Monologo femminile - \"Panama Papers\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

In questo monologo tratto da Panama Papers, Ellen Martin (Meryl Streep) si rivolge direttamente a Dio in un momento di disperazione e frustrazione. È un passaggio breve ma incredibilmente incisivo, in cui il personaggio, ormai disilluso, riflette sull’ingiustizia del mondo e sulla mancanza di responsabilità da parte dei potenti. L’elemento del dialogo diretto con una figura divina aggiunge profondità emotiva e spirituale alla scena, enfatizzando il senso di impotenza e la ricerca di un significato in mezzo al caos. È un monologo che, pur avendo un tono quasi colloquiale, mette in discussione temi universali come la giustizia, il perdono e la responsabilità morale.

Caro Signore...

MINUTAGGIO: 1:19:20-1:21:12

RUOLO: Ellen Martin
ATTRICE:
Meryl Streep
DOVE:
Netflix



INGLESE


Thank you, Lord, thank you. Thank you for everything. I hate to ask this, but I was just wondering when exactly the meek will be inheriting the Earth? Wi... Will that be in my lifetime or in my grandkids'? And... And the part about the first being the last and the last shall be first, when does that start? Hm? And what about the rest of us in the middle, you know? We're just falling further and further and further behind. My mother used to say, "May lightning strike 'em all without hitting me." Well, aren't you still in charge of lightning? I know. I know, I know. I'm supposed to say, "Forgive them, Father. They know not what they do." But I think they do know goddamn well what they're doing, they just don't care. Ah, just... If just one of them could say, "I'm sorry," you know, and mean it. Or go to jail. Or both. Yeah. Hey, that would be nice.



ITALIANO


Ah, grazie signore, grazie. Grazie… di tutto. Io detesto chiedertelo, ma mi domandavo… quando esattamente i miti finiranno per ereditare la terra? Insomma, farò in tempo a vederlo? Quella parte riguardo i primi, che saranno gli ultimi che saranno i primi, quando comincia? E che dire del resto di noi, nel mezzo… mia madre diceva… possa un fulmine coglierli tutti senza colpire me. Sei ancora tu a occuparti dei fulmini. E’, lo so, lo so lo so, dovrei dire... ”Perdonali Padre, non sanno quello che fanno”,ma io credo che lo sappiano. Sanno dannatamente bene quello che fanno. Se solo, se solo uno di loro potesse dire: “Mi dispiace”, sai, e pensandolo davvero. O andare in prigione. O entrambe le cose. Sarebbe carino. Che ne dici di entrambe?

Panama Papers

"Panama Papers" (titolo originale The Laundromat), diretto da Steven Soderbergh, è un film del 2019 che affronta lo scandalo finanziario dei Panama Papers, uno dei più grandi leak della storia, che ha rivelato i meccanismi di corruzione, evasione fiscale e riciclaggio di denaro attraverso paradisi fiscali. Basato sul libro Secrecy World del giornalista investigativo Jake Bernstein, il film si presenta come un mix tra una narrazione satirica e una lezione didattica sui sistemi finanziari offshore. Il film segue principalmente la storia di Ellen Martin (interpretata da Meryl Streep), una donna comune la cui vita viene sconvolta da un incidente in barca che porta alla morte di suo marito. Quando Ellen cerca di riscuotere l’assicurazione per l’incidente, scopre che la compagnia assicurativa è in realtà una società fantasma, gestita attraverso un labirinto di entità offshore.


La sua indagine personale la porta lentamente a scoprire una rete di corruzione finanziaria globale. La trama principale si alterna con episodi e sottotrame che illustrano vari aspetti del sistema delle società offshore. Queste storie sono narrate dai due protagonisti “metatestuali” del film: Jürgen Mossack (Gary Oldman) e Ramón Fonseca (Antonio Banderas), gli avvocati panamensi proprietari dello studio legale Mossack Fonseca al centro dello scandalo. I due fungono da narratori diretti, rompendo spesso la quarta parete per spiegare al pubblico come funzionano i meccanismi di frode finanziaria.


