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~ LA REDAZIONE DI RC
Il discorso di Silvia, una ragazza insoddisfatta della sua relazione e delle pressioni del suo ragazzo, rappresenta una delle scene chiave che, in maniera indiretta, ispirerà il primo grande successo degli 883, "Non me la menare". Questo dialogo spontaneo diventa una riflessione sulle difficoltà relazionali e sull’autenticità del vivere quotidiano, elementi che Max Pezzali saprà trasformare in un brano che diventerà simbolico. Il primo brano... degli 883.
MINUTAGGIO: 34:25-35:39
RUOLO: Silvia
ATTRICE: Ludovica Barbarito
DOVE: Sky Go
ITALIANO
Io glielo avevo detto, non ci voglio venire... Io volevo fare tipo un inter rail, un mezzo viaggio. E invece no. Dobbiamo andare alla villa al mare dei suoi, con i suoi amici, che oltretutto dicono sempre le stesse cose. Loro parlano solo di università. E se provo a farglielo notare, lui mi dice che gli faccio fare brutte figure con i suoi amici. Che addirittura lui, poverino, non ci dorme la notte. Ti giuro, vorrei solo che capisse che non mi deve stare addosso. Non me la menare per come parlo, per come mangio, per come mi vesto, per come mangio la pizza. E poi la sua villa al mare. Mi fa cagare, cioè... ma non la sua villa al mare. Mi fan cagare tutte le ville al mare. Mi fa cagare il mare. Quindi non me la menare. Ogni volta devo avere paura prima di parlare, tanto per lui dico sempre la cosa sbagliata, nel momento sbagliato, nel modo sbagliato... Allora cosa faccio... Non me la menare.
Hanno ucciso l'uomo ragno è una docu-serie che racconta la storia della nascita del gruppo musicale 883, formatosi all'inizio degli anni '90 e composto da Max Pezzali e Mauro Repetto. La serie prende il nome dal loro album di debutto, "Hanno ucciso l'uomo ragno", che ha avuto un enorme successo in Italia e ha segnato il lancio del gruppo nel panorama musicale.
La serie esplora il background di Pezzali e Repetto, due amici di Pavia con una passione per la musica. Racconta come, nonostante le risorse limitate e senza grandi ambizioni, siano riusciti a dar vita al progetto che sarebbe diventato il duo 883. "Hanno ucciso l'uomo ragno", pubblicato nel 1992, è stato un successo immediato. I brani come la title track e "Non me la menare" hanno subito catturato l'attenzione, con testi orecchiabili e tematiche che parlavano alla gioventù dell'Italia di quegli anni. La serie evidenzia come l'album sia diventato un vero fenomeno di costume e abbia contribuito a cambiare il modo in cui si faceva musica pop in Italia, con testi diretti e uno stile che combinava pop e rap.
Il successo degli 883 ha avuto un impatto significativo sulla cultura pop italiana, influenzando mode e stili di vita. La serie approfondisce come i loro testi fossero un riflesso della società italiana, descrivendo le esperienze quotidiane, i sogni e le difficoltà dei giovani italiani. La docu-serie racconta anche le motivazioni che hanno portato Mauro Repetto ad allontanarsi dal progetto nel 1994, lasciando Max Pezzali come unico membro attivo. Pezzali ha poi continuato con il nome 883 per diversi anni prima di intraprendere una carriera da solista. La serie esplora il percorso successivo di Pezzali, che ha continuato a riscuotere successo in Italia con nuovi album e concerti, rimanendo uno degli artisti più amati del panorama musicale italiano.
L'amicizia tra Max Pezzali e Mauro Repetto è uno degli elementi centrali nella storia degli 883 e nella docu-serie Hanno ucciso l'uomo ragno.
