Monologo femminile - Jennifer Ehle in \"Anche io\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo è uno dei momenti più strazianti e intimi di Anche io (She Said), un racconto dettagliato di abuso che trasporta lo spettatore direttamente nell'esperienza di una giovane donna intrappolata nella rete di manipolazione di Harvey Weinstein. A differenza di altri racconti nel film, qui l’attenzione è focalizzata sull’impatto psicologico immediato della violenza, sul disorientamento e sulla progressiva perdita di controllo che caratterizzano una situazione in cui il potere viene abusato in modo così invasivo e brutale. Il racconto della vittima, che all’epoca aveva appena 21 anni, mette in luce non solo l’orrore dell’atto stesso, ma anche il processo di auto-colpevolizzazione e manipolazione che accompagnano questi eventi, rendendo ancora più difficile denunciarli o persino elaborarli.

Non ho mai corso così velocemente

MINUTAGGIO: 49:30-51:58

RUOLO: Laura Madden
ATTRICE:
Jennifer Ehle
DOVE:
Netflix



INGLESE


I was going to be working directly for him. Doing errands, answering calls. I was very happy to be asked. He was charming. He was saying he'd heard how hard I worked. And I was just excited. I was 21, you know, very young but incredibly keen. So when he said he'd give me a permanent job at the London office, I felt so happy. He was in his bathrobe when he opened the door, but I thought that was maybe very Hollywood. But quite soon into talking, he said, would I give him a massage? I-I said no. He was very matter-of-fact. He said it's not a romantic request. Everyone does it for him. It's part of the job. So, I suddenly thought that I was the problem, you know. That I was the one who was sexualizing it. That I was just young and uptight. So, I... ...I put my hands on his shoulders, but I couldn't actually move them at all over his body. I just stood there. My hands wouldn't move. And then he said he would give me a massage first. To relax me. And he said, "Look, all the girls do it. It's just work." And then he said, "Take your top off." Very matter-of-fact. "Take your bra off." And I did. I was terrified, but I just thought, "Get through it. Do it." And then my trousers were off, and he was standing over me... masturbating. I asked him to leave me alone, but he kept asking for different things. And then he suggested a shower, and I got up. And he carried on... masturbating. And I kept crying. And I was sobbing, and the water was pouring down, and he was still masturbating. Then he got angry. I think my crying was so loud it put him off. And he left the bathroom, and I locked the door. And I could still hear him on the other side. Still the sounds of him masturbating. Finally, I went back into the room itself and grabbed my clothes and belongings, and I just ran. I ran down the street. I've never run that fast in my life.



ITALIANO


Avrei dovuto lavorare direttamente per lui. Commissioni, gestire le chiamate… ero molto felice di averne le opportunità. Lui era affascinante, mi diceva che girava voce di quanto io lavorassi duro… e… ero così emozionata. Avevo 21 anni, ero una ragazzina, ma piena di voglia di fare. E quando mi offì un lavoro a tempo indeterminato all’ufficio di Londra ero al settimo cielo. Aveva solo l’accappatoio quando aprii la porta, ma la vidi come una di quelle cose da Hollywood, ma… non passò molto tempo prima che mi chiese di fargli un massaggio. Io gli dissi di no. E lui reagì in modo pragmatico, mi disse che tutti dovevano farlo, non era un invito romantico per me, fa parte del lavoro… così mi convinsi che fossi io il problema, che forse… che fossi io a sessualizzare la cosa, che ero giovane e rigida. Allora… gli misi le mani sopra le spalle, ma non… non riuscivo a muoverle da dov’erano lungo il suo corpo. E rimasi lì… le mani non si muovevano. E allora… mi disse che mi avrebbe massaggiata prima lui. Per rilassarmi. E disse anche… “Guarda… lo fanno tutte le ragazze. E’ solo lavoro. E poi disse ”Levati il top, adesso.” Molto pragmatico. “Ora leva il reggiseno.“ E.. lo feci. Ero terrorizzata ma… in quel momento pensai… fallo. Fallo. Non avevo più i pantaloni e… e lui era in piedi sopra di me. E si masturbava. E gli chiesi di lasciarmi stare… ma… continuava a chiedermi diverse cose finché non propose di fare una doccia e mi alzai e… e lui continuò a masturbarsi. E… io… piangevo e singhiozzavo e c’era l’acqua che scendeva e… e lui continuava a masturbarsi. Poi si arrabbiò, credo che il mio pianto gli fece perdere l’eccitazione e… quando lui uscì dal bagno io mi si chiusi dentro a chiave. E continuavo a sentirlo, dal’altra parte. Riuscivo a sentire che ancora si masturbava. Alla fine rientrai nella camera da letto e… presi le mie cose, i miei vestiti e corsi via, e correvo… per strada… io.. non avevo mai… mai corso così velocemente.

Anche io

"Anche io" (She Said in originale) è un film del 2022 diretto da Maria Schrader. Si tratta di un dramma basato su eventi reali, ispirato al libro-inchiesta di Jodi Kantor e Megan Twohey, le giornaliste del New York Times che hanno contribuito a portare alla luce il sistema di abusi e molestie sessuali perpetrato da Harvey Weinstein nell’industria cinematografica di Hollywood.


