Monologo femminile - \"Il mio grosso grasso matrimonio greco 3\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Siamo all'inizio del film. Toula sta per partire per la Grecia con la sua famiglia, e questa voce fuori campo accompagna il momento del preparativo. È un monologo apparentemente semplice, ma racchiude una serie di temi che stanno alla base dell’intero film: il lutto, il senso di responsabilità femminile, l’identità culturale, e quel tipico senso di colpa familiare che conoscono bene le seconde generazioni di immigrati.

Mamme, figlie, matrimoni, e vacanze

MINUTAGGIO: 4:50-7:39

RUOLO: Toula

ATTRICE: Nia Vardalos

DOVE: Netflix

ITALIANO

Tutte le mamme fingono di stare bene per non far preoccupare la famiglia. Perché per una madre occuparsi di tutto e tutti è come avere una medaglia al merito. Specialmente per le donne greche, che partoriscono e subito dopo si alzano per preparare una cena per tutti, mentre il tipico uomo greco se ne sta lì ad autoproclamarsi capo famiglia. Da quando abbiamo perso mio padre, il capofamiglia, non abbiamo più fatto cene insieme. Ci siamo un pò allontanati. Il che è strano, perchè la mia famiglia una volta si teneva unita grazie al nostro stesso sudore. E’ così che sopravvive una famiglia di immigrati. Lavorando insieme, restando unita e gestendo un ristorante. Ma non oggi. Io sto per andare in vacanza. Sarà la nostra prima volta in Grecia. Mio padre non c’è mai tornato. E’ questo che fanno gli immigrati. Lavorano duro così che i figli facciano il viaggio che loro non potranno mai fare. Non è giusto. Ma mio padre mi ha chiesto di andare alla rimpatriata, trovare i suoi amici e dare il suo diario. E’ la storia della sua vita. Mio padre mi ha anche detto di prendermi una pausa, perché cominciavo a sembrare vecchia. Quindi, vacanza!

Il mio grosso grasso matrimonio greco 3

"Il mio grosso grasso matrimonio greco 3" (titolo originale: My Big Fat Greek Wedding 3) è il terzo capitolo della saga comico-sentimentale creata da Nia Vardalos. Il film è uscito nel 2023 e questa volta vede anche Vardalos alla regia, oltre che di nuovo nel ruolo della protagonista, Toula Portokalos. Per capire meglio questo terzo capitolo, ha senso ricordare brevemente dove siamo arrivati. Nel primo film (2002), vedevamo Toula, ragazza greca cresciuta in una famiglia molto tradizionale, innamorarsi di Ian, un insegnante "non greco", scatenando una serie di reazioni tragicomiche da parte della sua rumorosa e invadente famiglia. Il secondo film (2016) ci mostrava Toula e Ian alle prese con una figlia adolescente, Paris, e un secondo matrimonio combinato dai genitori di Toula, Maria e Gus. Questa volta la storia si sposta in Grecia, rompendo con l’ambientazione americana dei film precedenti. Il film si apre con Toula che decide di onorare l’ultima volontà del padre, Gus (che nel film è morto, come anche l'attore Michael Constantine nella realtà), compiendo un viaggio nel suo villaggio d’origine in Grecia. L’obiettivo ufficiale è consegnare un diario lasciato dal padre ai suoi tre vecchi amici d’infanzia. Ma dietro questa "missione" si nasconde anche la voglia di Toula di ritrovare un po’ se stessa e la connessione con le sue radici, ormai un po’ sfilacciata. Insieme a lei partono Ian, Paris, la cugina Nikki, e un piccolo drappello di parenti sempre troppo coinvolti. Arrivati nel villaggio, si trovano di fronte a un luogo praticamente semi-deserto. La maggior parte dei residenti è emigrata, e quelli rimasti sono pochi ma decisamente pittoreschi. Qui la storia prende una piega a tratti più malinconica: emerge il contrasto tra il passato glorificato della Grecia rurale e il presente fatto di solitudine e memoria.

