Monologo femminile - tu hai perso il tuo cane per cinque minuti in \"Maid\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Alex rivolto a Regina è uno dei momenti più carichi di rabbia e frustrazione in Maid. A differenza di altri monologhi della serie, che rivelano il lato più vulnerabile della protagonista, qui Alex è in uno stato di furia controllata, un’esplosione di verità che arriva dopo una serie di umiliazioni e ingiustizie subite. La tensione di questa scena deriva dal confronto tra due mondi opposti: Alex, una madre disperata che lotta per sopravvivere, e Regina, una donna benestante che, pur avendo mostrato qualche segno di umanità in precedenza, ha comunque voltato le spalle nel momento più critico.

Tu hai perso un cane per cinque minuti

STAGIONE 1 EPISODIO 3 MINUTAGGIO: 20:12-21:25

RUOLO: Alex

ATTRICE: Margaret Qualley

DOVE: Netflix

INGLESE

No, I did. I came back to your house. I was on my way back to your house. I got into a horrible car accident on Route 20. And my daughter and I, we've been living in that car. So we became homeless. And then, because you're a cheap mοthеrfսckеr, I couldn't feed her, I couldn't house her, and I couldn't get her off of the floor of the ferry station, so then... this morning, the court took her away from me. Yeah. You lost your dog for five minutes, and I lost my daughter. You can go fսck yourself.

ITALIANO

No, l’ho fatto, sono tornata a casa tua. O meglio, stavo per farlo. E ho avuto un terribile incidente, sulla statale 20. Io e la mia bambina di due anni ci vivevamo in quell’auto. Ora invece siamo delle senzatetto. E visto… che tu sei una tirchia di merda non ho potuto farla mangiare, né darle un tetto. Non potevo farla neanche dormire sul pavimento della stazione dei traghetti così stamattina il tribunale me l’ha portata via. Già. Tu hai perso il tuo cane per cinque minuti. Io ho perso mia figlia, quindi vai a farti fottere.

Maid

Maid è una miniserie Netflix del 2021 creata da Molly Smith Metzler e ispirata al memoir Maid: Hard Work, Low Pay, and a Mother's Will to Survive di Stephanie Land. È un racconto di resilienza e sacrificio che segue il percorso di una giovane madre, Alex (interpretata da Margaret Qualley), mentre lotta per costruire una vita migliore per sé e per sua figlia. La storia inizia con Alex che fugge nel cuore della notte dalla casa del compagno violento, Sean (Nick Robinson), con la loro bambina, Maddy. Senza soldi, senza un posto dove andare e senza una rete di supporto affidabile, Alex si ritrova a chiedere aiuto ai servizi sociali, dove scopre che ottenere un sostegno economico è un percorso complicato e pieno di ostacoli burocratici.


Per mantenere sé stessa e sua figlia, accetta un lavoro come donna delle pulizie per un’agenzia, trovandosi a ripulire le case di persone benestanti che sembrano vivere in un mondo completamente diverso dal suo. Il lavoro è faticoso e poco retribuito, ma è l’unica opzione che ha per cercare di sfuggire alla spirale di povertà in cui è intrappolata.


La serie segue Alex mentre affronta una serie di difficoltà, tra cui un sistema di assistenza sociale che sembra più un labirinto che un aiuto concreto, la dipendenza emotiva ed economica da Sean, e la complicata relazione con sua madre Paula (Andie MacDowell, che nella vita reale è la madre di Margaret Qualley). Paula è un’artista eccentrica e imprevedibile, affetta da disturbi mentali, che spesso diventa più un peso che un sostegno per Alex.


Ogni episodio mostra frammenti della sua vita interiore, spesso visualizzati attraverso sogni, flashback o persino numeri che appaiono sullo schermo per rappresentare il saldo del suo conto bancario in continua diminuzione. Questi dettagli rendono tangibile il senso di precarietà e stress che la protagonista vive quotidianamente.

Nel corso della serie, Alex trova rifugio in un centro per vittime di violenza domestica, dove stringe un legame con altre donne nella sua stessa situazione. Grazie alla sua determinazione e alla sua passione per la scrittura, riesce lentamente a trovare una via d’uscita, cercando di costruire un futuro migliore per sua figlia.



Temi principali


Maid esplora il tema della povertà come una trappola difficile da spezzare, soprattutto quando si è una giovane madre senza una rete di supporto stabile. La serie mostra con grande attenzione il peso della violenza psicologica, che spesso non lascia segni visibili ma ha conseguenze devastanti sulla vittima.


