Monologo Femminile - Amy Ryan in \"Only Murders in the building\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Jan da Only Murders in the Building è un personaggio complesso, che trasforma le relazioni in giochi di potere e trae piacere dal tenere in pugno gli altri. L'attrice deve dunque bilanciare il fascino e la freddezza, offrendo una performance che riveli anche la sua soddisfazione per il controllo che esercita sulle persone. Ogni parola è misurata, ogni sorriso è calcolato, per trasmettere la pericolosa bellezza di una donna che si gode ogni sfumatura della propria ambiguità.

Uccidere mi eccita

STAGIONE 1 EP 10
MINUTAGGIO:
14:45-17:47

RUOLO: Jan

ATTRICE: Amy Ryan
DOVE: Disney+



INGLESE


Seen it before. You know? You and Tim are a lot alike. I felt so lucky to be let into your private, isolated worlds. But Tim messed up by seeing somebody else, or that's what I thought. This is the kicker. The day before, the day before we broke up, I found this emerald ring at his place. Just delivered. I mean, clearly meant for somebody else, right? When a person begs you for their life, it is such a tonic for me. And knowing, finally, I am truly number one for someone. You need me now more than ever, don't you? Charles, why does that feel so good? How crazy is it that ring was actually the ring from the murder you solved. Ironic. And tragic. My bad. I do own that. The trick now, it's not just you. There are two others I have to deal with and more. I mean, so many know about this because of your podcast. I've gotta think big here. Isn't it nice they opened all these fireplaces back up? I mean, in a way, it makes us all connected in the building. Should make for a fun finale. Too bad I'm gonna miss it. It's gonna be a gas. I want you to know this is definitely one of my rougher breakups, Charles. I really did fall in love with you. Sadly, I will not be seeing you bassooner or later.



ITALIANO


E’ un film che ho già visto. Sai, tu e Tim siete simili. Mi sono sentita molto fortunata a poter entrare nei vostri mondi privati e…isolati. Tim mandò tutto a monte, o cominciò a vedere un’altra, o così pensavo. Ecco il colpo di scena! Il giorno prima, il giorno prima che ci lasciassimo, trovai un anello con smeraldo nel suo appartamento. Glielo avevano appena consegnato, ed era chiaro che fosse per l’altra. Sai come mi sento quando passo in secondo piano. Non lo so, mi fa innervosire… E’ così strano, vedere qualcuno che mi chiede di salvargli la vita, per me è corrobborante. Sapere che per qualcuno sono la priorità, finalmente. Scommetto che adesso hai bisogno di me, non è vero? Charles, perché questo mi fa sentire così bene, non è pazzesco? Quell’anello in realtà era l’anello dell’omicidio su cui voi indagavate. Ahaha, è ironico… e tragico, me ne assumo la responsabilità. Il problema è che… è che non ci sei solo tu. Ci sono altre due persone e… anzi di più, c’è troppa gente che lo sa per colpa di quel vostro podcast. Devo pensare in grande… Non è delizioso che abbiano recuperato tutti questi camini? Sono un punto in comune che unisce gli inquilini del palazzo. Potrebbe servirmi per il gran finale. Peccato che io me lo tenga, un finale a tutto gas. Voglio che tu sappia che questa è decisamente una delle separazioni più difficili. Io mi ero davvero innamorata di te. Però adesso non posso restare, devo fare fagotto e andare via.

Only Murders in the Building

"Only Murders in the Building" è una serie che mescola il genere giallo con la commedia, ideata da Steve Martin e John Hoffman. Ambientata in un elegante palazzo dell’Upper West Side a New York chiamato Arconia, la storia segue tre personaggi piuttosto eccentrici e diversi tra loro: Charles (interpretato da Steve Martin), un ex attore televisivo, Oliver (Martin Short), un regista di Broadway in declino, e Mabel (Selena Gomez), una giovane enigmatica e con un passato complicato.


La loro avventura inizia quando i tre si incontrano casualmente in ascensore e scoprono di condividere una passione comune per i true crime podcast, cioè quei podcast che raccontano e analizzano casi di cronaca nera. La loro comune ossessione li porta a unirsi quando un misterioso omicidio avviene proprio nel loro palazzo. Tim Kono, un giovane inquilino, viene trovato morto nel suo appartamento e, nonostante le autorità etichettino il caso come suicidio, Charles, Oliver e Mabel sono convinti che ci sia dell’altro sotto. Decidono così di investigare autonomamente e documentare le loro scoperte tramite un podcast, intitolato appunto "Only Murders in the Building".


