Monologo femminile teatrale - Polly canta \"Jenny dei Pirati\" in \"L'opera da tre soldi\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

"Jenny dei pirati", uno dei momenti più iconici de L’Opera da tre soldi, racchiude il cuore tematico dell'opera. Cantata da Polly, la canzone dà voce al sogno di riscatto e vendetta di una cameriera apparentemente sottomessa e invisibile, ma in realtà dotata di un immaginario esplosivo e ribelle. Attraverso una narrazione progressiva e un linguaggio semplice ma evocativo, la canzone svela l’ambizione di chi vive ai margini e lancia un’accusa contro le ingiustizie sociali.

E una nave otto vele...

1.


Lor signori vedono: oggi sciacquo i bicchieri
e per tutti li faccio il letto.
E se mi danno un penny io ringrazio fra i denti
e son piena di cenci in un albergo di cenci
e loro non sanno chi sono.
Ma una certa sera si udrà un vociare giù dal porto
e: che sono queste grida? Si dirà.
E io sorriderò in mezzo ai miei bicchieri
e diranno: perché ride? Perché?
E una nave a otto vele
e cinquanta cannoni
alla fonda starà.

2.


Mi dicono: và, piccola, risciacqua i tuoi bicchieri
e qualcuno mi allunga un penny.
E il penny viene preso e qualche letto vien rifatto
(ma nessuno potrà più dormirci quella notte)
e ancora di me non sanno niente.
Perché quella sera ci sarà un parapiglia giù al porto
e: che cos'è questo subbuglio? Si dirà.
E io sorriderò dietro la mia finestra
e diranno: perché ride così?
E la nave a otto vele
dai cinquanta cannoni
spara sulla città!

3.

Oh, allora smettere di ridere, signori,
perché tutto intorno a voi cadrà,
la città sarà spianata, le muraglie crolleranno,
solo un infinito alberguccio sarà immune da ogni
danno.
E diranno: ma lì, chi ci sta?
E tutta quella notte ci sarà un vociare lì d’intorno
e: perché l'albergo è salvo? Si dirà.
E al mattino mi vedranno sulla soglia
e diranno: guarda, c'era lei!
E la nave a otto vele
e cinquanta cannoni
il pavese alzerà!


4.


E a mezzogiorno in centro discenderanno e a riva
li vedrete avanzare nell'ombra,
e prenderanno tutti, una porta dopo l'altra
e li incateneranno e me li porteranno
e diranno: chi dobbiamo ammazzare?
E a metà di quel giorno sarà silenzio al porto
quando chiedono: chi muore, adesso?
E allora la mia voce dirà: tutti!
E opplà! Ad ogni testa che va giù.
E la nave a otto vele
e cinquanta cannoni
con me salperà.

L'opera da tre soldi

"L'Opera da tre soldi" (Die Dreigroschenoper) è un'opera teatrale di Bertolt Brecht con musiche di Kurt Weill, scritta nel 1928. È un'opera profondamente influenzata dal teatro epico di Brecht e rappresenta una critica corrosiva della società capitalista e delle sue ipocrisie. Il testo prende spunto da The Beggar’s Opera di John Gay (1728), ma lo trasporta in un contesto moderno e pungente.


La storia si svolge nella Londra vittoriana, ma è intrisa di atmosfere che sembrano più vicine a una città corrotta e senza tempo. Al centro della vicenda c’è Mackie Messer (conosciuto anche come Mack the Knife), un affascinante e spietato criminale che opera in un mondo di truffe, prostituzione e crimine.


L’opera inizia con un prologo musicale che introduce Mackie Messer, descritto come un bandito elegante ma pericoloso. Mackie si è appena sposato con Polly Peachum, figlia di Jonathan Peachum, il proprietario di un’impresa di mendicanti. Peachum non è altro che un manipolatore che sfrutta i poveri per arricchirsi, distribuendo costumi e posti in città dove i mendicanti possono lavorare, a patto di dargli una percentuale. Quando Peachum scopre il matrimonio della figlia, decide di rovinare Mackie, considerandolo un pericolo per i suoi affari. La moglie di Peachum, Celia, si unisce al piano, e la coppia corrompe le autorità per far arrestare Mackie.


Nel frattempo, Polly dimostra di essere più scaltra di quanto sembri, prendendo il controllo delle operazioni criminali di Mackie in sua assenza.

Mackie viene tradito e arrestato, ma riesce a fuggire grazie alla complicità di Lucy, la figlia del capo della polizia, che è innamorata di lui. Polly e Lucy, entrambe innamorate di Mackie, si affrontano in un confronto drammatico, ma alla fine è evidente che Mackie usa le donne per i suoi scopi senza provare vero affetto. Intanto, Peachum organizza una manifestazione di mendicanti per sabotare l'incoronazione della regina, sperando di usare il caos per forzare un intervento contro Mackie. Mackie viene nuovamente catturato e condannato a morte. Nell’ultimo momento, però, un messaggero della regina lo salva, garantendogli non solo la libertà ma anche un titolo nobiliare e una pensione. Questo finale ironico sottolinea l’assurdità e l’ingiustizia del sistema sociale.


