Monologo femminile - Marianne in \"Scene da un matrimonio\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Marianne è uno dei momenti più intensi di Scene da un matrimonio e rappresenta una confessione cruda e dolorosa sulla sua sofferenza dopo l’abbandono da parte di Johan. È una riflessione sulla perdita, sulla rabbia repressa e sul tentativo di ricostruire la propria identità attraverso relazioni e distrazioni che, non riescono a colmare il vuoto lasciato da lui.

Confessioni dolorose

MINUTAGGIO

RUOLO: Marianne

ATTRICE: Liv Ullmann

DOVE: Amazon Prime Video

ITALIANO

Non sono in collera, ma mi viene da piangere. Il mio difetto è che non so arrabbiarmi. Un giorno vorrei adirarmi così terribilmente come a volte avrei motivo di fare. Credo che questo cambierebbe la mia vita. (Pausa) Ma in effetti non riguarda il nostro caso. (Sospira leggermente) Quando mi hai abbandonata avevo in mente un pensiero solo: morire! Quella mattina andavo in giro smarrita, ed era ancora buio. Pensavo che non sarei sopravvissuta a quel colpo. In un improvviso accesso di furia vendicativa volevo che morissero anche le bambine. Ma poi Caterina si svegliò, si sentiva male, aveva la febbre e rigettò. Fu una santa cosa, te lo dico io. Poi le scoppiò la rosolia, e fu quanto di meglio poteva accadere. Perché stette davvero molto male. Dopo le venne anche la polmonite. Così io fui impegnata ogni sera e ogni notte, e di giorno dovevo svolgere il mio lavoro allo studio. Perciò non avevo tempo di pensare. Poi mi venne l'ulcera allo stomaco, e fu una buona cosa, ma mi sentivo molto male. (Pausa) Passarono così delle settimane. E poi incontrai il dottore a un pranzo. Non era affatto un tipo molto attraente, ma mi corteggiava e parlava con me di me. Così andai da lui. Dopo ci sono stati alti e bassi, se devo essere sincera. C'è stato un periodo in cui mi trovavo in una eccitazione erotica quasi folle. Mi procurai perfino un apparecchio per massaggi e lessi delle pubblicazioni pornografiche per alleggerire la tensione, ma non feci altro che peggiorare la situazione. Niente mi riusciva di aiuto. Sai perché? Ero troppo legata a te. Così, ogni volta che mi trovavo a letto con qualcun altro, pensavo solo a te. Ti dico questo non per darti dei rimorsi, ma solo per farti vedere come stavano veramente le cose. Tu hai voluto che fossi sincera. Ero stanca di quegli uomini, non soltanto a letto. Alle volte anzi ci trovavo perfino piacere, specialmente se ero un po' brilla. Ero stanca pure delle loro ciarle. Tu ed io ci siamo sempre trovati così bene insieme, quando chiacchieravamo, quando chiosavamo o quando stavamo in silenzio. Ero stanca dei loro cicalecci, dei loro corpi, dei loro movimenti. Mi sembrava si rendessero ridicoli, e mi facevano pena. (Pausa di riflessione) L'insieme era molto umiliante, in verità. (Altra pausa) Sì, e allora ho incontrato Davide, e con lui è stato un po' diverso. Oltretutto, era più giovane di me e molto ingenuo. Comunque, era diverso da tutti gli altri. E poi aveva un carattere focoso. Mi riusciva difficile difendermi, e fu così che in effetti mi innamorai di lui. Era gentile, affettuoso, pieno di premure; privo di scrupoli e violento solo in un campo. Così finii per rimanerne incantata, devo confessarlo. Ed era tanto carino con le bambine. Ci trattenevamo molto piacevolmente insieme, e le bambine gli volevano bene. La cosa non era tanto cattiva, ed io cominciai a dimenticarti.