La trama è densa di colpi di scena e ironia, con una combinazione sapiente di suspense e momenti di leggerezza. La serie esplora il mondo della crime fiction, ma in un contesto urbano e contemporaneo, portando alla luce anche il lato comico e umano dei protagonisti, che si rivelano personaggi complessi e vulnerabili. Ognuno di loro è spinto dall’indagine non solo per risolvere un mistero, ma anche per riempire un vuoto nelle loro vite. La serie riesce a bilanciare perfettamente il tono misterioso con quello comico, intrecciando indagini, drammi personali e una sottile critica alla fascinazione moderna per il crimine e la morbosità dei media.


L'elemento giallo si intreccia continuamente con temi come la solitudine urbana, l'amicizia inaspettata, e la ricerca di un senso di appartenenza. Ogni stagione ruota attorno a un nuovo caso, ma sempre e solo dentro l'Arconia, mantenendo così intatta la promessa di "Only Murders in the Building" e regalando una struttura narrativa che, episodio dopo episodio, ci porta più vicino alla soluzione ma con un ritmo che invoglia a speculare e farsi domande.

Analisi monologo

Questo monologo di Jan è una perla nera di psicologia manipolativa, un mix tra confessione distorta e dichiarazione di potere. Jan, che già sappiamo essere un personaggio enigmatico e affascinante, usa questo momento per gettare una luce inquietante sul suo rapporto con Charles e sulla sua visione distorta dell’amore e della lealtà. Ogni frase è carica di un senso di controllo, rivelando un personaggio che trova soddisfazione nell’essere al centro dell’attenzione e, più oscuro ancora, nel togliere agli altri quella centralità.


Il parallelo iniziale con Tim è fondamentale per capire il modus operandi di Jan. Descrive le sue relazioni come se fossero film già visti, sottolineando un cinismo quasi premeditato. Tim, prima di Charles, è stato un’altra vittima di questa dinamica tossica, e Jan sembra aver vissuto anche quella storia in modo asettico, come un’altra occasione di conquista e potere. Nel momento in cui Tim non la mette più al centro, scatta la vendetta: un anello destinato a qualcun altro diventa il simbolo dell’offesa. È come se Jan avesse un’insaziabile bisogno di essere l’unica nel mondo delle persone che si avvicinano a lei; la priorità assoluta. L’anello è la prova che qualcuno l’ha messa “in secondo piano”, un affronto che per Jan equivale a un tradimento imperdonabile.


La sua ammissione che "vedere qualcuno che mi chiede di salvargli la vita... è corroborante" svela una natura predatoria. In questa frase, l’interesse di Jan non è mai volto al bene dell’altro: non si tratta di amore o empatia, ma di un puro, cinico bisogno di sentirsi potente, necessaria, come se avesse il potere di "salvare" ma anche, implicitamente, di distruggere. È una manifestazione perfetta del suo lato più oscuro e narcisistico: non le interessa l'amore in senso tradizionale, quanto piuttosto il controllo e il bisogno di sentirsi indispensabile.


Inoltre, l'ironia e l’umorismo nero con cui racconta la coincidenza dell’anello - destinato in realtà a una vittima - aggiunge un elemento tragicomico, accentuando il suo distacco e la sua freddezza verso la morte di Tim. È una risata che punge, perché Jan è consapevole di come questa rivelazione possa colpire Charles, e si gode il momento in cui ribalta le sue aspettative. A questo punto, Jan è perfettamente a suo agio nel ruolo della cattiva: non c’è nessun pentimento, anzi, c’è una sorta di piacere nel giocare con i sentimenti e la sicurezza degli altri.


L’ultimo passaggio, in cui Jan contempla un “finale a tutto gas” utilizzando i camini come strumento, è quasi poetico, un simbolismo che lega tutti gli abitanti dell’Arconia in un destino comune. Il finale “a tutto gas” ha un tono inquietante, quasi teatrale, come se Jan fosse l’architetta di un’opera macabra. È qui che emerge la sua voglia di drammatizzare, quasi di lasciare un’"eredità" per chi resta: è l’antagonista che vuole concludere con un’ultima scena grandiosa e indimenticabile.

Conclusione

La performance di Jan richiede di passare abilmente dal fascino malizioso alla minaccia sottile, mantenendo sempre un’atmosfera di controllo assoluto. La sfida sta nel restare su una linea sottile tra vulnerabilità e manipolazione, rivelando una cattiva che non si vergogna della propria natura, ma che anzi se ne compiace. Con toni rilassati e un sorriso che cela oscuri pensieri, l’attrice potrà trasformare Jan in un'antagonista indimenticabile, capace di attrarre e respingere allo stesso tempo.

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