibile, dato il carattere scontroso di Kat.

Per aggirare l'ostacolo, Cameron (Joseph Gordon-Levitt), uno studente innamorato di Bianca, convince Joey (Andrew Keegan), un arrogante e ricco compagno di scuola, a pagare Patrick Verona (Heath Ledger), un ragazzo dal passato misterioso, affinché corteggi Kat. L’idea è far sì che Kat si interessi a qualcuno, così Bianca potrà finalmente uscire con Joey… o almeno, questo è il piano di Cameron.


Patrick accetta e inizia a fare la corte a Kat con un misto di ironia e fascino. Quello che parte come un accordo segreto si trasforma in qualcosa di autentico, ma quando la verità viene a galla, Kat si sente tradita. Il climax arriva con la celebre scena della poesia, in cui Kat elenca le "10 cose che odio" di Patrick, rivelando in realtà quanto sia innamorata di lui.

Analisi Monologo

A livello strutturale, il monologo segue un crescendo emotivo. Kat inizia con dettagli apparentemente superficiali: l’aspetto fisico di Patrick, il modo in cui guida, il suo stile. Sono elementi che danno l’illusione di una rabbia distaccata, quasi infantile. Ma progressivamente le "cose che odia" diventano più personali: il fatto che Patrick la conosca così bene, che la faccia ridere, che le abbia mentito, che l’abbia fatta piangere. Il vero conflitto non è l’odio, ma l’impossibilità di odiarlo davvero, nonostante tutto.

Il cuore del monologo è nel paradosso finale: “Ma più di tutto odio il fatto che non ti odio… nemmeno quasi… nemmeno un pochino. Nemmeno niente.” La costruzione della frase riflette la lotta interiore di Kat. Si aggrappa alla parola "odio" per proteggersi, per non ammettere il dolore del tradimento, ma alla fine la verità emerge: non può fare a meno di amarlo. È un momento di vulnerabilità pura, che smonta completamente l’immagine dura e indipendente che Kat ha cercato di mantenere per tutto il film.

Conclusione

Questo monologo rappresenta il punto di svolta per il personaggio di Kat. Se fino a quel momento era stata una figura forte e impenetrabile, qui mostra il suo lato più sincero e umano. La scena è potente proprio perché va contro il cliché della dichiarazione d’amore tradizionale: non è un discorso romantico perfetto, ma un elenco di difetti che si trasforma, parola dopo parola, in una confessione autentica.

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