Monologo femminile - \"Il Mammone\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Aurora, voce narrante de Il Mammone, è uno di quei momenti che spezza il ritmo della commedia per aprire una finestra più intima e riflessiva sulla storia che stiamo per vedere. È l’incipit, il primo sguardo al mondo del film, ma anche un piccolo manifesto tematico. 

Le famiglie devono parlare

MINUTAGGIO: 1:00-2:04

RUOLO: Aurora

ATTRICE: -

DOVE: Netflix

ITALIANO

Ciao, io sono Aurora, e vorrei dire una cosa a tutti i ragazzi e ai loro genitori. Parlatevi. Vi prego, parlatevi, altrimenti finisce che tutte le cose non dette diventano bugie.E. quando si comincia a mentire è difficile smettere. E’ come versare acqua in un lavandino intasato. Bisognerebbe chiamare un idraulico. Ma non c’è un idraulico che si occupa delle famiglie intasate dalle bugie. E allora cosa si può fare? Questi sono i miei zii: zia Anna e zio Piero. Zia Anna è una donna affettuosa, all’apparenza tranquilla; e ora sta andando a svegliare mio cugino, il suo coccolassimo figlio, Anto.

Il mammone

"Il Mammone" è una commedia italiana del 2023 diretta da Giovanni Bognetti, remake del film francese Tanguy (2001), e ruota attorno a una dinamica familiare apparentemente semplice, ma che mette in luce una questione sociale piuttosto attuale: il cosiddetto fenomeno dei “bamboccioni”, ovvero adulti che restano a vivere con i genitori ben oltre l’età in cui ci si aspetterebbe un’indipendenza. Al centro del film c’è Aldo, interpretato da Andrea Pisani, un quarantenne brillante, realizzato professionalmente, carismatico e colto… ma ancora stabilmente sistemato nella casa dei genitori. E non per necessità. Aldo, in effetti, ha tutto quello che gli servirebbe per vivere da solo – uno stipendio buono, una posizione sociale invidiabile, e persino una vita sentimentale attiva – ma continua a vivere con mamma e papà per comodità. Per abitudine. E forse, sotto sotto, per paura.

I suoi genitori, Anna (Angela Finocchiaro) e Guido (Francesco Mandelli), inizialmente affettuosi e pazienti, arrivano a un punto di rottura. C'è un momento preciso in cui si rendono conto che la situazione non è più "buffa" o "provvisoria", ma strutturale. Aldo è lì, in salotto, in pantofole, mentre loro si avvicinano alla pensione. Da lì parte un vero e proprio piano di liberazione familiare. Il film gioca tutto su questo scontro di strategie: da una parte Aldo, che con nonchalance resiste agli “attacchi” dei genitori, dall’altra Anna e Guido che provano in tutti i modi a rendere la vita domestica insopportabile. Ma ogni tentativo si ritorce contro di loro. Il film entra in una sorta di loop comico, dove il figlio riesce sempre a rimbalzare qualsiasi colpo, spesso manipolando i sentimenti dei genitori, spiazzandoli con la sua dialettica e giocando sul senso di colpa.

Analisi Monologo

Aurora si presenta al pubblico con tono diretto, quasi confidenziale:

“Ciao, io sono Aurora, e vorrei dire una cosa a tutti i ragazzi e ai loro genitori.”

È un’apertura che ci fa subito capire da dove arriva il punto di vista del film: lo sguardo non è quello del protagonista maschile, Aldo, ma di chi lo osserva da vicino. Aurora è la cugina – figura laterale ma interna – e proprio per questo può permettersi una certa lucidità.

Il monologo prende una svolta più visiva con questa frase:

“Altrimenti finisce che tutte le cose non dette diventano bugie.”

Qui c’è il cuore del discorso. Non è solo questione di litigi o incomprensioni: il problema è il non detto. Le parole che restano incastrate nei silenzi familiari, nei gesti meccanici di ogni giorno. Aurora, pur essendo una ragazza, coglie questa dinamica con una maturità sorprendente.

E da lì arriva la metafora domestica che dà corpo all’intero concetto: “È come versare acqua in un lavandino intasato. Bisognerebbe chiamare un idraulico. Ma non c’è un idraulico che si occupa delle famiglie intasate dalle bugie.”

Questo passaggio è tanto semplice quanto potente.

Prende un’immagine quotidiana – un lavandino otturato – e la trasforma in simbolo della stagnazione emotiva. L’acqua rappresenta i sentimenti, le verità, le parole sincere. Ma se non c’è un flusso, se nessuno libera lo scarico, tutto resta lì, marcisce, si accumula. Il fatto che non esista un "idraulico per le famiglie" è una piccola verità dolceamara. Il cinema spesso cerca soluzioni narrative ai drammi familiari, ma la realtà è che non c’è nessuno che può "aggiustare" una famiglia se non chi la compone.

Conclusione

Dopo aver condiviso questa piccola lezione emotiva, Aurora scivola dentro la storia vera e propria: “Questi sono i miei zii: zia Anna e zio Piero. Zia Anna è una donna affettuosa, all’apparenza tranquilla; e ora sta andando a svegliare mio cugino, il suo coccolassimo figlio, Anto.” Con questa chiusura, il monologo cambia funzione: da riflessione personale si trasforma in una vera e propria introduzione narrativa. Aurora ci sta accompagnando all’interno della casa, ci presenta i personaggi principali e ci dà già un primo spunto per capire i rapporti: Anna è “affettuosa”, ma anche “tranquilla all’apparenza”, mentre Aldo – qui chiamato affettuosamente "Anto" – è il “coccolassimo figlio”.

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