Scene da un matrimonio

Scene da un matrimonio (1974) di Ingmar Bergman è uno dei film più intensi e realistici mai realizzati sulle dinamiche di coppia. Il film è stato originariamente concepito come una miniserie in sei episodi per la televisione svedese e successivamente montato in una versione cinematografica di circa tre ore. La storia segue Johan (Erland Josephson) e Marianne (Liv Ullmann), una coppia borghese apparentemente felice, sposata da dieci anni. Lui è un professore di psicologia, lei un'avvocatessa divorzista. La loro relazione sembra solida, ma in realtà è costruita su una serie di meccanismi di convenienza e autoinganno. Nel corso del film, assistiamo alla progressiva disgregazione del loro matrimonio. Johan confessa di avere una relazione con una donna più giovane e decide di lasciare Marianne. Da qui inizia un lungo percorso fatto di confronti, tensioni e riavvicinamenti che attraversano anni della loro vita. Nonostante il divorzio, i due rimangono legati da una connessione profonda e complessa, oscillando tra amore, odio, dipendenza emotiva e tentativi di trovare una nuova forma di equilibrio.

Analisi Monologo

Marianne apre il suo discorso con un’osservazione su se stessa: "Il mio difetto è che non so arrabbiarmi". Questo dettaglio è mostra il suo problema principale: un'incapacità di esprimere e vivere il conflitto. Marianne non si concede il lusso della rabbia, la reprime, e questa repressione la consuma dall’interno. Segue poi il racconto del momento in cui Johan l’ha lasciata, descritto con una brutalità quasi documentaristica. L’idea della morte, il desiderio impulsivo e distruttivo che anche le figlie muoiano con lei: pensieri terribili, ma umanamente autentici, perché raccontano l’istinto di annientamento che può scaturire da una perdita improvvisa. Il dolore viene anestetizzato dall’azione, dal dover fare qualcosa.


Il passaggio sulla sua relazione con il medico introduce un nuovo livello di solitudine. Marianne cerca conforto in un altro uomo, ma quello che emerge è la sua insoddisfazione profonda: "Ero troppo legata a te". Anche nel tentativo di ritrovare una normalità affettiva e sessuale, Johan è sempre presente nella sua mente, rendendo ogni relazione un confronto perdente. È interessante notare come Marianne parli del sesso con una franchezza insolita per un personaggio femminile in un film degli anni '70, menzionando persino la lettura di materiale pornografico e l’uso di strumenti per il piacere. Ma questa ricerca di sollievo non porta risultati: il suo attaccamento emotivo a Johan è più forte di qualsiasi stimolo fisico.


Il senso di frustrazione diventa evidente quando dice: "Ero stanca di quegli uomini, non soltanto a letto. Alle volte anzi ci trovavo perfino piacere, specialmente se ero un po' brilla." Qui Bergman mostra il lato più malinconico del suo cinema: il piacere fisico come palliativo, il dialogo con gli altri uomini come vuoto riempito con parole inutili. Marianne e Johan, nonostante tutto, avevano una sintonia intellettuale ed emotiva che lei non riesce a ritrovare altrove.


L’incontro con Davide sembra essere una svolta: è più giovane, ingenuo, e con lui Marianne riesce a sentirsi di nuovo viva. Eppure, la sua descrizione dell’amore per Davide non ha l’intensità della disperazione con cui parlava della sua relazione con Johan. È un amore più razionale, più costruito, meno viscerale. Nonostante questo, è con lui che inizia a dimenticare Johan, segno che il tempo e l’esperienza la stanno portando lentamente a una forma di indipendenza.

Conclusione

Questo monologo è il cuore emotivo del personaggio di Marianne. È il punto in cui, pur non avendo ancora una piena autonomia emotiva, comincia a prendere coscienza della propria sofferenza e della propria evoluzione. Marianne è una donna che ha attraversato il dolore, la solitudine e il senso di umiliazione, e che ora riesce a raccontarlo con lucidità.

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