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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Maria Stuarda che proponi è una delle scene chiave del film "Maria Regina di Scozia" (2018). In questa breve ma potente sequenza, Maria (interpretata da Saoirse Ronan) si rivolge simbolicamente a Elisabetta I (Margot Robbie), esprimendo il desiderio di un’alleanza sincera tra le due regine. La scena si colloca in un momento cruciale della trama, quando Maria, consapevole delle tensioni politiche e religiose che minano il rapporto tra Scozia e Inghilterra, cerca di appellarsi direttamente a Elisabetta. Il discorso non è solo un tentativo di negoziazione politica, ma una riflessione sull’essere donna e sovrana in un mondo dominato dagli uomini.
MINUTAGGIO: 8:12- 9:13
RUOLO: Maria
ATTRICE: Saoirse Ronan
DOVE: Netflix
INGLESE
We are two sisters bound by womanhood. Two princes on the same island. Ruling side by side, we must do so in harmony. And not through a treaty drafted by men lesser than ourselves. I wish us to make a treaty of two queens. I would acknowledge your rightful place on the English throne were you to name me your successor. I hope we might meet in person, that I might embrace you... ...and we might resolve our destinies.
ITALIANO
Madame, ma bonne cuisine, siamo due pari, unite dall’essere donne. Due principesse sulla medesima isola, governando fianco a fianco, dobbiamo falro in armonia, e non con un trattato redatto da uomini inferiori a noi. Vorrei che scrivessimo il trattato di due regine. Vi riconoscerei il vostro legittimo posto sul trono di Inghilterra, se mi nominaste vosto successore. Spero di potervi incontrare di persona. Di potervi abbracciare, e di poter risolvere i nostri destini.
"Maria Regina di Scozia" (2018), diretto da Josie Rourke, è un film storico che esplora il complesso rapporto politico e personale tra due figure femminili centrali della storia britannica: Maria Stuarda, Regina di Scozia (interpretata da Saoirse Ronan) e sua cugina, Elisabetta I d’Inghilterra (interpretata da Margot Robbie). La trama si basa sulla rivalità e le tensioni tra le due regine, che si trovano al centro di una rete di intrighi, tradimenti e pressioni politiche in un mondo dominato da uomini.
Maria Stuarda, cattolica e vedova del re di Francia a soli 18 anni, torna in Scozia nel 1561 per reclamare il trono che le spetta di diritto. La sua presenza diventa una minaccia per Elisabetta I, che regna sull’Inghilterra e vede nella cugina una rivale, sia politica che simbolica. Maria non solo è legittima erede al trono inglese secondo le leggi dinastiche cattoliche, ma incarna anche un ideale di femminilità e potere che si scontra con l'immagine pragmatica e solitaria di Elisabetta.
Il cuore del film è la contrapposizione tra le due regine, non solo dal punto di vista politico, ma anche umano. Maria, determinata e carismatica, rivendica il suo diritto al trono inglese, ma il suo cattolicesimo la isola in un regno scozzese in gran parte protestante. Elisabetta, d’altra parte, è più consapevole del gioco politico: capisce che cedere potere a Maria potrebbe destabilizzare l'Inghilterra. La loro rivalità è alimentata dai consiglieri maschili, che approfittano delle tensioni per manipolare entrambe e preservare il controllo sul potere.
Un momento centrale del film, puramente immaginato dal punto di vista storico, è l’incontro faccia a faccia tra Maria ed Elisabetta. Questo confronto emotivo e drammatico, sebbene mai avvenuto nella realtà, serve a sottolineare la complessità del loro rapporto: due donne che si comprendono profondamente ma che sono intrappolate da circostanze storiche e pressioni politiche che le rendono avversarie.
Il film si conclude con la caduta di Maria, che viene giustiziata dopo 19 anni di prigionia per ordine di Elisabetta. La sua morte, però, è l'ultimo atto di un gioco politico che alla fine si ritorcerà contro Elisabetta stessa: sarà infatti il figlio di Maria, Giacomo, a unificare le corone di Scozia e Inghilterra.
"Maria Regina di Scozia" esplora temi legati al potere femminile in un mondo patriarcale, l'isolamento delle donne al comando e la dicotomia tra maternità e regno. Maria è rappresentata come passionale e impulsiva, mentre Elisabetta appare calcolatrice e strategica, quasi costretta a rinunciare alla propria femminilità per proteggere il suo regno.
