Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di La China arriva in un momento chiave della serie: quando iniziamo a comprendere quanto sia profondamente costruita e lucidamente perversa la relazione tra madre e figlio. È un passaggio in cui lei racconta – apparentemente con dolcezza – il legame tra Elmer e le piante, ma basta un attimo per capire che dietro l’apparenza si cela qualcosa di freddo, calcolato, quasi mostruoso nella sua lucidità. Le sue parole sono dette con affetto, ma rivelano una visione distorta dell’amore, in cui il sentimento materno si confonde con il possesso e la manipolazione. È un monologo che funziona come una confessione, ma anche come una dichiarazione di metodo. E ci dice molto più della madre che del figlio.
STAGIONE 1 EPISODIO 1
MINUTAGGIO: 5:16 - 6:27
RUOLO: La China Jurado
ATTRICE: Cecilia Suárez
DOVE: Netflix
ITALIANO
Nonostante la sua singolarità, amavo mio figlio più di ogni altra cosa al mondo. Sin da piccolo sviluppò un legame speciale con tutto ciò che riguarda gli alberi e le piante. Forse perché con loro non doveva fingere emozioni che non sentiva. Cominciò a disegnare piccoli paesaggi che avrebbe piantato dietro casa nostra. La botanica è la scienza della bellezza, ripeteva spesso. Ed è vero. Il suo interesse per il calcolo, la chimica e la geometria, lo aiutava a creare spazi che risaltavano per il loro aspetto artistico: scienza e bellezza. Quando gli veniva chiesto rispondeva sempre che il segreto era nel concime. A quanto pare, dopo la morte, il corpo umano conserva tantissimi minerali che si rivelano molto nutrienti per le piante. Non c’è concime migliore di un cadavere.
Debuttata l’11 aprile 2025 su Netflix (e disponibile anche su Sky Glass, Sky Q e Now), Il Giardiniere (El Jardinero in originale) è una miniserie thriller in sei episodi creata da Miguel Sáez Carral, autore già noto per Ni una más. La regia è affidata a Miker Rueda, che costruisce una tensione costante in una storia dove i sentimenti si seppelliscono nella terra, insieme ai cadaveri. La storia segue Elmer (interpretato da Álvaro Rico, volto noto di Élite), un giovane uomo che gestisce un vivaio con sua madre, La China Jurado (Cecilia Suárez). Ma il vivaio è solo una facciata. Elmer è un sicario su commissione, addestrato fin da piccolo dalla madre, una donna calcolatrice e manipolatrice che ha sfruttato una sua fragilità psicologica a proprio vantaggio. Dopo un trauma infantile, Elmer ha smesso di provare emozioni. Nessun rimorso, nessun attaccamento. È il killer perfetto, e la madre lo usa per eliminare persone su richiesta, seppellendole tra le serre e le piante. Un’azienda familiare dell’orrore.
Ma qualcosa cambia. Durante una delle sue “missioni”, Elmer incontra Violeta (Catalina Sopelana), una maestra d’asilo che diventa una variabile non prevista nel suo algoritmo emotivo. Violeta non doveva sopravvivere. Ma Elmer non riesce a ucciderla. Qualcosa si muove dentro di lui. Un sentimento. O forse un’illusione di sentimento. Ed è qui che l’intero castello di carte costruito da La China comincia a tremare.
Per la prima volta, Elmer si rifiuta di obbedire. E per la prima volta, è pronto a tradire sua madre. Il vero cuore nero della storia, però, è La China Jurado. È lei che tiene le fila. È lei che prega ogni giorno sua madre morta, come se fosse una divinità da supplicare, ma agisce sempre e solo in base a ciò che serve a lei. Elmer per lei è uno strumento, un mezzo per fare soldi e riacquistare la villa in Messico da cui era stata cacciata.
Il rapporto madre-figlio qui è il centro della narrazione. Ma non è amore, non è protezione. È un dominio psicologico mascherato da cura. Una maternità che diventa gabbia, veleno, manipolazione.
Uno degli elementi più discussi della miniserie è come vengono rappresentate le figure femminili. Non ci sono “salvatrici”. Né madri amorevoli, né eroine. Sono tutte, a loro modo, portatrici di un’umanità corrotta. Perfino Violeta – che dovrebbe essere il contraltare dolce e puro – mostra sfumature più ambigue. La poliziotta che indaga sulle sparizioni, invece, è guidata più dall’ossessione e dal bisogno personale che da un reale desiderio di giustizia.
È come se la serie volesse dire: non importa il genere, importa cosa ne fai del tuo potere sugli altri.
“Nonostante la sua singolarità, amavo mio figlio più di ogni altra cosa al mondo.” L'apertura sembra voler normalizzare l’aberrazione. Quella "singolarità" è la chiave per tutto: Elmer non prova emozioni, e invece di rappresentare un ostacolo, questa mancanza diventa, per la madre, una “caratteristica utile”. Non è una madre che protegge, ma una madre che utilizza. L’amore che professa è condizionato, legato al suo “funzionamento”. “Forse perché con loro non doveva fingere emozioni che non sentiva.” Questa frase è potente perché definisce il mondo vegetale come uno spazio di verità per Elmer, al contrario delle relazioni umane che richiedono finzione. La madre riconosce questa verità, ma invece di preservarla, la sfrutta. “La botanica è la scienza della bellezza, ripeteva spesso.” Qui La China comincia a costruire un ponte tra scienza e crimine. La bellezza diventa un alibi. L’estetica, una giustificazione. Il riferimento al concime e alla composizione chimica dei cadaveri è l’apice di questo ragionamento: la trasformazione del male in strumento creativo.
“Non c’è concime migliore di un cadavere.” Eccolo, il pugno nello stomaco. Questo è il passaggio dove l’intero monologo cambia forma. Non stiamo più ascoltando una madre che parla del figlio, ma una donna che ha razionalizzato l’omicidio come parte di un ciclo naturale. Il corpo umano non è più sacro, né simbolico. È risorsa. È materiale. E tutto questo ci viene detto con una calma inquietante, come se fosse una lezione di giardinaggio. Ed è proprio questa apparente serenità a rendere il monologo disturbante. Perché qui non c’è rabbia, né rimorso: solo una logica personale spietata travestita da cura.
Questo monologo è un perfetto esempio di come Il Giardiniere racconti l’orrore senza mai alzare i toni. La China Jurado è un personaggio che ha costruito la propria morale come si costruisce un’aiuola: scegliendo cosa piantare e cosa estirpare. Usa il linguaggio della scienza e della bellezza per giustificare atti disumani, e lo fa con la stessa naturalezza con cui si annaffia una pianta. Il monologo, nella sua struttura, funziona come una giustificazione preconfezionata: un modo per rendere accettabile – persino poetico – ciò che è inaccettabile. Ma è proprio in questo contrasto tra forma e contenuto che la serie trova la sua forza. Perché ci fa ascoltare la voce di una madre che non protegge, ma coltiva la morte. Letteralmente.
Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica
Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.