Monologo femminile - Ana de Armas in \"Ghosted\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Sadie, presente in Ghosted, rappresenta una delle rare parentesi in cui il film rallenta il ritmo forsennato di inseguimenti e sparatorie per fare spazio a una rivelazione intima e formativa. È un momento in cui il personaggio di Ana de Armas smette di essere la "badass" tutta azione e freddezza, e mostra un pezzo della sua vulnerabilità, delle sue origini e del motivo per cui è diventata quella che vediamo.

Ghosted è un film che si muove a una velocità costante, giocando con il contrasto tra un protagonista comune e una spia fuori dal comune. Ma questo monologo ci ricorda che anche i personaggi costruiti per apparire invincibili hanno un'origine fatta di dolore e sopravvivenza. In un contesto narrativo pieno di travestimenti, doppi giochi e identità segrete, qui Sadie parla chiaro, senza filtri né maschere. 

Non avrò più paura

MINUTAGGIO: 13:00-13:58

RUOLO: Sadie

ATTRICE: Ana de Armas

DOVE: Apple TV

INGLESE

When I was six, my mom and I fled our country... on a raft. Oh, my God. That must have been... Worse than you can imagine. The sun, the waves, sharks, people screaming, crying. I was terrified. Everyone was. They wanted to go back, but... my mom was so strong. She kept us all going for five days, until we made it. And I still remember how they looked at her on the beach. I just, you know, wanted to be like her, strong and brave. So that's the day I decided I was never going to be afraid ever again. And I'm not.

ITALIANO

Quando avevo sei anni, io e mia madre siamo fuggite dal nostro paese, su un gommone. Peggio di quanto immagini. Il sole, le onde, squali, pianti disperati, urla. Ero terrorizzata. Lo eravamo tutti, volevamo tornare indietro, ma mia madre è stata molto forte. Ci h fatto andare avanti. Per cinque giorni, finché non siamo arrivati. E mi ricordo ancora come la guardavano, sulla spiaggia… Per questo, quel giorno volevo essere solamente come lei, forte e coraggiosa. Quindi quel giorno ho deciso che non avrei mai più avuto paura. Ed è così. 

Ghosted

Ghosted è un film del 2023 diretto da Dexter Fletcher, che mescola azione, romanticismo e commedia in un ibrido che punta sul ritmo incalzante e sul carisma dei suoi protagonisti: Ana de Armas e Chris Evans. Un film pensato chiaramente per l'intrattenimento da serata in streaming, dove la leggerezza della storia si intreccia con elementi da spy-movie e una dinamica di coppia che richiama la tradizione della screwball comedy condita da esplosioni e inseguimenti. Tutto inizia in un mercato contadino di Washington, dove Cole (Chris Evans), un tipo affabile e un po' appiccicoso, conosce Sadie (Ana de Armas), una donna misteriosa con cui scatta subito una certa chimica. Passano una giornata intensa e una notte insieme. Il giorno dopo, però, Sadie sparisce nel nulla. Non risponde ai messaggi. Nessuna traccia. Lo ha ghostato?

Cole, guidato da un mix di romanticismo e incoscienza, decide di seguirla fino a Londra, sfruttando un localizzatore lasciato per errore nella borsa di lei. Ma la sorpresa si trasforma presto in incubo: viene rapito e portato in Pakistan, scambiato per una misteriosa spia chiamata "il taxman". Sta per essere torturato, ma viene salvato proprio da Sadie, che si rivela essere davvero un’agente della CIA. Da qui parte una corsa contro il tempo tra fughe, sparatorie e identità segrete.

Il villain è Leveque, un ex agente francese divenuto mercante d’armi, che è sulle tracce di Aztec, un’arma biologica micidiale. Serve un passcode per attivarla e tutti pensano che lo abbia Cole. In mezzo a tutto questo, la relazione tra Cole e Sadie si complica. Durante il viaggio incontrano cacciatori di taglie, ex amanti, sparatorie su aerei, salti con il paracadute e imboscate su isole esotiche. Il tutto condito da battibecchi di coppia che ricordano un po’ Mr. & Mrs. Smith, un po’ True Lies. Alla CIA, Sadie viene sospesa per aver perso l’Aztec, ma i due decidono comunque di collaborare per fermare Leveque, usando Cole come esca in un incontro finale su un ristorante girevole , dove si consuma lo scontro più assurdo e spettacolare del film.

Analisi Monologo

“Quando avevo sei anni, io e mia madre siamo fuggite dal nostro paese, su un gommone.” Sadie comincia il suo racconto con un’immagine drammatica ma tristemente familiare a chi conosce le storie di migrazione e fuga: un viaggio su un gommone. In pochissime parole, il film ci dice tanto su di lei. Non ci serve sapere il paese esatto: basta il tono, la memoria dolorosa e lo scenario. “Peggio di quanto immagini. Il sole, le onde, squali, pianti disperati, urla.” Qui si costruisce una sensorialità del trauma: caldo, pericolo, disperazione. In questa frase breve, ritmata e visiva, la protagonista invita l’interlocutore (e lo spettatore) non solo a immaginare, ma a sentire quella condizione. Il dettaglio degli squali non è esagerato: è un'immagine concreta che restituisce il pericolo in termini fisici.

Ero terrorizzata. Lo eravamo tutti, volevamo tornare indietro, ma mia madre è stata molto forte. Ci ha fatto andare avanti.” Il punto di svolta emotivo è la madre, figura eroica, non idealizzata ma resistente. In un film dove l’eroismo è legato a spie, pistole e salvataggi, qui il vero coraggio è continuare ad andare avanti, anche nella paura. La forza di Sadie, quella che mostra nella sua vita da agente, nasce proprio da lì. “E mi ricordo ancora come la guardavano, sulla spiaggia…” Questa è la frase più visiva del monologo, e anche la più sottile. Non ci viene detto cosa esattamente vede Sadie negli occhi degli altri, ma possiamo intuirlo: rispetto, stupore, forse anche paura. È il momento in cui capisce che la forza si può vedere, si può trasmettere, si può decidere di voler incarnare.

Per questo, quel giorno volevo essere solamente come lei, forte e coraggiosa. Quindi quel giorno ho deciso che non avrei mai più avuto paura. Ed è così.” Qui il discorso si chiude con una frase che ha il sapore di un giuramento. È un arco narrativo in miniatura, un racconto di formazione condensato in poche battute. Ma non è solo un ricordo: è una spiegazione su chi è Sadie e sul perché agisce in un certo modo. Il punto non è la spavalderia: è l’autocontrollo costruito sul trauma, la disciplina come protezione.

Conclusione

In un film che gioca spesso con i cliché della spia senza emozioni e dell’uomo comune gettato in un mondo pericoloso, questo monologo fa da contrappeso: spiega la freddezza di Sadie, ma al tempo stesso la umanizza. Non è distaccata per natura, lo è per scelta, per necessità, per sopravvivenza. È un momento che non cambia il tono del film, ma lo arricchisce, perché ci fa vedere cosa c’è sotto la superficie di un personaggio scritto per sembrare impenetrabile.

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