Viene anche messa in evidenza la fragilità del sistema di assistenza sociale, che pur esistendo non è sempre facilmente accessibile a chi ne ha bisogno. Ogni piccolo progresso di Alex è ostacolato da regole burocratiche che sembrano fatte apposta per scoraggiarla.


La relazione madre-figlia è un altro elemento chiave della serie: da un lato, il rapporto problematico tra Alex e Paula, e dall’altro, il legame tra Alex e Maddy, che rappresenta la sua principale motivazione per andare avanti.


La serie utilizza un linguaggio visivo molto realistico, con una regia che segue da vicino la protagonista, immergendo lo spettatore nella sua prospettiva. Le scene di pulizia diventano quasi un rituale, un modo per Alex di riprendere il controllo sulla propria vita. L’uso di elementi grafici (come il saldo bancario che si aggiorna in tempo reale o le domande nei moduli che prendono vita sullo schermo) aiuta a rendere più tangibili le sue difficoltà.


La scelta di Margaret Qualley come protagonista è fondamentale per il successo della serie. La sua interpretazione è piena di sfumature: Alex non è una vittima passiva, ma una donna che lotta con tutte le sue forze, anche quando sembra non avere più energia. Il rapporto con la madre, interpretata da Andie MacDowell, aggiunge ulteriore profondità alla storia, rendendo ancora più credibile il suo passato familiare problematico.

Analisi Monologo

L’apertura del monologo è carica di ironia amara: "No, l’ho fatto, sono tornata a casa tua. O meglio, stavo per farlo." Alex ribalta immediatamente la situazione, rispondendo a un’accusa implicita con un’affermazione che suona quasi come una confessione. Sta dicendo a Regina che, sì, ha considerato di tornare a chiederle aiuto, ma la realtà l’ha fermata prima ancora di poterlo fare.

La frase successiva introduce il punto cruciale: "E ho avuto un terribile incidente, sulla statale 20. Io e la mia bambina di due anni ci vivevamo in quell’auto." Qui il contrasto con Regina diventa evidente. Mentre Regina vive nel lusso, Alex è arrivata al punto di non avere nemmeno un tetto sotto cui dormire. Il dettaglio dell’incidente rafforza il senso di vulnerabilità, perché mostra come la precarietà in cui vive non solo sia ingiusta, ma anche pericolosa. L’attacco a Regina si fa più diretto con la frase: "E visto… che tu sei una tirchia di merda non ho potuto farla mangiare, né darle un tetto." Qui Alex sta mettendo in evidenza il peso delle sue scelte. Regina aveva i mezzi per aiutarla, ma ha deciso di non farlo, e questa scelta ha avuto conseguenze devastanti. Il tono diventa più accusatorio, quasi senza filtri, perché ormai Alex non ha più nulla da perdere.

Il culmine emotivo arriva con "Non potevo farla neanche dormire sul pavimento della stazione dei traghetti così stamattina il tribunale me l’ha portata via." Questa è la svolta più dolorosa: il sistema, invece di aiutarla, le ha strappato via la cosa più importante, sua figlia. Qui il monologo cambia tono: da uno sfogo di rabbia diventa una vera e propria condanna di un meccanismo che punisce i poveri invece di sostenerli.

Infine, la chiusura è un colpo diretto, reso ancora più efficace dal parallelismo che Alex crea tra sé e Regina: "Tu hai perso il tuo cane per cinque minuti. Io ho perso mia figlia, quindi vai a farti fottere." Il confronto tra le due perdite è feroce, ma efficace. Regina ha provato panico per un breve istante quando ha pensato di aver perso il suo cane, ma non potrà mai comprendere cosa significhi perdere un figlio. Alex riduce la sua sofferenza a qualcosa di insignificante rispetto a ciò che lei stessa sta attraversando, e poi chiude il discorso con una frase definitiva, senza lasciare spazio a repliche.

Conclusione

Questo monologo segna un momento di rottura per Alex: è il punto in cui smette di cercare di convincere gli altri ad aiutarla e inizia a reclamare la sua dignità con forza. La sua rabbia non è fine a sé stessa, è la reazione a un sistema che l’ha schiacciata, a persone che avrebbero potuto tendere una mano ma hanno scelto di non farlo.

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