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~ LA REDAZIONE DI RC
Nella serie "Kaos," le profezie giocano un ruolo cruciale, incarnando il destino ineluttabile dei personaggi. Il monologo di Prue, intrappolata nell'Ade, che riflette sulla propria profezia, è un esempio di come queste predizioni influenzino e determinino le vite dei protagonisti, portando con sé un carico di sofferenza e inevitabilità.
STAGIONE 1 EP 4
MINUTAGGIO: 31:10-31:47
RUOLO: Prue
ATTRICE: Rosie Cavalieri
DOVE: Netflix
INGLESE
Coming soon :)
ITALIANO
Allora, quali erano le vostre Profezie? Ok, comincio io. La mia era... "Una creatura bruna, una caduta d'inverno, gli occhi non si chiudono, aperti in eterno". La mia era così, ed era perfetta. Avevo una femmina di pony dal pelo scuro, Criseide, che amavo come una sorella. E' caduta e si è rotta una zampa, a dicembre: dovemmo ucciderla. E' stato terribile. E io soffrivo di insonnia, quindi non chiudevo gli occhi, per niente.
"Kaos" è una serie originale Netflix creata da Charlie Covell, la stessa autrice dietro il successo di "The End of the F***ing World". La serie è un'interessante e audace reinterpretazione dei miti greci, trasportandoli in un contesto moderno e contemporaneo, pur mantenendo intatti gli elementi essenziali delle leggende classiche. La recensione evidenzia come "Kaos" adotti una struttura narrativa che gioca con le prospettive dei personaggi. Ogni episodio, o parte di esso, mette in risalto un diverso protagonista, offrendo un'angolazione unica sugli eventi che si svolgono. Questo approccio ricorda alcune serie degli anni 2000, ma viene rivisitato con una sensibilità moderna, risultando fresco e avvincente. La narrazione non si limita a riproporre fedelmente i miti greci, ma li rielabora, modificando alcuni dettagli e contesti per renderli più adatti al pubblico odierno, senza però tradire lo spirito originale delle storie.
Il cast, guidato dall'intramontabile Jeff Goldblum, viene lodato per la sua capacità di rendere credibile un mondo in cui le divinità greche vivono nascoste tra gli umani. Ogni attore contribuisce a costruire un'ambientazione convincente, dove il soprannaturale si mescola al quotidiano. Gli dei, pur nascondendosi tra di noi, mantengono la loro aura di potere e mistero, il che crea una tensione costante, pronta ad esplodere quando qualcuno osa sfidarli. Una delle particolarità della serie è l'uso misurato degli effetti visivi. Invece di affidarsi pesantemente alla CGI, "Kaos" preferisce utilizzare trucchi di regia e giochi di luce per rappresentare la potenza divina, soprattutto nel caso di Zeus. Questa scelta mantiene l'azione credibile e radicata, pur offrendo momenti spettacolari. Un altro dettaglio visivo significativo è la rappresentazione degli inferi in bianco e nero, che crea un netto contrasto con il mondo dei vivi, colorato e dai toni caldi, sottolineando la separazione tra i due regni.
La serie riesce a bilanciare momenti tragicomici e grotteschi, creando un racconto che sa essere sia divertente che drammatico. Questo equilibrio è uno dei punti di forza della serie, che riesce a mantenere l'attenzione dello spettatore nonostante eventuali difetti, grazie anche a un ritmo narrativo ben calibrato. Il fascino di "Kaos" risiede nella sua capacità di affascinare e sorprendere, proprio come le storie di Orfeo che ammaliavano chi le ascoltava.
Questo monologo, è un esempio di come le "Profezie" nella serie "KAOS" riflettano il destino ineluttabile dei personaggi. "Una creatura bruna, una caduta d'inverno, gli occhi non si chiudono, aperti in eterno". La profezia è descritta come una serie di immagini criptiche che, come accade spesso nelle narrazioni mitologiche, si svelano solo nel momento in cui si avverano. Il linguaggio è poetico e carico di simbolismo. La "creatura bruna" si riferisce alla pony dal pelo scuro, Criseide. La "caduta d'inverno" è la sua caduta fisica che avviene in dicembre, un mese invernale. "Gli occhi non si chiudono, aperti in eterno" si riferisce all'insonnia del personaggio, una condizione che lo costringe a tenere gli occhi aperti anche durante il sonno.
La profezia rappresenta un destino già scritto, un tema comune nelle storie che trattano di miti greci. Non importa quanto il personaggio cerchi di evitarlo o di interpretarlo in modo diverso, il destino si realizza in modo spesso crudele e inevitabile. L'anima racconta come la profezia si sia avverata in ogni suo dettaglio, sottolineando la tragicità del destino già segnato. Il fatto che la profezia fosse "perfetta" amplifica il senso di inevitabilità e, allo stesso tempo, di impotenza.
"Criseide, che amavo come una sorella". Questo dettaglio aggiunge un livello di intimità e di legame emotivo al racconto. Criseide rappresenta un affetto profondo, un legame familiare, il che rende la sua morte ancora più traumatica. La sofferenza dell'anima è fisica (la perdita dell'animale e l'insonnia), ma anche emotiva, poiché la profezia porta con sé la realizzazione di un destino doloroso. "Dovemmo ucciderla. E' stato terribile." Questo passaggio enfatizza il dolore dell'azione necessaria, sottolineando la crudeltà del destino. Il personaggio è costretto a uccidere ciò che ama, un atto che non è solo fisico ma anche profondamente psicologico.
La sofferenza legata a questo evento è palpabile, e l'uso del termine "terribile" indica un trauma che si estende ben oltre la semplice perdita.
L'Insonnia: "E io soffrivo di insonnia, quindi non chiudevo gli occhi, per niente":
L'insonnia qui è sia letterale che simbolica. Letteralmente, il personaggio non può dormire, costretto a tenere gli occhi aperti. Ma c'è anche un significato più profondo: il personaggio è condannato a rimanere "sveglio" nel senso che non può sfuggire alla sua consapevolezza del destino.
Gli occhi "aperti in eterno" suggeriscono anche una sorta di punizione, un tormento perpetuo che lo perseguita anche dopo la morte, intrappolando l'anima in una continua veglia nell'Ade.
La perfezione con cui il destino si realizza porta con sé un dolore immenso, che persiste anche nell'aldilà. La serie, attraverso questa narrazione, mette in luce l'ineluttabilità del destino e la sofferenza eterna che esso impone, offrendo una visione cupa ma affascinante della condizione umana.
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