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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Halle Berry in Perfect Stranger rappresenta uno dei momenti chiave del film, un momento in cui il tema centrale dell’opera – l’identità, la manipolazione e la perdita del sé nell’era digitale – viene messo a nudo. La scena si colloca verso il climax del film, quando la protagonista, Rowena, ha già accumulato abbastanza informazioni per confrontarsi con l’oscurità che pervade le vite dei personaggi.
MINUTAGGIO: 1:34:16-1:35:17
RUOLO: Rowena
ATTRICE: Halle Berry
DOVE: Netflix
INGLESE
It's a world, you think, where actions have no consequence... where guilt is cloaked by anonymity... where there are no fingerprints. An invisible universe... filled with strangers... interconnected online... and disconnected in life. It will steal your secrets... corrupt your dreams... and co-opt your identity. Because in this world... where you can be anything you want... anyone you want... you just might lose sight... of who you are.
ITALIANO
Tu credi che sia un mondo in cui le azioni non hanno conseguenze. Dove la colpa è coperta dall’anonimato. Dove non ci sono impronte digitali. Un Universo invisibile, pieno di estranei, connessi online, e sconnessi nella vita. Ruberà i vostri segreti, inquinerà i vostri sogni. E si impadronirà della vostra identità. Perché in questo mondo… in cui potete essere qualunque cosa vogliate… chiunque vogliate… potreste perdere di vista… chi siete veramente.
"Perfect Stranger" è un thriller psicologico del 2007 diretto da James Foley, con Halle Berry e Bruce Willis come protagonisti principali. È un film che gioca molto con il tema dell’inganno, dell’identità e della manipolazione, tipici del genere. La trama si sviluppa attraverso una narrazione carica di tensione e colpi di scena, anche se l’esecuzione generale ha ricevuto opinioni contrastanti. Halle Berry interpreta Rowena Price, una giornalista investigativa disillusa dal suo lavoro e in cerca di una storia di grande impatto. La sua occasione si presenta quando la sua amica d'infanzia, Grace (Nicki Aycox), viene trovata morta in circostanze misteriose. Poco prima di morire, Grace aveva confessato a Rowena di essere coinvolta in una relazione segreta con un uomo potente: Harrison Hill (interpretato da Bruce Willis), un dirigente pubblicitario carismatico e influente. Rowena è convinta che Hill sia in qualche modo legato all’omicidio e decide di indagare per scoprire la verità.
Per infiltrarsi nella vita di Hill, Rowena assume una falsa identità. Da una parte, lavora come temp all'interno dell'agenzia pubblicitaria di Hill, tentando di avvicinarsi a lui personalmente; dall'altra, si connette con lui online attraverso un'identità fittizia, sfruttando la sua abitudine di flirtare in chat room sotto pseudonimi. È attraverso questo gioco di doppi ruoli – reale e virtuale – che il film costruisce un’atmosfera di tensione e ambiguità.
L’indagine di Rowena viene supportata dal suo amico e collega Miles (interpretato da Giovanni Ribisi), un tecnico informatico brillante ma inquietante. Miles sembra nutrire un'ossessione per Rowena, e il suo coinvolgimento nella vicenda finisce per introdurre una nuova dimensione di complessità alla storia.
Questo monologo si rivolge tanto agli spettatori quanto agli stessi personaggi del film. La struttura del discorso è costruita per essere tagliente e incisiva, con frasi brevi e definitive che riflettono il caos del mondo che Rowena sta descrivendo. Ogni frase è come un pugno che colpisce un aspetto specifico del problema dell’identità nell’era digitale.
"Tu credi che sia un mondo in cui le azioni non hanno conseguenze." Si parte con un’accusa diretta, che apparentemente sembra rivolta a uno dei personaggi (probabilmente Harrison Hill), ma che in realtà ha un respiro universale. Qui viene messa in discussione l'illusione di anonimato che molti associano al mondo online. Questo incipit stabilisce un tono accusatorio e riflessivo, spingendo lo spettatore a interrogarsi sulle proprie azioni e sulla percezione delle conseguenze nel contesto virtuale. "Dove la colpa è coperta dall’anonimato. Dove non ci sono impronte digitali." Queste frasi enfatizzano l'illusione di impunità associata al cyberspazio, ma c’è un sottotesto interessante: non esistono impronte digitali fisiche, ma i segreti e i peccati si accumulano in uno spazio virtuale che può essere altrettanto pericoloso. Qui il monologo sembra quasi anticipare temi che oggi sono ancora più rilevanti, come la cyber-sicurezza, il furto di dati e la permanenza delle azioni online.
"Un universo invisibile, pieno di estranei, connessi online, e sconnessi nella vita." Questa frase introduce una dicotomia chiave del film: l’apparente connessione superficiale che internet offre, contrapposta alla disconnessione umana e emotiva. È un commento diretto alla natura alienante del virtuale, che crea relazioni fragili, transitorie e spesso illusorie. Questo tema si collega direttamente alla vita personale dei personaggi, che sono costantemente nascosti dietro maschere o identità alternative.
"Ruberà i vostri segreti, inquinerà i vostri sogni. E si impadronirà della vostra identità." Il climax del discorso è una dichiarazione d’impatto: internet non è solo un luogo dove si perde il controllo, ma un'entità quasi predatoria. L’uso dei verbi – "ruberà", "inquinerà", "si impadronirà" – conferisce alla rete un carattere attivo e minaccioso, quasi come fosse un antagonista invisibile del film. Questa scelta lessicale alimenta il senso di paranoia che permea l’intera opera.
"Perché in questo mondo… in cui potete essere qualunque cosa vogliate… chiunque vogliate… potreste perdere di vista… chi siete veramente." Qui il monologo raggiunge il suo nucleo tematico. La libertà che internet promette – quella di reinventarsi, di creare versioni idealizzate di sé stessi – è anche una trappola. La frase "perdere di vista chi siete veramente" è un’affermazione che chiude il cerchio del discorso: nella ricerca di nuove identità, c’è il rischio di smarrire il proprio io autentico. È un commento amaro sull’identità moderna, che si lega alle azioni della protagonista stessa, costretta a giocare con identità fasulle per raggiungere la verità.
Questo monologo è un momento di profonda risonanza tematica che sintetizza i principali elementi narrativi e filosofici del film. Rowena, nel suo discorso, diventa quasi una profetessa di una realtà cupa, dove la connessione virtuale ha un costo devastante: la perdita di autenticità e di consapevolezza. È una scena che risuona particolarmente oggi, in un mondo ancora più immerso nel digitale rispetto al 2007, e che spinge lo spettatore a interrogarsi sul proprio rapporto con l’identità e la tecnologia.
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