Max e Mauro si sono conosciuti durante gli anni del liceo a Pavia. Condividendo passioni simili, tra cui quella per la musica e per la cultura pop degli anni '80, la loro amicizia è nata e si è rafforzata grazie ai sogni comuni e alla voglia di evadere dalla vita di provincia. La serie racconta i primi momenti del loro legame, dalle giornate passate insieme a immaginare il futuro alla decisione di iniziare a scrivere canzoni e tentare di fare della musica una carriera. È grazie a questa amicizia che sono nate le prime idee degli 883 e che hanno trovato il coraggio di intraprendere un progetto musicale insieme.
Il duo lavorava in modo complementare: Max si occupava principalmente dei testi e della composizione, mentre Mauro contribuiva con le idee creative e visive, portando una grande energia e originalità nei progetti del gruppo. Mauro era il compagno di scena perfetto per Max, con la sua eccentricità e il suo carisma che ben bilanciavano l’atteggiamento più riservato di Pezzali. I due si supportavano e si spronavano a vicenda, e questa sinergia si rifletteva nella loro musica. La docu-serie evidenzia come l'intesa tra i due amici abbia influenzato il sound e lo stile degli 883.
Con il crescere della fama, sono aumentate anche le pressioni. La serie approfondisce i motivi che portarono Repetto a decidere di lasciare gli 883 nel 1994. Mentre Max si sentiva pronto a continuare, Mauro aveva il desiderio di esplorare altre strade e provare nuove esperienze lontano dall'Italia. Nonostante l'addio di Repetto, la loro amicizia non si è mai dissolta completamente. Entrambi hanno continuato a rispettarsi e a sostenersi a distanza, e negli anni successivi ci sono stati incontri e collaborazioni che hanno riportato insieme i due amici, anche solo per brevi periodi. La docu-serie celebra il legame tra Max e Mauro, raccontando anche momenti di riconciliazione e il rispetto reciproco che è rimasto saldo nel tempo.
La storia degli 883, più che una semplice partnership artistica, è sempre stata una storia di amicizia. La docu-serie riflette su come, anche con percorsi di vita diversi, l'affetto tra Max e Mauro sia rimasto vivo e profondo. Per i fan, il loro rapporto rappresenta un esempio di amicizia autentica, in cui i momenti condivisi hanno lasciato un segno indelebile.
Questo monologo di Silvia è un perfetto esempio di come i sentimenti personali e quotidiani possano essere trasformati in arte e musica. Le sue parole sono piene di frustrazione e disillusione, ma espresse in modo molto diretto, senza filtri. Questo approccio crudo e immediato alle emozioni rispecchia molto bene il tono delle prime canzoni degli 883, che si distinguevano per il loro linguaggio semplice, colloquiale, e in sintonia con le esperienze comuni dei giovani dell'epoca.
Silvia esprime una chiara insoddisfazione per il suo rapporto, e in particolare per il comportamento oppressivo del suo ragazzo. Questa frustrazione nasce dal fatto che si sente soffocata, sempre sotto osservazione e critica, come se non potesse mai essere sé stessa. Le sue parole "Non me la menare" riflettono il suo desiderio di spazio e libertà, e diventano il ritornello implicito di una canzone che parla proprio di questo bisogno di essere lasciata in pace. Silvia ripete più volte "Non me la menare", una frase che diventa un'espressione riassuntiva della sua esasperazione. Questa ripetizione è potente non solo nel monologo, ma è anche ciò che rende il ritornello della canzone "Non me la menare" degli 883 così memorabile. La ripetizione dà forza al concetto e fa sì che rimanga impresso nella mente di chi ascolta.
Anche se Silvia sta parlando di una situazione molto specifica — il suo rapporto con il ragazzo e la noia di andare in vacanza con lui e i suoi amici — le sue parole toccano temi universali. L’insoddisfazione in una relazione, il sentirsi giudicati, l’essere stufi di fare cose che non si vogliono fare: sono tutte emozioni con cui molte persone possono identificarsi. Questo è ciò che rende poi il brano degli 883 così efficace: parte da un racconto personale per diventare una canzone che parla a una generazione intera. Il tono di Silvia è ironico e sarcastico. Pur esprimendo una certa sofferenza, riesce a farlo con leggerezza e una vena di umorismo. "Mi fa cagare il mare" è una frase che, nella sua esagerazione, è quasi comica, ma al tempo stesso esprime un forte fastidio. Gli 883 erano maestri nel mescolare ironia e autenticità, ed è proprio questo che emerge chiaramente dalle parole di Silvia.
