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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo arriva in un momento delicatissimo del film. Alex è spaesata, appena reduce dalla perdita della madre. E proprio quando il vuoto sembra ingestibile, ecco che arriva la voce di Elizabeth. Il primo DVD è una specie di “chiamata alle armi”. Quello che vediamo è una donna consapevole di essere agli ultimi giorni della sua vita, che decide di usare ogni secondo rimasto per lasciare qualcosa di più di un’eredità. Le lascia una direzione.
Il tono è diretto, affettuoso, pieno di piccole punzecchiature e momenti teneri. Ma c’è anche un’urgenza vera, che scorre sotto la superficie. Elizabeth non cerca di consolare Alex: cerca di svegliarla. Lo fa con delicatezza, ma anche con fermezza. E soprattutto, con affetto autentico.
MINUTAGGIO: 17:48-20:42
RUOLO: Elizabeth
ATTRICE: Connie Britton
DOVE: Netflix
ITALIANO
Ciao bimba. Devi essere molto incazzata. Non è divertente, lo so. Ma ti spiegherò tutto, ok? La scorsa settimana stavo mettendo i miei cosiddetti affari in ordine. O mio Dio, quanta robaccia ci teniamo stretta senza motivi apparenti. Ma in realtà è stato un meraviglioso tuffo nel passato. Sai, a dire il vero è stato un tuffo nel tuo passato. Guarda cosa ho trovato... Tutti i tuoi disegni con le dita, le pagelle... ma in mezzo a tutta questa roba ho trovato questo foglio di carta. Una lista dei desideri. La tua lista. Io la adoro. Questa lista è... una trascrizione fedele di quella che sei. E lo so, ovviamente sei cambiata e... e forse è questo il mio timore. Cioè, che non so se hai sostituito questa con qualcos'altro. Mi domando: "Hai rinunciato ai tuoi sogni, alle tue aspirazioni, ai tuoi obiettivi.." E non parlarmi di Rose Cosmetics perché mi sembra di averti dato un lavoro sicuro che ti ha consentito di fuggire da quella che sei realmente. Quindi ok, scorriamo la lista: aiutare le persone, ed essere migliore; diventare una brava insegnante... Alex, tu sei nata per fare l'insegnante. Ok, imparaere a guidare e tatuarti puoi anche saltarli, grazie. Ma questo te lo chiedo io. Trovare il vero amore. Ho il brutto presentimento che tu abbia rinunciato anche a questo. Voglio che tu sappia quanto sei incredibile. Voglio che tu viva al massimo. Devi uscire da quel buco in cui sei finita. Mi dispiace. Di questo non si discute. Non sarò lì vicino per tirarti fuori, ma sicuramente posso fornirti una pala. Voglio che completi questa lista, bimba. Un attimo. Ok, ogni volta che spunti una luce della lista Bred ti darà uno di questi DVD che io mi impegnerò a registrare, e una volta che la lista sarà completata del tutto riceverai questa busta. Ma il tempo stringe. La lista deve essere completata entro capodanno, altrimenti niente busta. Non sto scherzando, bimba. Questa è una cosa molto seria, è la tua vita. E ti voglio bene. Al segnente DVD.
Partiamo da quella premessa che funziona un po' come chiave d’accesso all’universo del film: tutti abbiamo messo da parte dei sogni. Ed è proprio lì che La lista dei miei desideri, disponibile su Netflix dal 28 marzo, ci prende per mano. Non per dirci che è tutto possibile, ma per ricordarci che a volte basta solo riprendere in mano un vecchio quaderno per riscoprire chi volevamo diventare.
Alex Rose (Sofia Carson) è una donna che vive a New York, lavora, ha una routine, ha dei doveri… ma non ha più sogni. O almeno, così sembra. Dopo la morte della madre Elizabeth (Connie Britton), Alex si ritrova in un momento di sospensione emotiva: tutto le appare distante, piatto, e soprattutto lontano da quella ragazza piena di energia e speranze che era da adolescente. Ed è proprio sistemando casa che riemerge quel foglio. Una lista scritta da lei stessa anni prima, piena di desideri semplici, folli, teneri, ingenui. Desideri che aveva dimenticato. O peggio: archiviato. In quella lista c’è il cuore della storia.