L’opera è una satira sociale che smaschera il cinismo e l’ipocrisia della società borghese, mostrando come crimine e capitale siano due facce della stessa medaglia. Attraverso personaggi moralmente ambigui, Brecht suggerisce che nessuno è davvero innocente in un sistema in cui il denaro domina ogni aspetto della vita.


Le musiche di Kurt Weill, tra cui l’iconica “Mack the Knife” (Die Moritat von Mackie Messer), sono fondamentali per il tono dell’opera, oscillando tra il cabaret, il jazz e lo stile operistico. "L'Opera da tre soldi" punta a far riflettere lo spettatore sulle strutture sociali e sulle dinamiche del potere. La sua ironia tagliente e il suo approccio innovativo la rendono un’opera seminale nel teatro moderno.

Analisi Monologo

"Jenny dei pirati", cantata da Polly nell'"Opera da tre soldi", è una dichiarazione di rivolta, travestita da fantasia di potere, che sovverte i ruoli sociali tradizionali e mette a nudo la tensione tra oppressi e oppressori.

Il monologo-canzone è suddiviso in quattro strofe, ciascuna rappresenta una fase del sogno di emancipazione e vendetta di Jenny, una cameriera apparentemente sottomessa e anonima.


Attraverso la canzone, vediamo un crescendo immaginativo:


Prima strofa: Introduce il contesto di oppressione. Jenny è una figura invisibile agli occhi della società, relegata a un ruolo servile. Ma la sua mente progetta un evento dirompente: una nave a otto vele e cinquanta cannoni si avvicina al porto, simbolo del potere che lei sogna di esercitare.

Seconda strofa: Il tono si fa più minaccioso. La nave non è più solo un'immagine lontana, ma inizia a interagire con la città, portando distruzione e caos. Jenny, che fino a quel momento è stata spettatrice della sua stessa vita, immagina di ridere alle spalle dei suoi oppressori.

Terza strofa: La fantasia raggiunge il culmine. Jenny si erge come figura intoccabile, l’unica sopravvissuta nel suo piccolo alberguccio mentre la città viene rasa al suolo. Questo riflette il desiderio di affermare la propria superiorità morale e la propria centralità in un mondo che l’ha ignorata.

Quarta strofa: La fantasia si trasforma in un delirio di potere totale. Jenny non è solo la salvata, ma diventa la comandante, la giudice che decide la sorte di tutti. Il grido finale, "Tutti!", rappresenta l’annientamento simbolico dell’intera società.


Jenny rappresenta i più deboli e gli invisibili della società: coloro che lavorano in silenzio, ignorati dai potenti. Ma la sua fantasia di rivolta esprime un desiderio universale di rovesciamento delle gerarchie. La nave a otto vele e i cinquanta cannoni incarnano la forza che Jenny non possiede nella realtà, ma che immagina per ribaltare il sistema. La metafora della nave non è casuale: rappresenta libertà, ma anche potere distruttivo. È un simbolo anarchico, che minaccia la stabilità dell'ordine borghese.

Jenny sfrutta il fatto di essere sottovalutata dai suoi oppressori. Nella realtà, lei è solo "una che sciacqua bicchieri". Ma è proprio nella sua posizione marginale che cova una ribellione che nessuno sospetta.


Questo rovesciamento delle aspettative riflette il tema centrale dell’opera: la falsità delle apparenze e la complicità della società nel mantenere lo status quo. Il desiderio di distruzione che permea la canzone è centrale per comprendere il tono brechtiano. La vendetta di Jenny non è solo contro coloro che l’hanno direttamente oppressa, ma è universale: il "Tutti!" è una condanna collettiva. È una critica a un sistema sociale in cui non ci sono innocenti, ma tutti sono complici.


Jenny è un personaggio complesso: da un lato incarna il desiderio umano di riscatto, dall’altro rivela una vena di spietatezza che non la rende meno ambigua degli stessi oppressori. È sia vittima che carnefice in potenza. Questo doppio ruolo la colloca perfettamente nell’universo di Brecht, dove i personaggi non sono mai completamente buoni o cattivi, ma strumenti per rivelare le contraddizioni della società.

Conclusione

"Jenny dei pirati" è la rappresentazione perfetta dell’estetica brechtiana: un pezzo che non punta a intrattenere, ma a far riflettere. Attraverso il sogno di distruzione e potere di Jenny, Brecht e Weill denunciano un sistema sociale che schiaccia gli individui e li costringe a sognare la distruzione per potersi affermare. L’immagine della nave a otto vele e cinquanta cannoni diventa simbolo di un potenziale di ribellione che non può essere ignorato. Anche se il sogno di Jenny non si realizza, il suo monologo resta un grido di protesta, un invito a guardare oltre le apparenze e a riconoscere l’umanità e la forza di chi vive nelle pieghe del sistema.

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