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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo di Alex è uno dei momenti più intimi e dolorosi di Maid. A differenza di altri sfoghi più diretti e rabbiosi, qui la protagonista racconta la sua esperienza con un tono quasi sommesso, carico di malinconia e disillusione. È un momento in cui rievoca un ricordo chiave della sua relazione con Sean, non per giustificarlo, ma per dare un senso al terrore che ha sempre provato nei suoi confronti. La scena è costruita con un simbolismo potente: la poltrona di velluto rosa, all’apparenza insignificante, diventa il filo conduttore del racconto. Inizia come un oggetto che rappresenta conforto e sicurezza, ma si trasforma rapidamente in un simbolo della violenza e dell’abbandono. Attraverso questo monologo, Alex non sta solo raccontando un episodio della sua vita, ma sta cercando di dare voce al momento in cui ha capito di essere intrappolata in una relazione tossica.
STAGIONE 1 EPISODIO 2
MINUTAGGIO: 47:20-49:37
RUOLO: Alex
ATTRICE: Margaret Qualley
DOVE: Netflix
INGLESE
The armchair in the front lawn of our trailer belongs to me. And you can't tell under all the mold, but it's pink velvet. And when I moved in to Sean's, it came with me. And when I told him I was pregnant... he sat me down on that chair... and he brought me a cup of mint tea... and he told me that he would hold my hand every step of the way. All tenderness. But then... when I told him that I wasn't gonna get an abortion... he took the chair... and all the rest of my belongings, and he threw them out into the rain. And he screamed at me, and he told me that I was a fսck¡ng whοre. And he said that I was ruining his bike trip and that I was also ruining his life. And he also said that, uh... he would never forgive me. And he hasn't. What the fսck are you thinking? fսck¡ng b¡tch! Think for a fսck¡ng second, Alex! For a fսck¡ng second! And I've been afraid of him every day since. Anyway... Just something I'm working on right now.
ITALIANO
La poltrona sul prato davanti al nostro camper appartiene a me. E non lo diresti mai perché è piena di muffa ma… è di velluto rosa. E quando mi sono trasferita da Shaun l’ho portata con me. E… quando io gli ho detto che ero incinta mi ha fatta sedere su quella poltrona e… mi ha portato un tè alla menta. E… ha detto che mi avrebbe tenuto la mano, in ogni singolo momento. E’ stato molto bello. Ma poi… quando gli ho detto che non… che non volevo abortire… ha preso la poltrona e… tutto il resto delle mie cose e me le ha scaraventate sotto la pioggia. E… mi ha urlato contro. Mi ha detto che ero una troia del cazzo. E… anche che gli stavo rovinando il viaggio in bici, e rovinando anche la vita. Inoltre ha detto che… non mi avrebbe perdonata. E non l'ha fatto. Da allora ne ho sempre avuto paura. Comunque… è una cosa su cui sto lavorando.
Maid è una miniserie Netflix del 2021 creata da Molly Smith Metzler e ispirata al memoir Maid: Hard Work, Low Pay, and a Mother's Will to Survive di Stephanie Land. È un racconto di resilienza e sacrificio che segue il percorso di una giovane madre, Alex (interpretata da Margaret Qualley), mentre lotta per costruire una vita migliore per sé e per sua figlia. La storia inizia con Alex che fugge nel cuore della notte dalla casa del compagno violento, Sean (Nick Robinson), con la loro bambina, Maddy. Senza soldi, senza un posto dove andare e senza una rete di supporto affidabile, Alex si ritrova a chiedere aiuto ai servizi sociali, dove scopre che ottenere un sostegno economico è un percorso complicato e pieno di ostacoli burocratici.
Per mantenere sé stessa e sua figlia, accetta un lavoro come donna delle pulizie per un’agenzia, trovandosi a ripulire le case di persone benestanti che sembrano vivere in un mondo completamente diverso dal suo. Il lavoro è faticoso e poco retribuito, ma è l’unica opzione che ha per cercare di sfuggire alla spirale di povertà in cui è intrappolata.
La serie segue Alex mentre affronta una serie di difficoltà, tra cui un sistema di assistenza sociale che sembra più un labirinto che un aiuto concreto, la dipendenza emotiva ed economica da Sean, e la complicata relazione con sua madre Paula (Andie MacDowell, che nella vita reale è la madre di Margaret Qualley). Paula è un’artista eccentrica e imprevedibile, affetta da disturbi mentali, che spesso diventa più un peso che un sostegno per Alex.
Ogni episodio mostra frammenti della sua vita interiore, spesso visualizzati attraverso sogni, flashback o persino numeri che appaiono sullo schermo per rappresentare il saldo del suo conto bancario in continua diminuzione. Questi dettagli rendono tangibile il senso di precarietà e stress che la protagonista vive quotidianamente.
