Monologo - Mercy in \"Expats\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

L'interpretazione del monologo di Mercy in Expats richiede una sensibilità verso il mondo interiore del personaggio, segnato da rimpianto, speranza e un doloroso desiderio di redenzione. I

NON NE HO PIU'

EPISODIO 6

MINUTAGGIO: 53:47-55:10
RUOLO: Mercy

ATTRICE: Ji-young Yoo
DOVE: Amazon Prime Video


INGLESE


Not a moment goes by where I'm not thinking about what I've done. Not a moment goes by where I'm not thinking about you. I had hoped for a specific event. An unimaginable act of kindness. A forgiveness that would reset everything. That would give me permission to start living again. But there is no miracle that can reset everything. You must hold the pain and keep on living. The pain becomes a part of you. And soon you can't recognize yourself without it. More than anything, I wish that, at some point in the future, you might be happy. That you might find yourself forgetting the pain once in a while. I... I hope to be happy, too. For my daughter. For myself. Only we can make the choice to start living again. To put one foot in front of the other. Take one breath after another. We hum.



ITALIANO



Non passa istante in cui io non pensi a quello che ho fatto. Non passa istante in cui io non pensi a te. Avevo sperato in un determinato evento, un impensabile atto di gentilezza, un perdono che cancellasse tutto, che mi desse il permesso di ricominciare a vivere. Ma non c’è miracolo che cancelli tutto. Dobbiamo tenerci il dolore e continuare a vivere. Il dolore diventa parte di te e presto senza quel dolore non ti riconosci. Più di ogni altra cosa, ti auguro che ad un certo punto in futuro tu possa essere felice, che tu di colpo possa sorprenderti a dimenticare il dolore. Io…spero di essere felice anch’io, per mia figlia, per me stessa…solo noi possiamo scegliere di ricominciare a vivere. Facendo un passo dopo l’altro. Un respiro dopo l’altro. Canticchiando.

EXPACTS

La serie Expats, diretta da Lulu Wang e disponibile su Prime Video, si basa sul romanzo The Expatriates di Janice Y.K. Lee e segue la vita intrecciata di tre donne americane che vivono a Hong Kong nel 2014. Al centro della storia troviamo Margaret (Nicole Kidman), Hilary (Sarayu Blue) e Mercy (Ji-young Yoo). Ciascuna di loro affronta crisi personali e legami complessi mentre cerca di adattarsi a una cultura che non è la propria, portando alla luce temi di privilegio, colpa e resilienza. La vita di Margaret, madre di tre figli, subisce un colpo devastante con la scomparsa di suo figlio più giovane, Gus. Questo evento la porta a un profondo esame delle proprie scelte e della propria identità, mentre si trova divisa tra il tentativo di rimanere forte per il resto della sua famiglia e l’insostenibile senso di colpa.


Hilary, moglie facoltosa e ossessionata dall’idea di avere un figlio per salvare il suo matrimonio, inizia a confrontarsi con l'idea della maternità e con i segreti che il suo matrimonio nasconde. Mercy, una giovane coreano-americana, lotta per costruirsi una vita autonoma in un mondo che spesso la fa sentire come un’outsider, mentre fa i conti con una gravidanza inattesa e la sua relazione complicata con David, il marito di Hilary.

La serie esplora come queste donne, nonostante le differenze sociali e culturali, siano accomunate da un senso di disorientamento e solitudine nella loro esperienza di expat, costrette a fare i conti con le proprie vulnerabilità. Il tutto si svolge nello scenario turbolento di Hong Kong, segnato da tensioni sociali e politiche, che fanno da sfondo simbolico alle loro lotte interiori e relazioni complesse.

ANALISI MONOLOGO

In questo monologo, Mercy ci conduce in un viaggio attraverso il suo dolore e il desiderio di redenzione, esprimendo il rimpianto e la speranza che definiscono il suo percorso. Qui, il dolore diventa un’entità permanente, una sorta di "impronta" che non può essere cancellata. Mercy rivela quanto la sofferenza faccia ormai parte della sua identità, e riconosce che l’accettazione di questo dolore è l’unico modo per andare avanti.

Il passaggio in cui spera per un "impensabile atto di gentilezza" e un "perdono che cancelli tutto" è denso di significato.