Il film non è un ibrido tra un'inchiesta drammatica e una commedia nera. Soderbergh usa una struttura episodica per mettere in luce i molteplici effetti del sistema offshore, esplorando come i potenti riescano a sfruttare le lacune legali per arricchirsi e come le persone comuni ne subiscano le conseguenze.


C’è un forte contrasto tra il tono leggero e quasi farsesco utilizzato da Mossack e Fonseca per raccontare la loro “arte” e la gravità delle conseguenze reali per chi rimane vittima di questo sistema. Questo approccio volutamente ironico serve a denunciare, ma anche a rendere comprensibile un tema complesso come quello dell’evasione fiscale.

Analisi Monologo

Il monologo è un flusso di coscienza, pieno di domande retoriche e riflessioni personali che rivelano il tormento interiore del personaggio. Ellen non si limita a parlare con Dio; sfida il suo ruolo nella giustizia cosmica e si chiede se esista un senso in ciò che accade. L’uso del linguaggio è volutamente semplice e diretto, quasi intimo, come se Ellen stesse conversando con un vecchio amico, ma il contenuto delle sue parole è carico di significati più grandi. La scena si apre con un ringraziamento ironico ("Ah, grazie signore, grazie. Grazie… di tutto") che prepara il terreno per una riflessione più amara e critica. Questa ironia è il modo di Ellen per mascherare la propria rabbia e frustrazione, ma la sua vulnerabilità emerge chiaramente nel corso del monologo.


Uno dei temi centrali del monologo è la tensione tra giustizia divina e giustizia umana. Ellen si domanda quando i miti erediteranno la terra, facendo riferimento al celebre passo delle Beatitudini: Beati i miti, perché erediteranno la terra”. Ma invece di trovare conforto in questa promessa, si chiede se arriverà mai quel giorno e se lei sarà ancora viva per vederlo. Questo riflette la sua disillusione nei confronti del sistema umano, che sembra premiare i corrotti e i potenti a scapito delle persone comuni. La frase "Quando esattamente i miti finiranno per ereditare la terra?" è una critica pungente alla lentezza della giustizia divina e alla totale assenza di giustizia nel mondo terreno. Ellen è circondata da persone che si arricchiscono sfruttando il sistema, mentre le persone comuni, come lei, subiscono le conseguenze di questo squilibrio.


La frase "Mia madre diceva… possa un fulmine coglierli tutti senza colpire me" è una nota di umorismo nero che riflette la mentalità di sopravvivenza di chi si sente schiacciato da un sistema ingiusto. Ellen non si limita a lamentarsi: esprime una rabbia autentica verso chi detiene il potere e lo usa per arricchirsi a discapito degli altri. La parte più intensa del monologo arriva quando Ellen afferma: "Io credo che lo sappiano. Sanno dannatamente bene quello che fanno." Qui la sua fede nel perdono vacilla. Non si tratta di persone inconsapevoli del male che fanno; per Ellen, i corrotti sanno perfettamente di essere complici di un sistema ingiusto e continuano a trarne vantaggio. La sua richiesta di giustizia diventa quasi un grido disperato quando propone che almeno uno di loro dica "Mi dispiace" o, meglio ancora, che finisca in prigione.


L’invocazione a Dio rappresenta una lotta interiore tra la fede e la realtà del mondo. Ellen si rivolge a Lui come ultima speranza, ma le sue parole suggeriscono che anche questa speranza sta svanendo. Il sarcasmo del ringraziamento iniziale e la richiesta finale di giustizia dimostrano che Ellen sta anche sfidando Dio a intervenire. Il suo tono lascia intendere che, se la giustizia divina non arriva, allora tutto è lasciato nelle mani degli uomini, il che la porta a un’ulteriore disillusione.

Conclusione

Questo monologo è uno dei momenti più intensi di Panama Papers, un’istantanea della frustrazione e della disillusione di chi lotta contro un sistema corrotto. Ellen Martin non è solo una donna ferita; è un simbolo della rabbia collettiva contro l’ingiustizia, una voce che chiede responsabilità e verità in un mondo dominato da menzogne e avidità.

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