Silvia si sente costantemente fuori luogo, come se non fosse mai abbastanza per il suo ragazzo o i suoi amici. La sua frase "per lui dico sempre la cosa sbagliata, nel momento sbagliato, nel modo sbagliato" rivela un senso di inadeguatezza che spesso emerge nelle relazioni soffocanti. Questo sentimento di non essere mai all'altezza è una tematica comune nelle canzoni degli 883, che spesso parlano di giovani che si sentono alienati o non compresi.
Le parole di Silvia, in questo monologo, diventano quasi il testo grezzo della canzone "Non me la menare", che racconta esattamente questo tipo di relazione oppressiva e la voglia di essere lasciati in pace. La frase "Non me la menare" diventa il simbolo di una ribellione silenziosa, la richiesta di essere accettati così come si è, senza continue critiche o giudizi. Max Pezzali, captando le parole di Silvia, le trasforma in una canzone che parla direttamente alla sua generazione, facendo emergere quel senso di disagio e ribellione che tanti giovani provano, ma che spesso non riescono a esprimere apertamente.
[Intro]
Non me la menare
Non me la menare
[Strofa 1]
Dici che di notte tu non riesci a dormire
Perché io ti faccio fare brutte figure
Quando per scherzare prendo a calci i tuoi ex
Quando gioco a fare il batterista di trash
Dici sempre che io non mi so comportare
Che non son capace neanche di parlare
Di quegli argomenti da laureati
Di cui parlan sempre tutti i tuoi amici sfigati
[Ritornello]
Non me la menare
Non capisco cosa vuoi
Tanto lo sapevi
Che non ero come voi
A me piaccion le birre scure
E le moto da James Dean
Non quelle stronzate
Che si dicono nei film
See upcoming pop shows
Get tickets for your favorite artists
[Strofa 2]
Tu che mi vorresti sempre in giacca e cravatta
Io che metto sempre su la stessa maglietta
Quella nera con i buchi sotto le ascelle
Più diventan vecchie più mi sembrano belle
Tu mi dici sempre che mi devo abbronzare
Anche se sai che io odio il mare
Dici che io non sono male ma
Dovrei cambiare un po'
Ma vuoi capirla o no?
[Ritornello]
Non me la menare
Non capisco cosa vuoi
Tanto lo sapevi
Che non ero come voi
A me piaccion le birre scure
E le moto da James Dean
Non quelle stronzate
Che si dicono nei film
[Strofa 3]
Tu se lo sai mi devi dire se tu
Veramente mi preferiresti se
Io fossi uno di quegli stronzi
Vestiti a festa che si vedono
Dovunque vai nei bar oppure
In discoteca appoggiati a qualche colonna
Che bevono un gin tonic come fosse
Una bella storia, dai ma vuoi capirla o no?
[Ritornello]
Non me la menare
Non capisco cosa vuoi
Tanto lo sapevi
Che non ero come voi
A me piaccion le birre scure
E le moto da James Dean
Non quelle stronzate
Che si dicono nei film
[Strofa 4]
Tu t'incazzi perché parlo sempre di calcio
Dici che fra un po' ti verrà il fegato marcio
Perché non ti parlo di tramonti lontani
E mangio la pizza solo con le mani
Io che mangio quasi solo cose piccanti
Tu che dici è meglio che ti lavi un po' i denti
Io quando esco sono una bomba
Che esplode e che fa boom
Ma vuoi capirla o no?
[Ritornello]
Non me la menare
Non capisco cosa vuoi
Tanto lo sapevi
Che non ero come voi
A me piaccion le birre scure
E le moto da James Dean
Non quelle stronzate
Che si dicono nei film
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