Monologo femminile - April Lee Hernandez in \"Freedom Writers\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Eva in Freedom Writers è una delle prime finestre che il film apre sulla realtà degli studenti della Wilson High School. Attraverso le sue parole, entriamo nel suo mondo fatto di violenza, divisioni razziali e un senso di appartenenza che va oltre la scuola: per lei e per gli altri studenti, il quartiere e la strada sono regole di vita. Questo monologo stabilisce subito il tono del film e il punto di vista di chi si sente incastrato in un sistema che non offre vie d’uscita.

Zone e razzismo

MINUTAGGIO: 12:47-14:01

RUOLO: Eva
ATTRICE:
April Lee Hernandez
DOVE:
Netflix



INGLESE


If it was up to me, I wouldn't even be in school. My probation officer threatened me, telling me it was either school or boot camp. Dumbass. He thinks that the problems going on in Long Beach aren't going to touch me at Wilson. My PO doesn't understand that schools are like the city, and the city is just like a prison,all of them divided into separate sections, depending on tribes. There's Little Cambodia. The Ghetto. Wonder Bread Land. And us, South of the Border or Little Tijuana. That's just the way it is, and everyone knows it. But soon enough, you have little wannabes trying to hit you up at school, demanding respect they haven't earned. It looks like this, one tribe drifting quietly to another's territory without respect, as if to claim what isn't theirs. An outsider looking in would never see it, but we could feel it. Something was coming. Settle down.



ITALIANO


Se fosse per me, non ci andrei proprio a scuola. Il mio Assistente sociale mi ha minacciata. Ha detto. “O la scuola o il riformatorio”. Idiota. lui pensa che i problemi di Long Beach non mi tocchino se sono alla Wilson. Il mio assistente non capisce che le scuole sono come la città. E la città non è altro che una galera. Sono tutti divisi in zone separate, a seconda della tribù. C’è la piccola Gambogia, il Ghetto Nero, il Paese dei Latticini… e noi, a sud del confine. La piccola Tiwana. Così stanno le cose, lo sanno tutti. Però poi ci sono i ragazzini che si atteggiano pretendendo un rispetto che non si sono guadagnati. Praticamente succede così: una tribù sconfina silenziosa in un altro territorio, senza rispetto. Quasi rivendicando quello che gli spetta. Uno che guarda da fuori non potrebbe mai accorgersene. ma noi lo sentiamo. Stava per succedere qualcosa.

Freedom Writers

Freedom Writers (2007) è un film diretto da Richard LaGravenese con Hilary Swank nel ruolo della protagonista, ispirato a una storia vera raccontata nel libro The Freedom Writers Diary. La trama segue Erin Gruwell, una giovane insegnante di letteratura che nel 1994 inizia a lavorare in una scuola superiore di Long Beach, in California. La scuola è segnata da forti tensioni razziali e sociali, con studenti divisi in gruppi etnici e coinvolti in gang, più preoccupati di sopravvivere che di studiare.


All'inizio, Erin trova un muro di ostilità: i suoi studenti non la rispettano e vedono la scuola come una perdita di tempo. Ma lei non si arrende. Decide di cambiare il metodo di insegnamento per coinvolgerli, usando testi che possano parlare direttamente alle loro esperienze di vita. Porta in classe il Diario di Anna Frank e altri libri sulla discriminazione e sulla lotta per i diritti civili, mostrando ai ragazzi che la loro storia ha valore e che la scrittura può essere un modo per esprimere le proprie emozioni.


La svolta arriva quando Erin consegna a ciascuno di loro un diario, invitandoli a scrivere le proprie esperienze. Attraverso la scrittura, gli studenti iniziano a riflettere su sé stessi e a costruire un legame con la classe. Il progetto prende il nome di Freedom Writers, e le storie dei ragazzi diventano uno strumento di crescita personale e collettiva.


Nel corso del film, Erin affronta anche difficoltà personali e professionali: il marito (Patrick Dempsey) non condivide il suo impegno totale per la scuola, e i dirigenti scolastici ostacolano le sue iniziative. Ma il suo lavoro porta risultati: gli studenti, inizialmente etichettati come "senza speranza", dimostrano di poter superare i loro limiti e riscrivere il proprio futuro.

Il film mescola dramma sociale e formazione personale, raccontando il percorso di una classe che, grazie alla scrittura, trova una nuova prospettiva di vita.

Analisi Monologo

Eva parla con un tono amaro e disilluso. L’idea della scuola come un’opportunità di crescita non esiste per lei: è un obbligo imposto, una scelta forzata tra stare in classe o finire in un riformatorio. La frase "Il mio assistente sociale mi ha minacciata" sottolinea come le istituzioni siano viste come un'altra forma di controllo. Poi, il suo sguardo si allarga: paragona la scuola alla città e la città a una prigione, dove ogni gruppo etnico ha il proprio spazio ben delimitato. La descrizione dei quartieri con nomi come "la piccola Cambogia", "il Ghetto Nero", "il Paese dei Latticini" è quasi cartografica, come se seguisse una mappa invisibile di confini invalicabili. Qui emerge un tema fondamentale del film: il senso di appartenenza a una comunità, ma anche la tensione costante che nasce dall’invasione dello spazio altrui.


La parte più intensa del monologo arriva quando Eva parla delle "tribù" e di ciò che accade quando qualcuno oltrepassa un confine. È un linguaggio da guerra, un codice che chi vive in quel contesto capisce senza bisogno di parole. L’ultima frase – "Uno che guarda da fuori non potrebbe mai accorgersene. Ma noi lo sentiamo. Stava per succedere qualcosa." – costruisce un senso di inevitabilità, quasi come se il conflitto fosse una legge naturale, un ciclo che si ripete sempre uguale.

Conclusione

Questo monologo è fondamentale perché ci introduce alla mentalità degli studenti e alla loro visione del mondo. Eva parla per tutti i ragazzi che vivono in una realtà in cui le divisioni e la violenza sono la norma. È un inizio potente che mette in chiaro la posta in gioco del film: Erin Gruwell dovrà riuscire a rompere questi schemi e far capire ai suoi studenti che possono riscrivere la loro storia.

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