Monologo Femminile - \"Expats\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Interpretare il monologo di Margaret in Expats richiede una delicatezza particolare, perché tocca un tema universale come la perdita con un approccio intimo e trattenuto. Margaret non è sopraffatta dal dolore, ma lo accoglie come parte della sua identità, un passato che continua a rivivere in piccoli frammenti della quotidianità. Per un’attrice, entrare nei panni di Margaret significa trovare l’equilibrio tra il bisogno di comunicare un’esperienza profonda e il desiderio di non travolgere l’ascoltatore, mantenendo una compostezza che riflette la sua accettazione.

La magia dei genitori

STAGIONE 1 EP 2

MINUTAGGIO: 36:55

RUOLO: Margareth

ATTRICE: Nicole Kidman
DOVE: Amazon Prime Video


INGLESE


My parents did that thing where they died within two months of each other. I was your age. Yeah. They never got to meet their grandparents, but, I don't know They had my sister and me when they were well into their 40s, so we expected to lose them sooner than most people, but it doesn't make you stop wanting them, though. Sometimes, when the phone rings, I'm like, "Oh, that's my mom calling". Feels good to think that they're still alive. Even if it's for a millisecond. It's nice to think that they're watching you somehow. There's magic all around, if you're open to it.



ITALIANO


I miei genitori sono morti a distanza di due mesi l’uno dall’altro. Avevo la tua età. Loro non hanno mai conosciuto i nonni, ma…non lo so, hanno avuto mia sorella e me ben oltre i quarant’anni quindi ci aspettavamo di perderli prima del tempo. Però, per questo non mi mancano di meno. A volte squilla il telefono e penso “Ah! È mia mamma che mi chiama!”. È bello pensare che siano ancora vivi, anche se per un millesimo di secondo. C’è magia ovunque se lasci aperta la porta.

Expats

Expats” è una serie molto attesa, diretta e prodotta da Lulu Wang (la stessa di The Farewell) e ispirata al romanzo The Expatriates di Janice Y.K. Lee. La storia ruota attorno a un gruppo di donne espatriate che vivono a Hong Kong, ognuna con il proprio bagaglio culturale e personale. Attraverso un intreccio di storie, Expats esplora temi come l’identità, il senso di appartenenza e la crisi esistenziale di chi vive lontano da casa, costantemente sospeso tra due culture e due mondi.


Al centro della serie ci sono tre donne: Margaret, Mercy e Hilary, i cui destini si intrecciano drammaticamente a seguito di una tragedia che mette in discussione le loro scelte di vita e le relazioni che hanno costruito.


Margaret è una madre americana che si trova a fronteggiare una crisi familiare devastante, mentre cerca di mantenere un equilibrio tra il suo ruolo di madre e il suo desiderio di indipendenza.

Mercy, una giovane coreana-americana, è alle prese con il peso del senso di colpa e della solitudine, cercando di comprendere il suo posto in un contesto che sembra non appartenerle mai del tutto.

Hilary è una donna inglese che lotta con la mancanza di stabilità e di controllo, specialmente quando affronta la difficoltà di costruire una famiglia.


Il focus della è anche su come questi eventi influenzino profondamente la psicologia dei personaggi e il loro modo di vivere. La vita degli espatriati viene rappresentata con tutte le sue contraddizioni, portando alla luce il contrasto tra la facciata glamour di Hong Kong e le sfide emotive che caratterizzano l’esperienza di chi vive all’estero.

Analisi monologo

Questo monologo di Margaret in Expats è una riflessione sulla perdita e su come essa rimanga sempre viva nella mente di chi sopravvive. Margaret parla a suo figlio di una memoria intima, del vuoto lasciato dai suoi genitori morti quando lei aveva la sua età. E qui emerge un contrasto struggente tra il suo ruolo di madre e quello di figlia, orfana da così giovane e costretta a vivere l’assenza, che riappare con forza in piccole, imprevedibili scintille quotidiane.


L’inizio del monologo porta subito in evidenza un pensiero doloroso ma quasi rassegnato: “Loro non hanno mai conosciuto i nonni... ci aspettavamo di perderli prima del tempo.” Margaret ha vissuto, fin dall’infanzia, con la consapevolezza che i suoi genitori non sarebbero stati al suo fianco per sempre, un pensiero pragmatico e, forse, quasi di autoprotezione. Eppure, affermare che “per questo non mi mancano di meno” è come dire che la razionalità non rende il dolore meno intenso: il lutto non si misura con la preparazione o con l’età.


Il momento più toccante, però, è quando Margaret rivela quella magia istantanea che appare quando “squilla il telefono e penso ‘Ah! È mia mamma che mi chiama!’”. È un momento che riesce a colpire proprio perché è universale: quella frazione di secondo in cui la mente abbraccia un’illusione, che per un millesimo di secondo rende vivi i morti. In queste parole c’è un tipo di magia che Margaret descrive come una porta che può restare aperta, pronta ad accogliere la presenza di chi non c’è più.


L’invito a lasciare la porta aperta per la magia è quasi un mantra, un modo per suggerire che il dolore può trovare un equilibrio con l’amore, nella capacità di lasciare che i ricordi entrino e si mescolino alla quotidianità. Questa frase, detta a suo figlio, racchiude una lezione di vita: accettare la bellezza dell’impermanenza e coltivare la meraviglia anche nel dolore. Il monologo mostra, in poche righe, la complessità di Margaret, che non si limita a vivere il ruolo di madre, ma abita profondamente anche il suo passato, lasciandoci intravedere una donna che continua a dialogare con le sue perdite per non esserne sopraffatta.

Conclusione

Alla fine, l’interpretazione di questo monologo è un invito a mostrare come l’amore e il dolore possano coesistere in una forma di magia sottile e persistente. Margaret cerca di trasmettere a suo figlio che anche le persone che non ci sono più continuano a vivere in noi, se lasciamo aperta una porta al loro ricordo. È un messaggio di speranza che si nasconde nella malinconia, un modo per insegnare a chi ascolta che il dolore non deve chiudere, ma può aprire nuovi spazi di bellezza e connessione.

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