Monologo femminile - \"Royalteen - L'erede\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo arriva in un momento chiave del film: siamo oltre il punto di svolta emotivo, e Margrethe, sorella di Kalle, entra in scena non più come figura marginale ma come vera antagonista silenziosa. È un confronto privato tra due mondi incompatibili: Lena, ragazza con un passato difficile, e Margrethe, incarnazione di una monarchia rigida e sotto pressione.

Ricatto reale

MINUTAGGIO: 1:22:00-1:23:45

RUOLO: Principessa Margrethe

ATTRICE: Tommi Rose

DOVE: Netflix

ITALIANO

Quanti anni ha tuo figlio adesso? Due? O ancora no? E tu quanti ne avevi quando lo hai avuto? Sedici? Impressionante. Davvero impressionante. Ho toccato un nervo scoperto? Non temere. Ho parlato solo io con Guru. Kalle non sa nulla. E forse è meglio che continui a non sapere. Non intendo creare problemi, Lena. E' l'ultima cosa che voglio. Ma la mia famiglia è sull'orlo del baratro. E mia ma... la regina è malata. E se dobbiamo anche occuparci di una madre adolescente instabile, oltre che di tutto il resto, finiremo per crollare. E' per questo motivo che voglio che tu stia lontana da Kalle. Se non lo farai, dirò a tutti che non hai un fratello, bensì un figlio. E non sarà piacevole.

Royalteen

Il film ruota intorno a Lena, una ragazza che si trasferisce in una nuova città per ricominciare da zero. La sua intenzione è quella di lasciarsi alle spalle un passato complicato, che include errori legati al mondo dei social network. Fin da subito viene introdotta in una nuova cerchia di amicizie scolastiche, che è un po’ il cuore del dramma: in questo gruppo c’è anche Karl Johan, detto Kalle, il principe ereditario di Norvegia. Sì, letteralmente il futuro re.

Kalle non è solo il tipico “bello e dannato” da liceo, ma è anche costantemente sotto i riflettori della stampa scandalistica, con una reputazione piuttosto turbolenta, che comprende party, ragazze e qualche bicchiere di troppo. Quello che il film fa, però, è spingere lo spettatore a guardare oltre la superficie da copertina di tabloid: sia Lena che Kalle sono personaggi che portano addosso il peso di ciò che hanno fatto — o che gli altri pensano abbiano fatto.

Il tema portante non è tanto la storia d’amore in sé, quanto il modo in cui l’identità pubblica entra in conflitto con quella privata. Lena nasconde un passato molto più pesante di quello che le sue nuove compagne immaginano, un passato che ha a che fare con un errore social che le è costato l’isolamento e il giudizio. La relazione con Kalle la espone di nuovo: essere la ragazza del futuro re significa diventare oggetto di attenzione morbosa.

Nel frattempo, anche Kalle cerca di uscire da un’etichetta che non gli sta più bene. È un film che ragiona molto sul concetto di “colpa”: chi siamo dopo che abbiamo sbagliato? Possiamo cambiare? O siamo inchiodati a quello che abbiamo fatto?

Analisi Monologo

"Quanti anni ha tuo figlio adesso? Due? O ancora no? E tu quanti ne avevi quando lo hai avuto? Sedici? Impressionante." Margrethe parte con una domanda che in realtà è un’accusa travestita da cortesia. Non c’è curiosità vera, c’è controllo. L’uso del termine “impressionante” è passivo-aggressivo, un modo elegante per dire “inadatta”. Inizia con una finta neutralità che dura pochi secondi, giusto il tempo di entrare nella testa di Lena. "Ho toccato un nervo scoperto? Non temere. Ho parlato solo io con Guru. Kalle non sa nulla." Qui Margrethe gioca con la tensione. Fa capire che sa, ma anche che ha scelto – per ora – di non dire nulla. Mette Lena in una posizione di debito morale: “ti ho protetta, quindi ora mi devi qualcosa”. È il linguaggio della corte, fatto di sussurri e ricatti sottili.

"La mia famiglia è sull'orlo del baratro. E mia ma... la regina è malata." Questa è la crepa nel monolite. È il momento in cui Margrethe mostra, quasi per errore, una fragilità autentica. La sua voce si incrina solo un attimo, ma basta a suggerire che il vero motore del suo comportamento è la paura. Non l’odio per Lena, ma il terrore di vedere crollare tutto ciò che ha sempre considerato intoccabile. "Se dobbiamo anche occuparci di una madre adolescente instabile... finiremo per crollare." L’accusa torna, ma stavolta è ancora più brutale. “Instabile” è una parola carica: non dice solo “sei giovane”, dice “sei un rischio pubblico”. In questa frase c’è tutto il peso di un sistema – la monarchia – che non sa più reggere la complessità del presente e si rifugia nel controllo, nella repressione, nel sacrificio degli “elementi disturbanti”. "Se non lo farai, dirò a tutti che non hai un fratello, bensì un figlio." È qui che il guanto cade. Il ricatto è esplicito. E la violenza emotiva tocca il suo apice. È un monologo che non lascia vie d’uscita: o Lena accetta di sparire dalla vita di Kalle, o pagherà un prezzo pubblico. E qui capiamo che Margrethe non è semplicemente cattiva: è figlia di un sistema che pretende perfezione, anche quando richiede crudeltà.

Conclusione

Questo monologo è la sintesi perfetta del conflitto centrale del film: da una parte l’amore libero, imperfetto, pieno di passato e di verità scomode; dall’altra l’immagine, la monarchia, il protocollo. Margrethe è il volto freddo del potere che non può permettersi debolezze, mentre Lena rappresenta l’irruzione della realtà nella favola.

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