Monologo - Elena in \"L'amica Geniale 4\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al Monologo

Interpretare il monologo di Elena in L’amica geniale significa entrare nei panni di una donna che riflette sul legame profondo e conflittuale con il luogo in cui è cresciuta. Attraverso il termine “degrado,” Elena rievoca il suo rapporto con il rione e, più in generale, con Napoli e l’Italia stessa. La complessità del monologo risiede nella tensione tra il desiderio di allontanarsi da un ambiente difficile e la consapevolezza che questo ambiente è una parte inscindibile della sua identità.

Degrado

STAGIONE 4 EP 4

MINUTAGGIO: Inizio Puntata

RUOLO: Elena

ATTRICE: Alba Rohrwacher
DOVE: RayPlay



ITALIANO


“Degrado” è una parola legittima, forse giusta. L’ho usata spesso anche io, ma non riesco a usarla più per il posto in cui sono cresciuta e dove vivono la mia famiglia e i miei amici. È un posto complicato, ma forse è il posto dove ho imparato di più. Io credo che il rione sia la sintesi evidente di Napoli, che dopo il terremoto è diventata una città ancora più difficile. E credo che Napoli sia la sintesi evidente del nostro paese, della sua miseria, della falsa legalità in cui tutti noi viviamo e accettiamo di vivere. Se te ne vai, devi sapere che non capirai mai fino in fondo le cose che succedono, ma allo stesso tempo paradossalmente, solo se riesci a guardarle un pò da fuori le capisci chiaramente.

L'amica Geniale

"L'amica geniale" è una serie italiana che si basa sull'omonimo ciclo di romanzi di Elena Ferrante. È una storia densa e potente, ambientata nell'Italia del dopoguerra, che esplora la complessa e profonda amicizia tra due ragazze, Lila Cerullo ed Elena Greco, nel contesto di una Napoli divisa tra violenza e povertà, ma anche tra bellezza e desiderio di emancipazione.

La trama della serie inizia negli anni ’50 e segue le protagoniste dall’infanzia fino alla maturità, mentre cercano di costruire un’identità propria all’interno di una realtà che sembra incastrarle in ruoli prestabiliti. Elena, detta Lenù, è la voce narrante; è una ragazza timida e riflessiva, affascinata dalla scrittura e dai libri, e il suo punto di vista spesso ci accompagna nell’analisi della realtà che la circonda. Lila, invece, è istintiva, ribelle e affilata nelle sue scelte; pur mostrando grande intelligenza, spesso si scontra con i limiti che la società impone alle donne del suo ceto.


Il legame tra Elena e Lila è il cuore della storia: è una relazione che oscilla tra ammirazione e invidia, supporto e competizione, amore e odio. La loro amicizia si intreccia con le aspirazioni e le delusioni personali, ma anche con il contesto sociale in cui vivono: un quartiere napoletano in cui ogni scelta sembra avere conseguenze non solo individuali ma collettive. Attraverso lo sviluppo di Elena e Lila, "L'amica geniale" riesce a raccontare una storia più ampia: il riscatto sociale, la ricerca di autonomia e l’inevitabile influenza delle origini sulle proprie scelte di vita.


Ogni stagione segue una fase diversa della loro vita. Nella prima stagione, vediamo la loro infanzia e adolescenza, segnata dall'entrata in contatto con il mondo scolastico, che permette a Lenù di intraprendere un percorso di studi. La seconda stagione si concentra sull'adolescenza e i primi amori, mettendo a confronto le diverse strade intraprese dalle due protagoniste: mentre Lenù continua a studiare, Lila si sposa giovanissima, cercando in questo un riscatto economico e sociale.

Analisi monologo

In questo monologo di Elena, tratto dal quarto episodio dell’ultima stagione de L’amica geniale, la protagonista ci guida in una riflessione sulla propria identità e sulle radici che la legano a Napoli, al rione, e alle sue contraddizioni.


Elena apre il monologo parlando del termine “degrado”, una parola che ammette di aver usato spesso in passato. È una parola che descrive bene la condizione visibile del quartiere, ma che ora sembra inadatta, quasi stonata, quando è lei a usarla. Questo cambiamento nella sua percezione suggerisce un processo di riconciliazione interiore: per quanto dura possa essere stata la vita nel rione, Elena non riesce più a vederlo solo come un luogo "degradato", perché in esso c’è qualcosa di prezioso, forse la sua stessa essenza.


Quando Elena definisce il rione come “la sintesi evidente di Napoli”, e Napoli come “la sintesi evidente del nostro paese”, amplia il discorso personale a una riflessione sociale e politica. In questa frase si condensa l’idea che i problemi che caratterizzano il rione non sono isolati, ma sono lo specchio di dinamiche che appartengono all’intera società italiana. Il degrado del rione diventa così il simbolo della “miseria” e della “falsa legalità” di cui parla. La falsa legalità è un concetto chiave, poiché allude a un sistema che si regge su un ordine apparente, su norme che nessuno realmente segue o in cui nessuno realmente crede.


Elena esprime un concetto profondo e contraddittorio, che rappresenta bene il dilemma di chi si allontana dalle proprie radici per cercare una vita diversa. Da un lato, afferma che “se te ne vai, non capirai mai fino in fondo le cose che succedono”, suggerendo che solo vivendo dentro una realtà se ne può cogliere l’essenza. Dall’altro lato, dice che “paradossalmente, solo se riesci a guardarle un po’ da fuori le capisci chiaramente”, il che implica che la distanza può dare una prospettiva più lucida, una visione più obiettiva. Questa ambivalenza rappresenta il destino di chi, come Elena, è sempre in bilico tra il desiderio di fuggire e il bisogno di rimanere. Guardare da fuori permette di vedere Napoli e il rione con occhi nuovi, ma c’è sempre qualcosa che sfugge, una comprensione completa che si perde con la distanza.


Questo monologo è una riflessione esistenziale e politica, che mette in luce il rapporto travagliato tra Elena e le sue radici. Napoli e il rione, che sono stati per lei un luogo di dolore e costrizione, diventano ora elementi essenziali della sua identità. Anche se ora guarda il rione con un senso di estraneità, lo riconosce come un luogo da cui ha imparato molto, un posto complesso, ma non solo degradato. È un monologo che riflette l’ambiguità della crescita: l’andare oltre il luogo d’origine per diventare altro, e il non riuscire mai davvero a lasciarlo del tutto.

Conclusione

Nel concludere il monologo, è essenziale far emergere in Elena una sorta di consapevolezza malinconica: ha compreso che il rione è parte di lei, nonostante le distanze fisiche e emotive che ha creato. Mentre Elena riflette sul paradosso di capire davvero qualcosa solo guardandolo “da fuori”, l’attrice dovrebbe mostrare una pacata accettazione, rivelando che, anche se il rione è un luogo da cui ha cercato di fuggire, rimane per lei un fondamento essenziale. Questo finale deve trasmettere un senso di pace amara, in cui la protagonista abbraccia la complessità del suo legame con il passato.

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