Monologo femminile - Reese Witherspoon in \"Wild\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo finale di Wild è il momento in cui Cheryl Strayed, interpretata da Reese Witherspoon, raccoglie il senso del suo viaggio interiore ed esteriore. Dopo aver attraversato centinaia di chilometri sul Pacific Crest Trail, il cammino diventa una riflessione sulla sua vita, sui suoi errori e sulle lezioni che ha imparato. La voce narrante di Cheryl non cerca più giustificazioni né risposte definitive, ma accetta l’incertezza e la bellezza del suo percorso. Questo discorso è una sintesi della trasformazione della protagonista: una donna che ha smesso di lottare contro se stessa e ha imparato a lasciar fluire la vita.

Terre e riscoperte

MINUTAGGIO: 1:47:40-1:51:02

RUOLO: Cheryl Strayed
ATTRICE:
Reese Witherspoon
DOVE:
Netflix



INGLESE


There's no way to know what makes one thing happen and not another. What leads to what. What destroys what. What causes what to flourish. Or die. Or take another course. What if I forgive myself? What if I was sorry? But if I could go back in time, I wouldn't do a single thing differently. What if I wanted to sleep with every single one of those men? What if heroin taught me something? What if all those things I did were the things that got me here? What if I was never redeemed? What if I already was? It took me years to be the woman my mother raised. It took me four years, seven months and three days to do it. Without her. After I lost myself in the wilderness of my grief, I found my way out of the woods. And I didn't even know where I was going until I got there on the last day of my hike. Thank you, I thought over and over again, for everything the trail had taught me, and everything I couldn't yet know. How, in four years, I'd cross this very bridge. I'd marry a man in a spot almost visible from where I was standing. How, in nine years, that man and I would have a son named Carver, and a year later, a daughter named after my mother, Bobbi. I knew only that I didn't need to reach with my bare hands anymore. That seeing the fish beneath the surface of the water was enough. That it was everything. My life, like all lives, mysterious, irrevocable and sacred. So very close. So very present. So very belonging to me. How wild it was... to let it be. I'd rather be a sparrow than a snail Yes, I would If I could I surely would I'd rather be a hammer than a nail Yes, I would If I only could I surely would Away, I'd rather sail away Like a swan That's here and gone A man gets tied up to the ground He gives the world Its saddest sound I'd rather be a forest than a street Yes, I would If I could I surely would I'd rather feel the earth beneath my feet Yes, I would If I only could I surely would As the sun comes up As the moon goes down These heavy notions creep around It makes me think Long ago I was brought into this life A little lamb, a little lamb Courageous, stumbling Fearless was my middle name But somewhere there I lost my way Everyone walks the same Expecting me to step The narrow path they've laid They claim to walk unafraid I'll be clumsy instead Hold me, love me or leave me High Say keep within the boundaries If you want to play Say contradiction only makes it harder How can I be What I want to be? When all I want to do is strip away These stilled constraints And crush this charade Shred this sad masquerade I don't need no persuading I'll trip, fall, pick myself up and Walk unafraid I'll be clumsy instead Hold me, love me or leave me High.



ITALIANO


Non si può sapere perché accade una cosa e non un’altra. Quale forza ci guida, quale forza ci distrugge Qual forza ci fa crescere, o morire, o prendere un’altra strada. E se fossi riuscita a perdonarmi? Se mi fossi pentita? Ma se potessi tornare indietro non farei niente di diverso. Se avessi voluto fare sesso con tutti quegli uomini. Se l’eroina mi avesse insegnato qualcosa. Se fosse stato proprio ciò che ho fatto a portarmi qui. E se io non mi fossi mai riscattata. E se invece l’avessi già fatto? Non si è mai pronti per quello che ci aspetta: James Michener e Cheryl Strayed. Ci ho messo anni per essere la donna che mia madre voleva. Ci sono voluti quattro anni, sette mesi e tre giorni, senza di lei. Dopo di essermi persa nella selva del mio dolore ho ritrovato la strada per uscirne. Non sapevo nemmeno dove andavo quando sono arrivata là, al ponte degli Dei. Grazie, sarò eternamente grata per tutto ciò che quel viaggio mi ha insegnato, e per tutto ciò che non potevo sapere. Che quattro anni dopo avrei riattraversato quel ponte, che avrei sposato un uomo in un luogo vicinissimo a quello in cui mi trovavo. Che nove anni fa avremmo avuto un figlio che si chiama Carver, e un anno dopo una figlia che porta il nome di mia madre, Bobby. Sapevo solo che non c’era più bisogno di afferrare tutto a mani nude; che lasciar scorrere l’acqua del fiume era sufficiente. Che era tutto. La mia vita, come ogni vita, misteriosa, irripetibile e sacra. Così vicina. Così presente. Così pienamente mia. La vera sfida è vivere.

Wild

"Wild" (2014), diretto da Jean-Marc Vallée e con protagonista Reese Witherspoon, è un film basato sul libro autobiografico Wild: From Lost to Found on the Pacific Crest Trail di Cheryl Strayed. La storia segue Cheryl, una donna che decide di affrontare in solitaria il Pacific Crest Trail, un lungo e impegnativo percorso escursionistico che attraversa la costa occidentale degli Stati Uniti. Dopo un periodo difficile segnato dalla morte della madre, un matrimonio fallito e l’abuso di droghe, Cheryl sceglie di intraprendere questo viaggio per ritrovare se stessa. Il film alterna il cammino fisico della protagonista con flashback che rivelano gradualmente il suo passato: il rapporto con la madre Bobbi (Laura Dern), una figura centrale nella sua vita; il suo matrimonio con Paul; le scelte autodistruttive che l’hanno portata alla deriva. Durante il percorso, Cheryl affronta la fatica, la solitudine e i pericoli della natura, ma anche incontri che la aiutano a riflettere e a trovare una nuova direzione.

Analisi Monologo

Il monologo si muove su due livelli. Da un lato, Cheryl riflette sul passato, ponendosi domande che non hanno più bisogno di risposte: E se fossi riuscita a perdonarmi? Se mi fossi pentita?” Non è più alla ricerca di una redenzione esterna, né cerca di cancellare gli errori. Piuttosto, riconosce che tutto ciò che ha vissuto—le esperienze dolorose, le scelte sbagliate—è stato parte di un percorso che l’ha portata fino a quel momento.


La seconda parte del monologo si proietta nel futuro, ma senza il bisogno di controllarlo. Cheryl accetta il mistero della vita: Non sapevo nemmeno dove andavo quando sono arrivata là, al ponte degli Dei. La sua gratitudine non è per le risposte trovate, ma per il viaggio stesso, per tutto ciò che non poteva prevedere e che, comunque, l’ha portata a una nuova consapevolezza.

Il simbolismo del fiume è cruciale. L’idea di "afferrare tutto a mani nude rappresenta il modo in cui ha vissuto fino a quel momento, cercando disperatamente di trattenere ciò che inevitabilmente scivolava via. Ma ora capisce che “lasciar scorrere l’acqua del fiume era sufficiente”, un’immagine che esprime pienamente la sua evoluzione interiore.

Conclusione

Il monologo chiude il film con una nota di accettazione e pace. Cheryl ha imparato a convivere con il proprio passato senza lasciarsi definire da esso. La sua vita è misteriosa, irripetibile e sacra, non perché priva di sofferenza, ma perché è sua. Il film si chiude con la consapevolezza che la vera sfida non è sopravvivere alle difficoltà, ma trovare il coraggio di vivere, senza paura di ciò che verrà.

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