Scopre, però, che sua madre conosceva quella lista. E che, prima di morire, l’ultimo desiderio che aveva espresso era quello di vedere sua figlia felice. Non sistemata, non realizzata secondo gli standard, ma felice.
I momenti-chiave della lista: più che sfide, sono frammenti d’identità
Esibirsi in un open mic in un comedy club la mette davanti alla sua paura più grande: esporsi. Ma è anche lì che scopre che mostrarsi per come si è davvero può diventare una forma di forza, e non di debolezza.
Condurre una lezione in un rifugio per donne è forse uno dei momenti più toccanti del film: il contatto con le storie delle altre donne le insegna che la vita non è fatta per essere vissuta da soli, e che l'empatia è una delle forme più autentiche di cambiamento.
Una sfida a basket con uno sconosciuto? Il piacere dell’imprevisto, la leggerezza che spesso dimentichiamo di concederci. Lì Alex si ricorda di quando non pianificava tutto, ma si buttava.
Partecipare a un evento benefico, dove incontra una donna che la ispira profondamente, è l’occasione per capire che guardare avanti non significa rinnegare il passato, ma integrarlo.
A supportarla nel percorso ci sono i fratelli (Dario Ladani Sanchez e Federico Rodriguez), figure affettuose e presenti che le ricordano l’importanza delle radici. E c’è Brad (Kyle Allen), l’avvocato che inizialmente osserva la lista con scetticismo ma che, pian piano, ne rimane coinvolto. Il loro rapporto cresce in maniera naturale, senza forzature, diventando una delle colonne emotive del film.
Ma il legame più forte è quello con la madre. Nonostante Elizabeth sia fisicamente assente per tutta la narrazione, la sua presenza è viva in ogni scelta di Alex. È lei a innescare la miccia, a renderle possibile questo viaggio, anche da lontano.
La lista dei miei desideri parla di riconciliazione con sé stessi. Di quel momento, spesso silenzioso, in cui ci si guarda allo specchio e ci si chiede: “Ma è davvero questa la vita che volevo?”. Il regista Adam Brooks lo fa alternando toni da commedia romantica a momenti più intimi e riflessivi, usando New York non come semplice sfondo, ma come metafora: una città piena di stimoli, ma anche piena di solitudine.
La potenza di questo monologo sta tutta nel suo equilibrio emotivo. Elizabeth non si presenta come la madre perfetta che ha tutte le risposte. Anzi: è ironica, riflessiva, e a tratti quasi impaurita. Temendo che la figlia abbia rinunciato a sé stessa, le offre una scialuppa: la lista. E in quella lista non ci vede solo dei sogni adolescenziali, ma una mappa precisa di chi Alex è davvero. “Questa lista è... una trascrizione fedele di quella che sei.” Questa frase è il centro nevralgico del discorso. C’è un’osservazione lucida: "so che sei cambiata, ma non so se quel cambiamento è reale oppure una fuga." E la frase successiva lo conferma: “Mi sembra di averti dato un lavoro sicuro che ti ha consentito di fuggire da quella che sei realmente.” Qui Elizabeth non fa sconti. Mette in discussione sé stessa come madre (forse ha indirizzato troppo la figlia), ma lo fa con un obiettivo chiaro: spingere Alex a ricominciare, non per vivere una nuova vita, ma per ritrovare quella vera.
E poi c’è la parte più bella e più dura: “Mi dispiace. Di questo non si discute. Non sarò lì vicino per tirarti fuori, ma sicuramente posso fornirti una pala.” Un’immagine bellissima. La madre non può più “salvarla”, ma le dà gli strumenti per salvarsi da sola. E poi il gioco dei DVD: ogni desiderio spuntato, un nuovo messaggio. Fino alla busta finale, da aprire solo a lista completata. Un meccanismo narrativo che dà ritmo alla storia e crea una tensione emotiva crescente.
Questo monologo segna l’inizio del vero arco di trasformazione di Alex. Non è un consiglio, né un ricordo. È un passaggio di consegne. Una madre che, sapendo di non poter essere presente, sceglie di diventare una voce nella testa della figlia, una guida discreta ma determinata. E funziona perché è reale, umano, pieno di piccole verità scomode. Non idealizza la maternità, non consola con frasi fatte. Dice alla figlia: “Fallo tu, per te. Ma sappi che io ci sarò, in qualche modo.”
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