La frase d’apertura di Maria è significativa: "Madame, ma bonne cousine, siamo due pari, unite dall’essere donne. Due principesse sulla medesima isola, governando fianco a fianco." Qui, Maria stabilisce un parallelo tra sé ed Elisabetta, mettendo in evidenza la loro uguaglianza non solo come sovrane, ma come donne in un sistema politico patriarcale. Questo confronto diretto è il cuore del monologo: Maria non si presenta come un’avversaria, ma come un’alleata potenziale. L’uso di "cousine" (cugina) serve a ricordare il loro legame familiare, richiamando implicitamente un obbligo morale e personale che va oltre la politica.
L’idea di "due principesse sulla medesima isola" è evocativa. La "medesima isola" non è solo un riferimento geografico (Gran Bretagna), ma simboleggia una realtà politica che le due donne condividono. Maria propone di abbandonare le divisioni create dagli uomini per lavorare insieme come pari. Qui si avverte il tema dell’empowerment femminile, ma anche un’ambiguità strategica: Maria cerca di ribaltare il gioco politico che fino a quel momento le era stato sfavorevole.
"Dobbiamo farlo in armonia, e non con un trattato redatto da uomini inferiori a noi". Con questa frase, Maria sottolinea una delle tensioni centrali del film: il conflitto tra il potere maschile e la leadership femminile. In un mondo dominato da consiglieri e cortigiani uomini, Maria sfida l’idea che il destino di due regine debba essere deciso da trattati o manipolazioni orchestrate da uomini "inferiori". Questa parola, "inferiori", ha un peso specifico: è un'affermazione di autorità, ma anche un atto di ribellione contro un sistema che tenta costantemente di relegare le donne in ruoli secondari. Il riferimento all’"armonia" è cruciale. Maria propone una visione utopica, forse ingenua, ma profondamente umana: la possibilità di una collaborazione pacifica tra due donne al potere, in contrasto con la logica bellicosa degli uomini intorno a loro. Questo passaggio, però, tradisce anche una sottile disperazione: Maria sa di essere in una posizione di debolezza e usa il linguaggio della solidarietà per mascherare una richiesta di aiuto.
"Vorrei che scrivessimo il trattato di due regine". Questa frase è il cuore emotivo e politico del monologo. Maria cerca di instaurare un rapporto personale e diretto con Elisabetta, al di là delle mediazioni dei loro consiglieri. Il "trattato di due regine" è un’idea rivoluzionaria: due donne che prendono in mano i propri destini senza lasciarsi manipolare dagli uomini intorno a loro. È un gesto di sfida al patriarcato, ma anche un tentativo di creare un’alleanza basata su una comprensione reciproca. C’è però un’ironia tragica in questa richiesta: mentre Maria sogna un accordo scritto da loro due, sappiamo che Elisabetta non potrà mai accettarlo. La politica e la paranoia della sua corte non le permettono di fidarsi di Maria, rendendo questa proposta tanto idealista quanto irrealizzabile.
"Vi riconoscerei il vostro legittimo posto sul trono di Inghilterra, se mi nominaste vostro successore." Questa dichiarazione è al contempo generosa e ambiziosa. Maria si dichiara disposta a riconoscere il diritto di Elisabetta al trono inglese, ma pone una condizione cruciale: essere nominata sua successore. Qui emerge il conflitto centrale del film, quello della successione, che tormentò Elisabetta per tutta la sua vita. Per Elisabetta, accettare questa proposta significherebbe ammettere che il suo regno è solo una fase transitoria prima di cedere il potere a Maria o alla sua discendenza.
"Spero di potervi incontrare di persona. Di potervi abbracciare, e di poter risolvere i nostri destini." Il monologo si chiude con una nota personale e intima. Maria esprime il desiderio di incontrare Elisabetta di persona, di abbattere le barriere che le separano. L’immagine dell’"abbraccio" è potente: non solo un gesto di affetto, ma anche una simbolica riconciliazione tra due donne che condividono lo stesso fardello. Tuttavia, la frase "risolvere i nostri destini" suggerisce una consapevolezza che i loro destini sono intrinsecamente legati e che solo insieme possono trovare una soluzione.
Questo monologo incarna l’essenza del personaggio di Maria Stuarda: una sovrana appassionata, idealista e strategica, che cerca di bilanciare il desiderio di pace con la necessità di affermare il proprio potere. La forza di questa scena risiede nella sua ambiguità: Maria sembra sincera nel suo appello alla solidarietà femminile, ma le sue parole sono anche un abile gioco politico.
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