Mercy sogna un’assoluzione che la liberi dal peso dei suoi errori, ma capisce che non esiste un miracolo in grado di estinguere ciò che è stato. La sua speranza si sposta allora verso qualcosa di più realizzabile: augura a se stessa e agli altri di poter trovare un giorno momenti di felicità, anche se brevi e inaspettati. Questo augurio di felicità per sua figlia e per sé stessa è forse il momento di maggiore tenerezza e di speranza concreta, poiché esprime la volontà di continuare a vivere in modo autentico, un respiro dopo l’altro.


Alla fine del monologo, Mercy enfatizza l’importanza del procedere con piccoli passi, trovando una sorta di conforto anche nei gesti più semplici come "canticchiare". Questo dettaglio suggerisce un ritorno alla vita attraverso la riscoperta della normalità, come se ogni atto quotidiano fosse una forma di auto-guarigione. Mercy accetta che il dolore sarà sempre parte di lei, ma sceglie di trasformarlo in un motore per una nuova serenità, dimostrando una forza che la porta a desiderare un futuro migliore.

SUGGERIMENTI PER L'INTERPRETAZIONE

Per un’interpretazione efficace del monologo di Mercy in Expats, l'attrice può seguire alcuni passaggi fondamentali per rendere al meglio la profondità emotiva del personaggio.


1. Sperimentare la Vulnerabilità


Questo monologo è costruito sul rimpianto e sul desiderio di redenzione, quindi è importante che l’attrice inizi con un senso di “fragilità controllata.” Potrebbe sembrare emotivamente esposta, ma al tempo stesso composta, come se cercasse di tenere insieme i pezzi di sé stessa mentre si rivolge a qualcuno (o forse anche a sé stessa). Lascia che le emozioni si insinuino gradualmente, senza forzature iniziali, per poi farle crescere verso un’apertura sincera.


2. Trovare un Punto di Ancoraggio Emotivo


Ogni frase riflette un viaggio interiore e un progressivo abbandono delle illusioni di un perdono facile. L’attrice può concentrarsi su un evento specifico del passato che potrebbe averle fatto provare un simile senso di colpa o rimorso. Questo renderà più autentico il peso delle parole di Mercy e darà una base reale all’interpretazione. Il punto cruciale è far emergere il dolore come una costante, un’entità presente e tangibile.


3. L’uso del Corpo e dei Movimenti


Anche se il monologo è prevalentemente verbale, è essenziale trasmettere il dolore fisicamente. Un leggero tremore nelle mani, uno sguardo fisso ma vacuo, o anche piccoli gesti – come toccarsi il cuore o guardare lontano – possono sottolineare l'intensità del momento senza risultare teatrali. L'attrice potrebbe muoversi lentamente o rimanere quasi immobile, come se il peso delle parole la trattenesse in un luogo specifico.


4. Il Ritmo e le Pause


Il ritmo è sempre fondamentale per dare risalto alla riflessione e all'accettazione che emergono nel monologo. Le pause possono diventare strategiche: subito dopo la frase "Non passa istante in cui io non pensi a te" l’attrice potrebbe fare una breve pausa, lasciando lo spettatore percepire l'intensità del ricordo. Anche nella parte finale, un rallentamento può dare un senso di determinazione dolente, come se Mercy si stesse davvero costringendo a “canticchiare” per tenersi viva.


5. Variare l’Intensità nella Voce


La voce di Mercy può partire da un tono basso, quasi dimesso, per poi acquisire una tonalità più alta e più intensa man mano che parla della speranza per il futuro. Nell'ultima frase, “Facendo un passo dopo l’altro. Un respiro dopo l’altro,” la voce potrebbe calare di nuovo, come se le parole fossero un promemoria per sé stessa, una promessa sussurrata di continuare.


6. Aggiungere un Conflitto Interiore


Mercy è dilaniata dal senso di colpa ma desidera ardentemente perdonarsi. L’attrice può manifestare questo conflitto interiore con micro-espressioni facciali, cambiamenti di sguardo o toni che tradiscono un residuo di speranza trattenuta. È come se Mercy fosse al limite tra l’accettazione e il desiderio di redenzione, e l’attrice dovrebbe mantenere questo equilibrio emotivo per tutta la durata del monologo.

CONCLUSIONE

Il monologo di Mercy è una riflessione su come trovare la forza di andare avanti nonostante il peso del passato. L'interpretazione dovrebbe quindi comunicare il senso di perdita e colpa, ma anche una profonda resilienza che emerge dalle piccole scelte quotidiane. Questa resa sottolinea la possibilità di una rinascita interiore, dove anche il gesto di “canticchiare” diventa una forma di auto-cura e resistenza.

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