Nel corso della serie, Alex trova rifugio in un centro per vittime di violenza domestica, dove stringe un legame con altre donne nella sua stessa situazione. Grazie alla sua determinazione e alla sua passione per la scrittura, riesce lentamente a trovare una via d’uscita, cercando di costruire un futuro migliore per sua figlia.
Temi principali
Maid esplora il tema della povertà come una trappola difficile da spezzare, soprattutto quando si è una giovane madre senza una rete di supporto stabile. La serie mostra con grande attenzione il peso della violenza psicologica, che spesso non lascia segni visibili ma ha conseguenze devastanti sulla vittima.
Viene anche messa in evidenza la fragilità del sistema di assistenza sociale, che pur esistendo non è sempre facilmente accessibile a chi ne ha bisogno. Ogni piccolo progresso di Alex è ostacolato da regole burocratiche che sembrano fatte apposta per scoraggiarla.
La relazione madre-figlia è un altro elemento chiave della serie: da un lato, il rapporto problematico tra Alex e Paula, e dall’altro, il legame tra Alex e Maddy, che rappresenta la sua principale motivazione per andare avanti.
La serie utilizza un linguaggio visivo molto realistico, con una regia che segue da vicino la protagonista, immergendo lo spettatore nella sua prospettiva. Le scene di pulizia diventano quasi un rituale, un modo per Alex di riprendere il controllo sulla propria vita. L’uso di elementi grafici (come il saldo bancario che si aggiorna in tempo reale o le domande nei moduli che prendono vita sullo schermo) aiuta a rendere più tangibili le sue difficoltà.
La scelta di Margaret Qualley come protagonista è fondamentale per il successo della serie. La sua interpretazione è piena di sfumature: Alex non è una vittima passiva, ma una donna che lotta con tutte le sue forze, anche quando sembra non avere più energia. Il rapporto con la madre, interpretata da Andie MacDowell, aggiunge ulteriore profondità alla storia, rendendo ancora più credibile il suo passato familiare problematico.
Il monologo si apre con un dettaglio quasi banale: "La poltrona sul prato davanti al nostro camper appartiene a me." Il fatto che Alex sottolinei il possesso dell’oggetto suggerisce subito un bisogno di affermare la propria identità, qualcosa che nel corso della serie le è stato costantemente negato. La descrizione della poltrona—"piena di muffa, ma di velluto rosa"—è un’immagine perfetta della sua situazione: qualcosa che un tempo aveva valore e bellezza, ma che è stato lasciato a marcire.
Il racconto del momento in cui ha scoperto di essere incinta introduce un contrasto emotivo fortissimo. Sean, inizialmente, sembra premuroso: "Mi ha fatta sedere su quella poltrona e… mi ha portato un tè alla menta." È un momento di apparente dolcezza, che Alex ricorda con una sorta di nostalgia trattenuta. Ma il punto di svolta arriva subito dopo: quando lei gli dice di voler tenere il bambino, l’atmosfera cambia radicalmente.
La reazione di Sean è brutale e immediata: "Ha preso la poltrona e… tutto il resto delle mie cose e me le ha scaraventate sotto la pioggia." Qui il simbolismo diventa evidente: la poltrona, che all’inizio rappresentava un rifugio, viene distrutta nel momento in cui Alex prende una decisione autonoma. Questo gesto non è solo rabbia, è il segnale del vero carattere di Sean: un uomo che la tratta come un oggetto da possedere e scartare quando non rispetta le sue aspettative.
Il culmine del monologo è nella serie di insulti e accuse che Sean le rivolge: "Mi ha urlato contro. Mi ha detto che ero una troia del cazzo. E… anche che gli stavo rovinando il viaggio in bici, e rovinando anche la vita." L’egoismo di Sean è spietato. La frase "Non mi avrebbe perdonata. E non l’ha fatto." mostra quanto Alex abbia interiorizzato la colpa, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato solo per aver voluto sua figlia.
Il monologo si chiude con una confessione sincera e semplice: "Da allora ne ho sempre avuto paura. Comunque… è una cosa su cui sto lavorando." Questo finale è in linea con la struttura emotiva della serie: Alex non sta dicendo di aver superato tutto, ma sta prendendo consapevolezza dei traumi che ha vissuto e sta cercando di affrontarli.
Questo monologo è fondamentale per comprendere la radice della paura di Alex nei confronti di Sean. Si parla del modo in cui lui ha distrutto ogni suo tentativo di autodeterminazione. Il racconto della poltrona è un esempio perfetto di come Maid riesca a raccontare il trauma attraverso gli oggetti e i gesti quotidiani, senza bisogno di spiegazioni esplicite o scene drammatiche eccessive.
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