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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Ellie Arroway in Contact è il culmine tematico del film, il momento in cui il suo viaggio scientifico e personale si intreccia con il dilemma centrale della storia: il rapporto tra fede ed esperienza diretta. Dopo aver vissuto qualcosa di straordinario durante il suo viaggio interstellare, Ellie si trova di fronte all’impossibilità di dimostrare ciò che ha visto. È una scienziata, una donna che ha sempre basato la sua esistenza sulla ricerca di prove, e ora si ritrova nella posizione di chi deve chiedere agli altri di credere sulla parola. Questo ribalta completamente la sua prospettiva e rafforza il messaggio del film: il confine tra scienza e spiritualità è più sottile di quanto si pensi.
RUOLO: Ellie Arroway
ATTRICE: Jodie Foster
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
I... had an experience... I can't prove it, I can't even explain it, but everything that I know as a human being, everything that I am tells me that it was real! I was given something wonderful, something that changed me forever... A vision... of the universe, that tells us, undeniably, how tiny, and insignificant and how... rare, and precious we all are! A vision that tells us that we belong to something that is greater than ourselves, that we are *not*, that none of us are alone! I wish... I... could share that... I wish, that everyone, if only for one... moment, could feel... that awe, and humility, and hope. But... That continues to be my wish.
ITALIANO
Io ho avuto un'esperienza. Non posso provarla, non posso neanche spiegarla, ma tutto ciò che conosco come essere umano, tutto ciò che io sono, mi dice che è stata reale. Mi è stato dato qualcosa di meraviglioso, qualcosa che mi ha cambiato per sempre. Una visione dell'Universo che ci dice innegabilmente quanto piccoli e insignificanti e quanto rari e preziosi noi tutti siamo. Una visione che ci dice che noi tutti apparteniamo a qualcosa che è più grande di noi stessi e che non siamo, che nessuno di noi è solo. Vorrei tanto rendervi partecipi, vorrei tanto che tutti quanti, sia anche per un solo momento, potessero sentire quella venerazione e umiltà e speranza. Ma questo rimane un mio desiderio.
Contact (1997), diretto da Robert Zemeckis e basato sull’omonimo romanzo di Carl Sagan, è un film di fantascienza che affronta il tema del primo contatto con una civiltà extraterrestre attraverso una prospettiva profondamente umana e scientifica.
La protagonista è la dottoressa Ellie Arroway (Jodie Foster), un'astrofisica che lavora per il SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence), dedicando la sua carriera all’ascolto dei segnali radio provenienti dallo spazio alla ricerca di prove di vita intelligente. Dopo anni di scetticismo da parte della comunità scientifica e difficoltà nei finanziamenti, Ellie e il suo team captano un segnale proveniente dalla stella Vega, a circa 26 anni luce dalla Terra. Il segnale, oltre a riprodurre la prima trasmissione televisiva terrestre inviata nello spazio (un discorso di Hitler durante le Olimpiadi del 1936), contiene una serie di dati che, una volta decifrati, rivelano istruzioni dettagliate per costruire una misteriosa macchina.
Mentre la comunità scientifica e i governi mondiali si interrogano sulle implicazioni di questo messaggio, si aprono dibattiti tra scienza e fede, esplorati anche attraverso il rapporto tra Ellie e Palmer Joss (Matthew McConaughey), un teologo che mette in discussione la convinzione della scienziata che solo le prove tangibili abbiano valore.
Viene costruita la macchina, che sembra progettata per ospitare un solo individuo. Dopo un attentato terroristico che distrugge il primo esemplare, Ellie viene scelta per un secondo tentativo, finanziato dal misterioso miliardario S.R. Hadden (John Hurt). Una volta a bordo, viene trasportata attraverso una serie di tunnel spaziali e si ritrova su una spiaggia che sembra ispirata ai suoi ricordi d'infanzia. Lì incontra un’entità aliena che assume l'aspetto di suo padre e le spiega che il contatto è solo l'inizio, un primo passo per l’umanità.
Al suo ritorno, però, Ellie scopre che secondo le registrazioni ufficiali il suo viaggio è durato solo pochi secondi e che non ci sono prove concrete dell’accaduto. Questo la porta a uno scontro con la comunità scientifica e politica, costretta a difendere la propria esperienza senza poterla dimostrare, trovandosi così nella stessa posizione di chi crede senza avere prove. Il film si chiude con Ellie che, nonostante tutto, continua la sua ricerca, mantenendo la speranza che il viaggio verso la conoscenza sia appena cominciato.
Il monologo si articola in tre momenti chiave.
Nella prima parte, Ellie ammette il suo limite: "Io ho avuto un'esperienza. Non posso provarla, non posso neanche spiegarla, ma tutto ciò che conosco come essere umano, tutto ciò che io sono, mi dice che è stata reale." Qui si scontra con la sua stessa razionalità. Ha visto qualcosa che ha cambiato la sua percezione dell’universo, ma non ha prove tangibili per dimostrarlo. Questo è un passaggio cruciale, perché la pone nella stessa posizione di chi ha una fede religiosa: deve affidarsi alla propria esperienza interiore senza poterla sostenere con dati empirici.
Nella seconda parte, descrive ciò che ha vissuto: "Mi è stato dato qualcosa di meraviglioso, qualcosa che mi ha cambiato per sempre. Una visione dell'Universo che ci dice innegabilmente quanto piccoli e insignificanti e quanto rari e preziosi noi tutti siamo." Qui emerge il senso di meraviglia e umiltà che l’incontro con il mistero dell’universo le ha lasciato. Il contrasto tra l’insignificanza dell’essere umano di fronte all’infinità del cosmo e la sua preziosità è uno dei temi centrali del film e della filosofia di Carl Sagan. L’idea che l’umanità sia fragile, ma allo stesso tempo parte di qualcosa di più grande, si riflette nella sua nuova consapevolezza.
Nell’ultima parte, Ellie esprime il suo desiderio più profondo: "Vorrei tanto rendervi partecipi, vorrei tanto che tutti quanti, sia anche per un solo momento, potessero sentire quella venerazione e umiltà e speranza. Ma questo rimane un mio desiderio." Qui si manifesta la frustrazione di chi ha vissuto qualcosa di grandioso ma non può trasmetterlo agli altri. È una riflessione sulla comunicazione dell’esperienza interiore, un tema che va oltre la scienza e tocca la natura stessa della conoscenza umana.
Questo monologo rappresenta il cuore emotivo e filosofico di Contact. Ellie, scienziata razionale, si ritrova in una posizione paradossale: ha ottenuto la risposta che cercava, ma senza poterla dimostrare. Il film, attraverso questo momento, suggerisce che esistono esperienze che vanno oltre la semplice dimostrazione empirica, e che la ricerca della verità – sia essa scientifica o spirituale – è spesso un viaggio personale. La sua dichiarazione finale è un invito allo spettatore a guardare l’universo con la stessa meraviglia, umiltà e speranza.
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