Monologo - Simona Tabasco in \"Ma chi ti conosce\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Il monologo di Silvia in "Ma chi ti conosce?" è uno dei momenti più toccanti e significativi del film, capace di sintetizzare il cuore del conflitto emotivo tra i due protagonisti. In questa scena, Silvia affronta Alessio con una lucidità e una profondità che mettono in luce non solo la complessità del loro rapporto, ma anche i temi centrali della storia: l’amore come connessione unica e irripetibile, il dolore del tradimento, e il difficile equilibrio tra perdono e dignità personale.

NON POSSIAMO

MINUTAGGIO: 1:32:00-1:33:34

RUOLO: Silvia

ATTRICE: Simona Tabasco
DOVE: Netflix



ITALIANO


Dato che non la smetti, ora ti spiego perché non posso perdonarti. La notte della sagra tu mi avevi promesso che saresti stato un cavaliere. Io non te ne faccio una colpa. Anch’io ho la mia parte di responsabilità. Manuela mi ha consigliato di raccontarti perché tu mi abbia fatto soffrire, ma si sbaglia, non serve dirti nulla. Eravamo connessi. E per quanto sia orribile pensarci ora, c’è stato un tempo in cui avevi accesso diretto al mio cuore. Tu sapevi benissimo cosa stavo provando in quel momento. Ero innamorata. Come te. Noi avevamo quello che tutti desiderano. Ciò che le persone rincorrono una vita intera. Magari senza nemmeno trovarlo. Ecco perché non posso perdonarti.

MA CHI TI CONOSCE?

"Ma chi ti conosce?" è una commedia romantica italiana che mescola leggerezza e mistero, giocando con il tema del destino e della reincarnazione per raccontare una storia d’amore fuori dagli schemi. La trama ruota attorno a Silvia, una talentuosa violinista che sogna di diventare primo violino in un’orchestra prestigiosa, e Alessio, un muratore romano che ha lasciato la Capitale per cercare nuove opportunità in una città del Nord Italia. I due provengono da mondi apparentemente opposti: Silvia è precisa, perfezionista e profondamente legata alla disciplina musicale, mentre Alessio è spontaneo, verace e guidato da un senso pratico che lo porta a vivere la vita giorno per giorno. Il loro incontro avviene in modo casuale ma significativo, durante un episodio che sembra avere poco di romantico: Alessio viene incaricato di effettuare dei lavori di ristrutturazione nella sala prove di Silvia. Da subito, le loro differenze caratteriali creano situazioni comiche e tensioni, con dialoghi vivaci che riflettono le loro personalità agli antipodi. Entrambi iniziano a percepire una forza inspiegabile che li avvicina, come se un legame invisibile li spingesse a trascorrere sempre più tempo insieme.


Man mano che la loro relazione si sviluppa, eventi misteriosi iniziano ad accadere. Silvia si accorge di sognare momenti che non ha mai vissuto, in epoche storiche diverse, mentre Alessio trova un antico medaglione tra le macerie di un edificio che sembra essere legato a lei. Questi dettagli li conducono a scoprire che la loro attrazione non è casuale: sono intrappolati in un ciclo di vite passate in cui si sono sempre incontrati e innamorati. Ogni volta, però, la loro storia è finita tragicamente, costringendoli a ricominciare in un'altra epoca. Decisi a rompere il ciclo, Silvia e Alessio si lanciano in una ricerca tra archivi storici, antichi manoscritti e leggende locali per capire come spezzare l'incantesimo che li lega. Nel farlo, scoprono di essere non solo protagonisti della loro storia d'amore, ma anche custodi di una melodia incompiuta composta da Silvia in una vita precedente, che potrebbe essere la chiave per liberarsi dalla loro maledizione.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo di Silvia è un momento di grande intensità emotiva nel film, che mette in luce il conflitto interiore del personaggio e la complessità della relazione con Alessio. Silvia si rivolge ad Alessio con un misto di dolore e chiarezza, mostrando che, nonostante la sofferenza, ha raggiunto un livello di consapevolezza rispetto al passato. Non si tratta di uno sfogo impulsivo, ma di un momento in cui Silvia si ferma per analizzare e spiegare con lucidità i motivi della sua decisione.


La "notte della sagra" è un punto di riferimento cruciale per entrambi, un evento simbolico che rappresenta una promessa tradita. Silvia riconosce la propria parte di responsabilità, ma al tempo stesso sottolinea come la loro connessione emotiva unica avrebbe dovuto renderlo consapevole del dolore che le stava causando. Il cuore del monologo risiede nella frase: "Eravamo connessi. E per quanto sia orribile pensarci ora, c’è stato un tempo in cui avevi accesso diretto al mio cuore." Qui Silvia descrive un legame che va oltre le parole e le azioni. Non si parla solo di amore, ma di una sintonia profonda, quasi soprannaturale, che richiama il tema centrale del film: il loro legame attraverso le epoche.


Questa connessione è presentata come qualcosa di raro e prezioso: "Avevamo quello che tutti desiderano. Ciò che le persone rincorrono una vita intera." Questo innalza il livello del conflitto: la perdita di un sentimento così unico rende il tradimento ancora più devastante. Silvia affronta un dilemma universale: perdonare chi ci ha feriti o lasciare che il dolore ci separi. La sua scelta di non perdonare non nasce dalla rabbia, ma dalla consapevolezza che Alessio, pur conoscendo la profondità del loro legame, ha infranto qualcosa di irreparabile.


La frase: "Ecco perché non posso perdonarti." è una presa di posizione: Silvia riconosce il valore del loro amore e proprio per questo non può accettare che venga ridotto a qualcosa di tradito.

CONCLUSIONE

Questo monologo rappresenta un microcosmo del film stesso: un viaggio emotivo che mescola amore, sofferenza e riflessione. Attraverso parole semplici ma potenti, Silvia esprime la difficoltà di chiudere con un sentimento che, pur essendo stato straordinario, è stato anche profondamente ferito. La scena diventa così il momento in cui il personaggio prende il controllo del proprio destino, scegliendo di non lasciarsi sopraffare dal dolore, ma di trasformarlo in consapevolezza.

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