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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Amy March, interpretata da Florence Pugh in Piccole Donne (2019), è una delle scene chiave del film di Greta Gerwig. Si colloca nel momento in cui Amy, ormai adulta e consapevole delle restrizioni imposte alle donne della sua epoca, affronta il suo rapporto con il matrimonio e il ruolo che è costretta a ricoprire nella società. La scena si svolge in Europa, dove Amy sta cercando di affermarsi come pittrice, ma al tempo stesso è consapevole che, senza un matrimonio vantaggioso, il suo futuro e quello della sua famiglia sarebbero incerti. Il suo interlocutore è Laurie (Timothée Chalamet), il suo amico d’infanzia e il grande amore non corrisposto di sua sorella Jo.
MINUTAGGIO: 1:05:36-1:06:43
RUOLO: Amy Curtis March
ATTRICE: Florence Pugh
DOVE: Netflix
INGLESE
Well, I'm not a poet. I'm just a woman. And as a woman, there's no way for me to make my own money. Not enough to earn a living or support my family. And if I had my own money, which I don't, that money would belong to my husband the moment we got married. And if we had children, they would be his, not mine. They would be his property. So don't sit there and tell me that marriage isn't an economic proposition because it is. It may not be for you, but it most certainly is for me.
ITALIANO
Già, ma io non sono un poeta. Sono solo una donna. E in quanto donna non posso guadagnarmi da vivere da sola. Non abbastanza per mantenermi, o per sfamare la mia famiglia. E se avessi dei soldi miei, cosa che non ho, apparterrebbero a mio marito nel momento in cui mi sposasse, e i nostri figli sarebbero suo, non muoi, sarebbero una sua proprietà, quindi non startene lì a dirmi che il matrimonio non è una questione economica, perché lo è. Magari non lo sarà per te, ma di sicuro lo è per me.
"Piccole Donne" è un romanzo di formazione scritto da Louisa May Alcott nel 1868 e adattato più volte per il cinema. Il film più recente, diretto da Greta Gerwig nel 2019, offre una narrazione non lineare, alternando passato e presente per approfondire il percorso delle protagoniste.
La storia segue le quattro sorelle March – Jo, Meg, Beth e Amy – mentre crescono nel Massachusetts durante la Guerra Civile Americana. Ognuna ha aspirazioni e sogni diversi: Jo è indipendente e vuole diventare scrittrice, Meg desidera una famiglia, Beth è la più timida e ama la musica, Amy sogna di affermarsi come pittrice. Le loro vicende si intrecciano con quelle della madre Marmee, sempre pronta a sostenerle, e del vicino Laurie, che sviluppa un legame speciale con Jo e Amy.
Il film esplora i temi dell'autodeterminazione femminile, del sacrificio e delle difficoltà legate alla crescita. La narrazione alternata permette di cogliere il contrasto tra le speranze dell’infanzia e la realtà dell’età adulta, dando profondità ai personaggi e al loro percorso. L’adattamento di Gerwig enfatizza la lotta di Jo contro le convenzioni sociali, il suo rapporto con la scrittura e la difficoltà di conciliare indipendenza e affetti.
Amy, spesso vista come la più frivola delle sorelle March, in questo monologo mostra una lucidità impressionante. Il suo discorso è un’analisi pragmatica del matrimonio nell’Ottocento: non un’unione romantica, ma una transazione economica in cui la donna ha poco o nessun potere.
Florence Pugh interpreta la scena con una miscela di frustrazione e rassegnazione. Non c’è autocommiserazione nelle sue parole, ma una consapevolezza amara. Il tono inizialmente è quasi difensivo, mentre cerca di far capire a Laurie che per lui il matrimonio può essere una scelta, ma per lei è una necessità. La ripetizione di "apparterrebbero a mio marito", "sarebbero suoi" sottolinea l’assenza di controllo che una donna ha sulla propria vita una volta sposata.
Greta Gerwig, attraverso questa scena, aggiorna il messaggio del romanzo di Louisa May Alcott, evidenziando quanto le scelte femminili dell’epoca fossero limitate. Il monologo smonta l’idea del matrimonio come coronamento dell’amore, mettendone in luce le implicazioni sociali e finanziarie.
Questo monologo è un momento rivelatore per il personaggio di Amy. Da ragazza viziata e capricciosa, si mostra come una donna lucida e realista, consapevole dei compromessi che deve accettare per sopravvivere in un mondo che non le concede alternative. L’interpretazione di Florence Pugh dà profondità a un personaggio spesso sottovalutato, rendendolo centrale nel discorso femminista del film.
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