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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo di Ann Atwater (Taraji P. Henson) in Migliori Nemici (The Best of Enemies, 2019) rappresenta uno dei momenti più significativi del film, in cui il suo ruolo di attivista per i diritti civili emerge con forza. Ci troviamo in un contesto di discriminazione sociale ed economica nel Sud degli Stati Uniti degli anni ’70, dove le comunità afroamericane devono affrontare condizioni di vita difficili, spesso imposte da proprietari di immobili senza scrupoli.
Sotto sfratto
MINUTAGGIO: 13:42-15:10
RUOLO: Ann Atwater
ATTRICE: Taraji P. Henson
DOVE: Netflix
INGLESE
Uncomfortable housing and unaffordable rent are about the only two things Abe Greenfeld has ever given us. Now, I have here with me 79 written complaints from the residents of Edgemont. Each and every last one of them is a code violation. I brought 'em here with me 'cause, obviously, you ain't get 'em the first couple times when they were sent here. Order! Now we are fed up with this man and his eviction notices and his rent hikes. He has absolutely no care for his tenants' living conditions. We humans. Humans shouldn't have to live like this.
ITALIANO
Abitazioni inospitali e affitti proibitivi. Sono più o meno le uniche due cose che Abe Greenfield ci abbia mai dato. Adesso qui ho settantanove richieste completate dai residenti di Edgemont. Ognuna di queste è una violazione al codice, senza eccezioni. Le ho portate perché a quanto pare non le avete ricevute le prime due volte che ve le hanno spedite. Ora siamo stufi di quest’uomo, delle sue vili notifiche, e dei suoi aumenti d’affitto. E non ha assolutamente interesse per is uoi affittuari e le loro condizioni. Siamo umani, e gli umani non dovrebbero essere costretti a vivere così.
Migliori Nemici (The Best of Enemies), uscito nel 2019 e diretto da Robin Bissell è ambientato nel 1971 a Durham, in North Carolina, e si basa su eventi reali raccontati nel libro The Best of Enemies: Race and Redemption in the New South di Osha Gray Davidson. Al centro della vicenda ci sono due figure storiche agli antipodi Ann Atwater (Taraji P. Henson), un'attivista per i diritti civili afroamericana; C.P. Ellis (Sam Rockwell), leader locale del Ku Klux Klan.
Quando una scuola per bambini afroamericani viene distrutta da un incendio, la città si trova a dover decidere se consentire l’integrazione scolastica. Per affrontare il problema, viene organizzata una charrette, un dibattito pubblico della durata di dieci giorni, in cui Ann e C.P. si ritrovano forzati a lavorare insieme, nonostante l’odio reciproco.
Nel corso del confronto, i due iniziano a conoscersi davvero e a mettere in discussione le proprie convinzioni. C.P. si trova faccia a faccia con le contraddizioni della sua ideologia e, alla fine del processo, prende una decisione che cambierà per sempre la sua vita
Il monologo ha una costruzione chiara e incisiva. Ann inizia con una constatazione diretta e amara: “Abitazioni inospitali e affitti proibitivi.” Non si perde in giri di parole, va dritta al punto, denunciando in poche frasi l’ingiustizia che lei e la sua comunità subiscono. Quando cita le settantanove richieste completate dai residenti di Edgemont, introduce un dato concreto, rendendo evidente che non si tratta di un caso isolato, ma di un problema strutturale ignorato dalle autorità. Questo dettaglio rafforza il suo argomento e rende il discorso ancora più efficace.
Il tono si fa più acceso quando sottolinea che le denunce erano già state inviate due volte senza risposta. Qui emerge la frustrazione di chi lotta contro un sistema che volutamente ignora i più deboli. La frase "Ora siamo stufi di quest’uomo, delle sue vili notifiche e dei suoi aumenti d’affitto" è carica di indignazione: Ann non sta solo descrivendo un’ingiustizia, sta sfidando apertamente chi ne è responsabile.
Il passaggio più potente arriva nel finale: "Siamo umani, e gli umani non dovrebbero essere costretti a vivere così." È una frase semplice, ma di grande impatto. Riporta la discussione a un livello universale: non si parla solo di diritti civili, ma di dignità umana. Non sta chiedendo un favore, sta affermando qualcosa che dovrebbe essere ovvio, ma che evidentemente non lo è.
Questo monologo racchiude l’essenza del personaggio di Ann Atwater: una donna che non ha paura di alzare la voce per la sua comunità, che non si piega di fronte all’indifferenza e che sa usare le parole come un’arma di giustizia. Il suo discorso è diretto, senza retorica superflua, e proprio per questo è efficace.
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