Lori Granger introduce \"Fear Street: Prom Queen\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Nel mondo dei teen horror, il monologo iniziale è spesso la chiave d’accesso allo stato emotivo della protagonista, una dichiarazione di intenti mascherata da diario interiore. In Fear Street: Prom Queen, Lori Granger ci accompagna in un’apertura che ricorda le confessioni sussurrate delle final girl più memorabili. Il suo non è un classico “prologo spaventoso”, ma un’istantanea che ci colloca in una Shadyside in bilico tra mitologia urbana e degrado sociale. Lori parla come una ragazza che ha già accettato il peso del suo destino, ma che – nonostante tutto – decide di provarci lo stesso.

La reginetta del ballo

MINUTAGGIO: 0:20-4:13

RUOLO: Lori Granger

ATTRICE: India Fowler

DOVE: Netflix

INGLESE

Everyone always said I'd end up this way, that my last name is cursed, and I'd be dead or a killer before graduation. And in a way, I guess they were right. This is where it all went down, Shadyside, where the future crawls to die. Unlike our perfect neighbors in Sunnyvale, we're kind of a shit show. People say this town is cursed, that something happens to people to make them... snap. Not everyone wants to be known for that. Especially not Vice Principal Brekenridge. - Ramone! That goes over there. She used to run a convent for reforming bad girls. You know where that goes. Now she's reforming Shadyside. That guy beside her? Principal Wayland. He's technically in charge, but we all know who pulls the strings. It's all been leading up to prom. And prom queen. The perfect girl to represent the perfect new Shadyside. Six of us are running. And here's our red-hot favorite. Tiffany Falconer, leader of the Wolfpack. Your typical mean girl has tormented me since birth. Christy Renault, small-time weed dealer, big-time rebel. I'm pretty sure she's only running to piss off Brekenridge. And Tiffany's Wolfpack. Linda. She has perfect grades. And thanks to her, so does Tiffany. Debbie. Tiffany's mouthpiece. She can ruin a reputation in a single lunch period. Melissa. The lapdog. Tiffany says, "Jump." Melissa says, "How high?" And then there's me, Lori Granger, the final candidate. Unlike Tiffany, I'm definitely not popular. I've learned to keep my head down, but it's time for something to change. Not everyone is obsessed with prom. Megan Rogers. Stoner. Horror nerd. My best friend. Megan thinks prom is super lame, but she's got my back. It would be a cold night in hell if I actually won prom queen, but it's senior year. This is my last chance to show everyone I'm more than just a Shadyside sob story.

ITALIANO

Hanno sempre detto che avrei fatto questa fine, che il mio cognome è maledetto. Che sarei morta o sarei diventata un’assassina prima del diploma, e in un certo senso avevano ragione. Qui è dove tutto è accaduto, Shadyside. Dove il futuro striscia verso la morte. A differenza dei nostri perfetti vicini di Sunnyland, noi facciamo un pò schifo. Si dice che questa città è maledetta, che accadono cose alle persone che le fanno impazzire. Non tutti vogliono essere conosciuti per questo. Soprattutto, non la vicepresidente Brekenridge. Gestiva un convento per rieducare le cattive ragazze, e adesso rieduca Shadyside. Quell’uomo accanto a lei? E’ il preside Wayland. In teoria è lui che comanda, ma tutti sappiamo chi muove le fila. C’è grande fermento per il ballo. E per la reginetta del ballo. La ragazzo che rappresenterà la nuova Shadyside. Siamo in lizza in sei. Tiffany Falcone, la leader del branco. La tipica ragazza cattiva che mi tormenta da sempre. Chi sono le sue rivali? Christy Renault, piccola spacciatrice d’erba grazie ribelle. Sono sicura che si è candidata solo per fare incazzata la Brekenridge, poi ci sono le ragazze del branco. Linda, ha sempre ottimi voti, e grazie a lei anche Tiffany; Debbie, la portavoce di Tiffany: può rovinare una reputazione in una sola pausa pranzo; Melissa, la cagnolino: Tiffany le dice cdi saltare, lei le chiede quanto in alto. E poi ci sono io. Lory Granger, l’ultima candidata. A differenza di Tiffany non sono per niente popolare. Ho imparato a tenere la testa bassa, ma è ora che qualcosa cambi. Non tutte sono ossessionate dal ballo: Megan Rodgers. Fattona. Nerd dell’horror, la mia migliore amica. Megan pensa che il ballo sia da sfigati ma… mi sostiene comunque. E’ praticamente impossibile che io venga eletta reginetta ma… è l’ultimo anno. L’ultima occasione che ho di dimostrare che non solo sono una miserabile storia di Shadyside. Una storia di cui non sapevo nemmeno la metà. 