Durante la permanenza nel villaggio, Toula scopre nuovi segreti di famiglia, tra cui l’esistenza di un parente perduto che nessuno si aspettava. Intanto, ogni membro della famiglia cerca di trovare un senso personale in questo viaggio: Paris è divisa tra il bisogno di libertà e il legame con le proprie radici, Ian cerca un equilibrio nella relazione ormai matura con Toula, e il resto dei Portokalos… continua a essere caotico e pieno di sorprese. Il film si chiude con una celebrazione nel villaggio, tra cibo, musica e balli – marchio di fabbrica della saga – che vuole richiamare il senso di comunità e appartenenza.

Analisi Monologo

Il monologo si apre con un’osservazione diretta e concreta: “Tutte le mamme fingono di stare bene per non far preoccupare la famiglia.” Qui c’è la chiave di lettura del personaggio di Toula: una donna che, come sua madre prima di lei, mette i bisogni degli altri davanti ai propri. Questa è una frase che non ha bisogno di spiegazioni, perché fa parte di un'esperienza comune, quotidiana, trasversale. Ma è anche una dichiarazione di appartenenza a un certo tipo di femminilità, molto radicata nel contesto culturale greco che il film racconta. Segue poi un ritratto ironico e preciso della dinamica patriarcale tipica della sua famiglia: Le donne greche partoriscono e subito dopo si alzano per preparare la cena per tutti, mentre il tipico uomo greco se ne sta lì ad autoproclamarsi capo famiglia.” Qui non c’è rabbia, né sarcasmo fine a se stesso. C’è una consapevolezza affettuosa ma disillusa. Toula riconosce lo squilibrio, ma non lo denuncia come qualcosa da combattere: lo osserva, lo descrive. È una realtà che conosce e accetta, perché ci è cresciuta dentro, ma è chiaro che non la ripete. Poi arriva il punto centrale: Da quando abbiamo perso mio padre… ci siamo un po’ allontanati.Questa frase è il vero fulcro emotivo del monologo. Toula ci sta dicendo che la morte del padre non ha solo lasciato un vuoto affettivo, ma ha anche spezzato l’unità pratica della famiglia, quella fatta di pranzi domenicali, di gesti, di rituali condivisi. La famiglia greca della saga è sempre stata rumorosa, compatta, a volte insopportabile – ma sempre insieme. Ora quel collante si è sfaldato.

L’altra parte del discorso riguarda l’identità da figlia di immigrati: “Lavorando insieme, restando unita e gestendo un ristorante.”  “Gli immigrati lavorano duro così che i figli facciano il viaggio che loro non potranno mai fare.” Qui il tono si fa più serio. È il cuore tematico del film: il sacrificio dei genitori che costruiscono una vita per i figli, senza permettersi il lusso di viverne una propria. E la frase “non è giusto” arriva come una stoccata semplice, sincera, quasi sussurrata. È uno di quei momenti in cui la commedia si prende una pausa per far parlare qualcosa di più profondo.

Il monologo si chiude con un cambio di tono: Quindi, vacanza!” Sembra un colpo di scena, quasi comico nella sua semplicità. Ma in realtà è l’inizio di un processo: per la prima volta Toula non sta partendo per fare qualcosa per tutti, ma anche per sé. Certo, va a consegnare il diario del padre e a cercare i suoi amici, ma accetta finalmente anche il bisogno personale di pausa. È un piccolo atto di auto-cura, quasi rivoluzionario per un personaggio che da sempre vive in funzione degli altri.

Conclusione

Questo monologo delinea il conflitto interno di Toula e allo stesso tempo fornisce un contesto emotivo e culturale al viaggio che sta per intraprendere. Ci parla di perdita, ma anche di continuità. Di madri, padri, e figli che si muovono dentro a un sistema fatto di sacrifici e silenzi, dove ogni gesto ha un peso e ogni scelta una conseguenza che si riflette sulle generazioni successive.

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