Monologo femminile - Jennifer Connelly in \"Diamanti di sangue\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo è pronunciato da Maddy Bowen (Jennifer Connelly) nel film Blood Diamond (Diamanti di sangue, 2006), diretto da Edward Zwick. Maddy è una giornalista d’inchiesta determinata a svelare i legami tra il traffico di diamanti e la guerra civile in Sierra Leone. Il suo obiettivo è dimostrare con prove concrete come i governi e le multinazionali occidentali alimentino il conflitto acquistando diamanti estratti con il sangue.

Sfruttare il dolore

MINUTAGGIO: fine film

RUOLO: Maddy Bowen
ATTRICE:
Jennifer Connelly
DOVE:
Amazon Prime Video



INGLESE


Do you think I'm exploiting his grief? You're right. It's shit. It's like one of those infomercials. You know, the little black babies with swollen bellies and flies in their eyes. So here I've got dead mothers, I've got severed limbs, but it's nothing new. It might be enough to make people cry if they read it, maybe even write a check, but it's not gonna be enough to make it stop. I am sick of writing about victims, but it's all I can fucking do. Because I need facts. I need names. I need dates. I need pictures. I need bank accounts. People back home wouldn't buy a ring, if they knew it cost someone else their hand. But I can't write that story until I get facts that can be verified which is to say, until I find someone who will go on record. So if that is not you and you're not really gonna help me, and we're not really gonna screw then why don't you get the fuck out of my face and let me do my work?



ITALIANO


Secondo te sto sfruttando il suo dolore? Hai ragione, è uno schifo. È come uno di quegli spot pseudo-umanitari; sai, i poveri negretti col pancino gonfio e le mosche negli occhi. Sono piena di madri morte e di membra amputate... ma non fa notizia! Sì, magari può servire a strappare una lacrima, magari a staccare un assegno ma certo non serve a fermare le atrocità. Io sono stufa di parlare solo di vittime, ma che altro cazzo posso fare? Mi servono fatti, mi servono nomi, mi servono date, mi servono fotografie e mi servono conti bancari. La gente nel mondo non lo compra un anello se sa che a qualcuno è costato una mano. Ma io non posso fare quell'articolo finché non ho fatti che possono essere verificati, il che significa finché non trovo qualcuno che sia pronto a testimoniare. Quindi, se quel qualcuno non sei tu, se non hai alcuna intenzione di aiutarmi, se non finiamo neanche a letto insieme allora perché non te ne vai a fare in culo da qualche parte e mi lasci fare il mio lavoro?!

Blood Diamond

"Blood Diamond" (Diamanti di sangue), diretto da Edward Zwick nel 2006, è un thriller drammatico ambientato in Sierra Leone durante la guerra civile degli anni ‘90. Il film segue le vite intrecciate di tre personaggi principali: Danny Archer (Leonardo DiCaprio), Solomon Vandy (Djimon Hounsou) e Maddy Bowen (Jennifer Connelly), in una storia che mescola azione, denuncia sociale e ricerca personale. Solomon Vandy è un pescatore che viene separato dalla sua famiglia quando il suo villaggio viene attaccato dai ribelli del Revolutionary United Front (RUF). Costretto a lavorare nelle miniere di diamanti, trova una pietra rosa di straordinario valore e la nasconde con la speranza di usarla per riunirsi alla sua famiglia.


Danny Archer è un ex mercenario e trafficante di diamanti sudafricano, che sopravvive contrabbandando gemme per finanziare i conflitti. Quando scopre che Solomon ha nascosto un diamante eccezionale, vede un’occasione per liberarsi dal suo passato e iniziare una nuova vita lontano dall’Africa. Nel frattempo, Maddy Bowen, una giornalista americana, sta indagando sul traffico di blood diamonds, ossia diamanti usati per finanziare guerre e violenze. Quando incontra Archer, lo vede come una possibile fonte per smascherare il legame tra guerra e mercato dei diamanti.

Le vite di questi tre personaggi si intrecciano in un viaggio pericoloso attraverso una Sierra Leone devastata dalla guerra, tra scontri armati, mercenari e ribelli. Solomon cerca disperatamente suo figlio, reclutato a forza come bambino soldato dal RUF, mentre Archer lotta con la propria coscienza e Maddy cerca la verità.

Analisi Monologo

Il monologo è un'esplosione di rabbia e frustrazione. Maddy riflette sulla superficialità con cui il mondo le recepisce. Il riferimento agli “spot pseudo-umanitari” è particolarmente efficace: la sofferenza viene spettacolarizzata, trasformata in immagini che commuovono per qualche secondo senza mai tradursi in un cambiamento reale. Il problema, secondo lei, è il modo in cui l’orrore viene trattato: ridotto a un’estetica del dolore che serve più a pulire la coscienza dell’Occidente che a risolvere davvero il problema.


La parte centrale del monologo segna un cambio di registro: dall’accusa generale alla necessità concreta di ottenere prove. Maddy è consapevole che la semplice empatia non basta: “Mi servono fatti, mi servono nomi, mi servono date, mi servono fotografie e mi servono conti bancari.” La ripetizione martellante di “mi servono” enfatizza l’urgenza della sua missione e la distanza tra il giornalismo emotivo e quello investigativo. La verità deve essere verificabile, altrimenti resta una storia tra tante.


L’ultima parte è una sfida diretta a Danny. Il riferimento al sesso aggiunge un ulteriore strato alla tensione tra i due: non si tratta solo di una negoziazione di informazioni, ma anche di una lotta di potere. Se lui non vuole aiutarla, se non ha niente da offrirle, allora è solo un altro ostacolo. Il linguaggio diventa aggressivo e diretto, senza più filtri diplomatici: Maddy è stufa di mediazioni e vuole arrivare al punto.

Conclusione

Questo monologo è una sintesi perfetta del ruolo di Maddy nel film. Lei è una donna lucida che conosce i meccanismi della propaganda e della disinformazione. La sua frustrazione nasce dal sapere che la verità, da sola, non basta a cambiare le cose: serve qualcosa di più solido, qualcosa che possa scuotere il pubblico occidentale al punto da obbligarlo a reagire.

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