Monologo femminile - \"La forma dell'acqua\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Elisa Esposito in La Forma dell'Acqua è un momento cruciale che mette in luce i temi centrali del film di Guillermo del Toro: l'alterità, l'empatia e l'amore incondizionato. Attraverso il linguaggio dei segni, Elisa comunica pensieri profondi sulla sua identità e sulla connessione con la creatura anfibia, offrendo uno sguardo intimo sulla sua interiorità.

Siamo uguali

MINUTAGGIO: 40:12-41:35
RUOLO:
Elisa Esposito
ATTRICE:
Sally Hawkins
DOVE:
Disney+



INGLESE


What am I? I move my mouth, like him. I make no sound, like him. What does that make me? All that I am... all that I've ever been... brought me here, to him. When he looks at me, the way he looks at me... He does not know what I lack... or how... I am incomplete. He sees me... for what I am... as I am. He's happy... to see me, every time... every day. And now I can either... "save him... or let him die. If we do nothing, we are nothing.



ITALIANO


Io cosa sono? Muovo la mia bocca, come lui. Non emetto alcun suono, come lui. Cosa sono, dimmi? Tutto ciò che sono sempre stata mi ha portato qui. Da lui. Quando mi guarda, il modo in cui mi guarda. Lui non sa che cosa mi manca, o quanto io sia incompleta. Lui mi vede per quello che sono, come sono. Lui è felice di vedermi. Ogni giorno. Ogni volta. E ora, io posso salvarlo, oppure lasciarlo morire. Se noi non facciamo niente, noi non siamo niente.

La forma dell'acqua

"La Forma dell'Acqua" (The Shape of Water), diretto da Guillermo del Toro nel 2017, è una storia d'amore atipica ambientata negli Stati Uniti durante la Guerra Fredda, nei primi anni '60. Il film mescola romanticismo, fantasy e un tocco di critica sociale per raccontare la connessione profonda e impossibile tra due esseri emarginati. La protagonista, Elisa Esposito (Sally Hawkins), è una donna muta che lavora come addetta alle pulizie in un laboratorio governativo segreto. Vive una vita solitaria e ordinaria, scandita dai rituali quotidiani e dalle interazioni con i pochi amici che ha: Giles, un illustratore pubblicitario in difficoltà (Richard Jenkins), e Zelda, una collega loquace e solidale (Octavia Spencer). Un giorno, Elisa scopre che il laboratorio ospita una creatura anfibia (Doug Jones) catturata in Sud America. La creatura, venerata come un dio nella sua terra d'origine, è tenuta prigioniera per essere studiata e, potenzialmente, sfruttata a fini militari. Elisa è attratta dalla creatura, inizialmente per curiosità, ma presto sviluppa con essa un legame emotivo profondo basato sulla comprensione reciproca e sulla comunicazione non verbale.


Mentre il legame tra Elisa e la creatura si intensifica, entra in scena il crudele responsabile del laboratorio, Richard Strickland (Michael Shannon), un uomo sadico determinato a sfruttare la creatura a ogni costo. La situazione precipita quando Elisa si rende conto che il governo intende dissezionare la creatura per studiarne il funzionamento biologico. Decisa a salvarla, Elisa pianifica una fuga audace, aiutata da Giles, Zelda e il Dr. Hoffstetler (Michael Stuhlbarg), uno scienziato con motivazioni segrete.

Analisi Monologo

Questo monologo di Elisa Esposito, interpretato da Sally Hawkins in La Forma dell'Acqua, è un momento cruciale che rivela la profondità del legame tra lei e la creatura, oltre a fornire una finestra sul suo stato d’animo e sul senso della sua identità. Attraverso il linguaggio dei segni, Elisa esprime un’intimità che supera le barriere della comunicazione tradizionale, rendendo le sue parole non solo uno sfogo emotivo, ma anche un’affermazione della propria esistenza. "Io cosa sono? Muovo la mia bocca, come lui. Non emetto alcun suono, come lui. Cosa sono, dimmi?".


Elisa inizia con un’esplorazione della propria identità, mettendo a nudo il senso di incompletezza che ha sempre caratterizzato la sua vita. Il confronto tra lei e la creatura è immediato: entrambi sono "muti" nel modo in cui il mondo li percepisce. Questo parallelismo non è solo fisico, ma anche metaforico. Entrambi sono emarginati e definiti da ciò che manca loro, piuttosto che da ciò che possiedono. La domanda "Cosa sono, dimmi?" è una richiesta disperata di riconoscimento, una domanda esistenziale che riflette il bisogno umano di essere visti e compresi.


"Tutto ciò che sono sempre stata mi ha portato qui. Da lui."

Qui Elisa dà senso alla sua vita attraverso l’incontro con la creatura. Tutte le sue esperienze, la solitudine, l'emarginazione, sembrano ora avere un significato, come se fossero parte di un disegno più grande. Questo momento ribalta l’idea di incompletezza: ciò che prima sembrava una debolezza diventa il motivo per cui Elisa è in grado di connettersi con la creatura. È una dichiarazione di destino, ma non in senso mistico: è il risultato della sua capacità di vedere oltre le apparenze.


"Quando mi guarda, il modo in cui mi guarda. Lui non sa che cosa mi manca, o quanto io sia incompleta." Questo è il cuore emotivo del monologo. La creatura non vede Elisa attraverso il filtro dei suoi "difetti" o delle sue "mancanze". Per la prima volta, Elisa si sente vista per quello che è, senza giudizi o pietà. È un amore puro e incondizionato, basato su una comprensione reciproca che trascende il linguaggio e la fisicità. Questo momento sottolinea il tema centrale del film: l’amore come accettazione totale. "Lui mi vede per quello che sono, come sono. Lui è felice di vedermi. Ogni giorno. Ogni volta." Questa ripetizione enfatizza la semplicità ma anche la potenza del loro rapporto. Non c’è bisogno di spiegazioni, non c’è un’interazione basata su aspettative sociali. La creatura è felice di vederla, e questa gioia genuina diventa la fonte di forza per Elisa. È un amore che le restituisce un senso di valore, che la rende intera.


"E ora, io posso salvarlo, oppure lasciarlo morire. Se noi non facciamo niente, noi non siamo niente." Il monologo culmina con una scelta morale che è anche una dichiarazione di identità. Salvare la creatura non è solo un atto di amore, ma anche un’affermazione della propria umanità. Elisa capisce che l’azione è ciò che definisce chi siamo. La passività equivale al fallimento, alla negazione di tutto ciò che ha imparato su se stessa attraverso la sua connessione con la creatura.

Conclusione

Con questo monologo, La Forma dell'Acqua raggiunge uno dei suoi apici emotivi, celebrando il coraggio di amare e di agire. Elisa, da personaggio definito dalla sua "mancanza", si trasforma in una figura di forza e determinazione, rifiutando l'inazione e scegliendo di lottare per ciò che ritiene giusto.

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