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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo arriva in un punto chiave del film “Mala influencia”. Fino a quel momento, Peyton è rimasta sullo sfondo, un personaggio laterale ma presente, quasi invisibile agli occhi della gerarchia sociale della scuola, della città, della stessa Reese. Qui però si prende lo spazio, costringe Bruce – padre di Reese e simbolo di un potere corrotto e codardo – ad ascoltare. Non c’è più mediazione, non c’è più paura. Peyton parla, e mentre lo fa, mette a nudo non solo una verità personale ma un’intera rete di responsabilità sepolte.
MINUTAGGIO: 1:33:20-1:35:40
RUOLO: Peyton
ATTRICE: Mirela Balić
DOVE: Netflix
ITALIANO
Esatto, Bruce, chi sono? Mhm? Siediti. Siediti! Non ti ricordi di me? Non sai chi sono? Beh, io invece ho pensato a voi, sempre. A cosa stavate facendo. A come festeggiavate i vostri compleanni. Sai cosa faceva mia madre il giorno del suo compleanno? Lavorava nel tuo ristorante. Anche io stasera avrei lavorato. Per te. Suppongo che ci siano molti modi per scoprire se sei un miserabile. Uno è che gli unici che ti sopportano sono quelli che paghi. Sono sedici anni che penso a te, e al tuo ristorante, e alla recensione da lasciare. Sarebbe stata: “Un posto di merda. Ci lavorava mia madre, e i genitori del mio migliore amico Eros. Locali senza licenza e senza un maledetto estintore. Il proprietario? Uno schifoso codardo. I dipendenti… Morti e non assicurati.” Vaffanculo. Tu ci hai distrutto la vita. E hai incolpato un bambino di sei anni. Che bravo. Credi di poter sistemare tutto con il denaro, le conoscenze e il tempo, ma sai che c’è, Bruce? Che io non ho nessuna di queste cose. Reese, tua madre come la mia è morta in quell’incendio. Quello stronzo di tuo padre non te lo avrebbe detto, quindi lo faccio io. Perché le persone come te non dicono mai, mai, le cose come stanno. Pensi di essere cambiato, di essere una brava persona, mhm? Ci hai provato. Però questo non aggiusta niente di quello che hai fatto. Non aggiusta niente.
Mala Influencia è il nuovo teen romance spagnolo approdato su Netflix il 9 maggio 2025, una produzione che si inserisce nella scia del successo di “Culpables” e più in generale del fenomeno letterario nato su Wattpad.
Diretto da Chloé Wallace, sorella di Nicole Wallace (volto noto della saga È colpa mia?), il film prende le distanze da certi cliché tossici del genere, pur mantenendo una struttura narrativa ben riconoscibile per chi ama le storie di passioni e segreti adolescenziali. Al centro della storia troviamo Reese, studentessa brillante, ballerina di talento e figlia del preside di una prestigiosa scuola spagnola. Apparentemente perfetta: popolare, amata da tutti, con una vita sociale impeccabile. Ma la patina di perfezione si incrina quando Reese comincia a ricevere minacce anonime. Non messaggi vaghi, ma veri e propri segnali di pericolo. Il padre, preoccupato, decide di proteggerla affiancandole Eros, un ragazzo dal passato difficile che diventa la sua guardia del corpo personale. Ovunque vada Reese, ci sarà anche lui.
Da qui parte un racconto che si muove tra romanticismo e thriller adolescenziale, dove il legame tra Reese e Eros – inizialmente fatto di frizioni, diffidenze, equilibri da ricostruire – si evolve in qualcosa di più profondo, ma anche più complicato. Reese scopre lati di sé che non conosceva, Eros si rivela molto più di un "bad boy" e il mistero dietro le minacce diventa sempre più centrale.
La struttura del monologo segue una progressione molto chiara: riconoscimento → accusa → verità → rottura emotiva. “Esatto, Bruce, chi sono? Mhm? Siediti. Siediti! Non ti ricordi di me?" Si parte con una richiesta di riconoscimento. Peyton non è lì solo per parlare, è lì per costringere l’altro a vederla. È un momento di ribaltamento dei ruoli: Bruce è messo sotto interrogatorio, Peyton guida la scena. "Io invece ho pensato a voi, sempre. A cosa stavate facendo. A come festeggiavate i vostri compleanni." Questo passaggio mette in evidenza lo squilibrio tra chi ha continuato la propria vita e chi è rimasto intrappolato nel trauma. Peyton rivela il paradosso del dolore: per alcuni il tempo passa, per altri no.
"Ci lavorava mia madre... i genitori del mio migliore amico Eros..." Qui entra il dettaglio concreto. Il dolore si fa politico, collettivo. Non è solo la madre di Peyton, ma anche le famiglie degli altri protagonisti a essere state travolte dalla negligenza di Bruce. E con la recensione immaginaria (“Un posto di merda...”) Peyton trasforma il dolore in una denuncia: non solo personale, ma sociale. "Vaffanculo. Tu ci hai distrutto la vita." È il punto di rottura. Il tono si alza, la maschera cade. Questa frase è il nucleo del monologo. Non c'è spazio per il perdono, solo per la verità. "Hai incolpato un bambino di sei anni." Questo passaggio è uno dei più devastanti. La menzogna si fa abuso, e Peyton denuncia una delle colpe più gravi: lo scaricabarile su chi non può difendersi.
"Reese, tua madre come la mia è morta in quell’incendio..." Qui il monologo cambia interlocutore. Diventa trasversale: Peyton non parla più solo a Bruce, ma anche a Reese. Le svela una verità che nessuno ha avuto il coraggio di dirle. Questo la rende testimone e non solo vittima. "Tu pensi di essere cambiato... però questo non aggiusta niente." È la chiusa. Non c’è redenzione per Bruce, almeno non agli occhi di Peyton. La sua colpa è strutturale, e nessuna buona azione successiva può cancellare le conseguenze di quelle passate.
Questo monologo è il momento in cui Peyton prende il controllo della propria storia. È scritto per capovolgere le gerarchie emotive tra vittime e carnefici, tra chi ha potere e chi ne ha subito gli effetti. È un discorso pieno di ferite, ma anche di lucidità. Peyton non cerca vendetta, cerca visibilità: essere finalmente vista, essere riconosciuta. E in questa presa di parola c’è tutta la forza narrativa di un film che, sotto la superficie del romance, scava in profondità dentro la responsabilità, il lutto e la memoria.
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