La trama segue il lavoro investigativo delle due giornaliste (interpretate rispettivamente da Zoe Kazan e Carey Mulligan), che decidono di affrontare una delle figure più potenti dell’industria cinematografica. Le due si imbarcano in un’indagine lunga e complessa, durante la quale raccolgono testimonianze di attrici e dipendenti della Weinstein Company che hanno subito abusi, trovando però spesso silenzi imposti da accordi di non divulgazione e un clima di paura e omertà.


Il film racconta il loro percorso di ricerca della verità, il tentativo di ottenere testimonianze da donne coraggiose disposte a parlare pubblicamente e le difficoltà incontrate nel rompere il muro di segretezza che proteggeva Weinstein. Si concentra non solo sugli aspetti professionali dell’indagine, ma anche sul peso personale e psicologico che le due donne affrontano nel tentativo di raccontare questa storia.


"Anche io" non è un film scandalistico: si mantiene sobrio, focalizzandosi più sulla determinazione e sull’etica giornalistica delle protagoniste che sugli eventi sensazionalistici. In questo senso, si inserisce nella tradizione di film sul giornalismo investigativo come Tutti gli uomini del presidente o Il caso Spotlight, ma con un focus particolare sull'impatto delle dinamiche di potere, il sessismo e l'importanza di dar voce a chi è stato messo a tacere.

Analisi Monologo

Il racconto parte da un tono apparentemente innocente e speranzoso: la protagonista è una giovane donna, entusiasta del suo lavoro e delle opportunità che le vengono offerte. Harvey Weinstein, con il suo fascino e la sua autorità, riesce a costruire una relazione inizialmente professionale e motivante. Questo aspetto è fondamentale: il monologo ci mostra come Weinstein utilizzasse il suo potere non solo per abusare delle donne, ma anche per creare un legame di fiducia iniziale che rendesse ancora più difficile per loro opporsi. La frase "Lui era affascinante, mi diceva che girava voce di quanto io lavorassi duro… descrive la dinamica iniziale di potere, in cui Weinstein manipola le aspirazioni e l’insicurezza della giovane per spingerla nella sua trappola.


Quando il comportamento di Weinstein diventa chiaramente inappropriato (aprire la porta in accappatoio, chiedere un massaggio), la protagonista attraversa una fase di confusione psicologica. La sua frase "Mi convinsi che fossi io il problema, che forse fossi io a sessualizzare la cosa" è devastante, perché riflette uno dei meccanismi psicologici più insidiosi dell’abuso: l’internalizzazione della colpa da parte della vittima. Il manipolatore usa il suo potere e il suo carisma per far sentire la vittima sbagliata o inadeguata, sfruttando la sua inesperienza e la sua vulnerabilità.


Man mano che il monologo procede, il tono diventa sempre più crudo, e il racconto scivola rapidamente verso la descrizione diretta dell’abuso. Il momento in cui Weinstein le chiede di togliersi il top e poi il reggiseno – descritto come "molto pragmatico" – evidenzia l’atteggiamento freddo e calcolatore del predatore, che tratta il corpo della vittima come un oggetto, privandolo di ogni dignità o umanità. Il contrasto tra il tono quasi “normale” con cui Weinstein formula le sue richieste e l’intensità del terrore della vittima è particolarmente disturbante.


Il linguaggio del monologo è crudo e diretto, senza abbellimenti o eufemismi. La scelta di descrivere dettagli specifici – come il fatto che Weinstein continuasse a masturbarsi anche mentre lei piangeva sotto la doccia – obbliga lo spettatore a confrontarsi con la brutalità dell’evento. La scena non lascia spazio a interpretazioni ambigue: l’orrore non è solo fisico, ma anche psicologico, rappresentato dal pianto e dal terrore paralizzante che la vittima prova.


Il ripetuto uso del verbo "continuava" (come in "continuava a chiedermi diverse cose" o "continuava a masturbarsi") sottolinea l’invasività e la persistenza dell’abuso. Questo dettaglio trasmette il senso di impotenza della vittima, intrappolata in una situazione da cui non riesce a uscire, mentre il suo aggressore prosegue imperterrito nel suo comportamento violento e degradante.


Uno dei momenti più potenti è il finale, quando la donna descrive come si sia chiusa a chiave nel bagno, per poi correre via dalla stanza e per strada: "Correvo… io non avevo mai corso così velocemente." Questa immagine, viscerale nella sua semplicità, comunica l’urgenza disperata della fuga, il bisogno di allontanarsi il più rapidamente possibile da un’esperienza traumatica che rimarrà con lei per sempre.

Conclusione

Questo monologo è uno dei momenti più intensi e disturbanti di Anche io. Racconta in modo diretto e senza filtri la brutalità di un abuso, ma allo stesso tempo rivela le dinamiche di manipolazione e colpevolizzazione che lo rendono così difficile da denunciare. Attraverso il linguaggio crudo, il tono misurato e la straordinaria interpretazione dell’attrice, il racconto riesce a trasmettere non solo l’orrore fisico, ma anche il devastante impatto psicologico e morale che l’abuso ha sulla vittima.

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