Fear Street: Prom Queen

Chi ama lo slasher lo sa: la ripetizione non è un difetto, è parte del gioco. Lo schema, i personaggi, le morti sempre più fantasiose: tutto deve tornare come un rituale. Ecco perché Fear Street: Prom Queen, quarto capitolo del franchise ispirato a R.L. Stine, funziona per chi sa cosa aspettarsi – e non ha pretese che vadano oltre.

Il film, diretto da Matt Palmer (già regista di Calibre), si presenta come una classica discesa nella follia liceale americana, condita da paillettes, lacca e una playlist vintage da far invidia a un DJ set anni ‘80. La protagonista è Lori Granger, outsider dal passato familiare pesante, che cerca una via di redenzione sociale puntando dritta al trono della reginetta del ballo.

Fear Street: Prom Queen si colloca con astuzia tra il teen slasher e il prom movie, due generi che negli anni hanno flirtato più volte: da Carrie (che resta l’indiscusso punto di riferimento) fino a Prom Night o Jawbreaker. Qui il meccanismo è lo stesso: un’adolescente marginalizzata si ribella alle gerarchie scolastiche, e attorno a lei inizia a morire chiunque si frapponga tra lei e la corona. Il film non si preoccupa di costruire tensione psicologica o nuove dinamiche: prende a piene mani da archetipi noti – la reginetta crudele, il fidanzato zerbino, l’amica dark e intelligente – e li gioca con una punta di autoconsapevolezza, ma senza arrivare al metacinema che aveva reso interessante la trilogia iniziale del 2021 diretta da Leigh Janiak.

Analisi Monologo

"Hanno sempre detto che avrei fatto questa fine, che il mio cognome è maledetto." Il tono iniziale è quello di una condanna già scritta. Il “maledetto cognome” è il primo vero antagonista di Lori. Non è un killer mascherato, ma lo stigma sociale, il retaggio familiare che definisce le sue giornate ancor prima che lei apra bocca. C’è un fatalismo tipico delle protagoniste dei teen drama ambientati in ambienti tossici: chi nasce a Shadyside è già in debito con la vita. "Shadyside. Dove il futuro striscia verso la morte." Questa frase è centrale. È gotica, ma non poetica. C’è dentro tutta la desolazione di un luogo dove anche l’adolescenza – che dovrebbe essere sinonimo di possibilità – è contaminata. Lori descrive Shadyside con un distacco quasi cronachistico, come se fosse una giornalista di provincia che ha visto troppe disgrazie per crederci ancora.

"A differenza dei nostri perfetti vicini di Sunnyland, noi facciamo un po’ schifo." Il paragone con Sunnyland – la parte “ricca e pulita” – è fondamentale. C’è una costruzione quasi sociologica del territorio: Shadyside e Sunnyland sono più che luoghi, sono due polarità morali. Lori non ha bisogno di dirci che è nata dalla parte sbagliata del confine, ce lo fa percepire attraverso l’amarezza con cui dipinge il sistema scolastico, le autorità locali (la vicepresidente Brekenridge, il preside Wayland), e il concorso per reginetta, trattato come un rituale di purificazione sociale. "La ragazza che rappresenterà la nuova Shadyside." Ecco il punto chiave del monologo: la reginetta del ballo non è solo una studentessa popolare, è un simbolo, una “rappresentazione pubblica” del cambiamento. Lori – pur essendo cinica – decide di candidarsi, e nel farlo lancia una sfida al sistema. Qui, il monologo diventa un manifesto: "voglio far parte della storia, ma non come vittima". "L’ultima occasione che ho di dimostrare che non solo sono una miserabile storia di Shadyside. Una storia di cui non sapevo nemmeno la metà." La chiusa è particolarmente efficace. Il “non sapevo nemmeno la metà” anticipa che ci saranno rivelazioni, ma è soprattutto un’ammissione di ingenuità. Lori inizia il film con la convinzione di essere già stata definita, e qui – pur cercando di riscrivere la propria narrativa – ammette che non conosce nemmeno le radici del contesto in cui vive. È un monologo che suona come un presagio: quello che sta per scoprire la cambierà davvero.

Conclusione

Il monologo iniziale di Lori Granger in Fear Street: Prom Queen ha il sapore delle confessioni dei protagonisti dei coming-of-age più oscuri. C’è dentro la stanchezza di chi ha sempre vissuto ai margini, ma anche la scintilla di chi vuole ribaltare le regole. È un discorso che – pur attraversato da cliché del genere teen – riesce a evocare un senso di appartenenza e rifiuto allo stesso tempo.

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