Monologo femminile teatrale - la fiala di Giulietta in \"Romeo e Giulietta\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Giulietta, tratto dall'Atto IV, scena III di "Romeo e Giulietta", è uno dei momenti più intensi e psicologicamente complessi della tragedia. In questa scena, Giulietta si prepara a bere la pozione offertale da Fra' Lorenzo, che dovrebbe farla sembrare morta per sfuggire al matrimonio con Paride e ricongiungersi con Romeo. Il monologo offre una profonda introspezione nei pensieri e nelle paure della giovane protagonista, mostrando la sua vulnerabilità, il suo coraggio e il conflitto interiore. Questo discorso rappresenta una svolta cruciale nella trama, segnando il passaggio dal piano strategico alla realizzazione della fuga.

Fiala, vieni a me

Sola, devo essere sola per recitare la mia lugubre scena.
Vieni, o fiala!
E se questa mistura non agisse?
Allora, sarei sposa domattina?
E se fosse un veleno che il frate avesse preparato con astuzia
per farmi morire,
piuttosto che avere disonore da queste nozze,
perché proprio lui mi aveva già unita con Romeo?
E se mi svegliassi nella tomba prima dell’arrivo di Romeo?
Non resterei soffocata nel sepolcro,
in quella bocca fetida ove non entra un soffio d’aria pura
e non morrei là prima che giunga il mio Romeo?
E se resto viva non può darsi
che l’orribile pensiero della morte e della notte nell’antica cripta,
dove si alzano in cumuli le ossa dei miei antenati,
non può darsi che svegliandomi troppo presto
in mezzo al nauseabondo lezzo di morte e a urla lamentose,
io diventi pazza fra questi terrori sovrumani?
E così pazza da mettermi a giocare con le ossa dei miei padri?
E non strapperò dal sudario le membra di Tebaldo?
Ecco mi pare di scorgere l’ombra di mio cugino inseguire Romeo!
Romeo! Romeo, ecco, bevo per te.

Romeo e Giulietta

La trama di "Romeo e Giulietta", capolavoro di William Shakespeare, è una tragedia che racconta la storia di un amore proibito e del conflitto tra due famiglie rivali, i Montecchi e i Capuleti, nella città di Verona. La vicenda si apre con una rissa tra i servi delle due famiglie, che sottolinea l'odio profondo tra Montecchi e Capuleti. Il Principe di Verona interviene per fermare la lotta, minacciando di condannare a morte chiunque osi ancora disturbare la pace. Nel frattempo, Romeo Montecchi, innamorato di Rosaline, è triste perché il suo amore non è corrisposto. I suoi amici, Mercuzio e Benvolio, lo convincono a partecipare di nascosto a un ballo mascherato organizzato dai Capuleti, per distrarlo e fargli incontrare altre ragazze.


Al ballo, Romeo incontra Giulietta Capuleti, e i due si innamorano a prima vista. Solo dopo scoprono di appartenere alle famiglie nemiche, ma il loro amore è già sbocciato.

Romeo si introduce segretamente nel giardino dei Capuleti e assiste Giulietta mentre confessa il suo amore per lui sul balcone. I due decidono di sposarsi in segreto, convinti che il loro amore possa superare l'odio tra le famiglie. Con l'aiuto di Fra' Lorenzo, che spera di portare pace tra i Montecchi e i Capuleti, i giovani amanti si uniscono in matrimonio. Il giorno dopo il matrimonio, scoppia una nuova rissa tra Tebaldo, cugino di Giulietta, e Mercuzio, amico di Romeo. Nonostante i tentativi di Romeo di evitare il conflitto, Tebaldo uccide Mercuzio. Preso dalla rabbia, Romeo vendica l’amico uccidendo Tebaldo. Il Principe di Verona, venuto a sapere dell’accaduto, decide di esiliare Romeo da Verona come punizione.


Romeo e Giulietta trascorrono insieme la loro prima e ultima notte di nozze prima che Romeo parta per Mantova. Nel frattempo, i Capuleti, ignari del matrimonio segreto, decidono di far sposare Giulietta con il conte Paride. Giulietta, disperata per la situazione, si rivolge a Fra' Lorenzo, che le propone un piano audace: le darà una pozione che la farà sembrare morta per 42 ore. Durante questo tempo, lei verrà sepolta nella tomba di famiglia, e Romeo sarà avvisato del piano per poterla raggiungere e fuggire insieme. Giulietta accetta e beve la pozione la notte prima delle nozze con Paride. La mattina seguente, la famiglia Capuleti scopre con orrore il corpo apparentemente senza vita di Giulietta e la seppellisce nella cripta.


Il messaggio di Fra' Lorenzo non arriva a Romeo a causa di un imprevisto. Romeo, invece, viene a sapere della morte di Giulietta tramite un servo e, distrutto dal dolore, acquista un veleno per togliersi la vita. Si reca alla cripta dei Capuleti e, trovando il corpo di Giulietta, beve il veleno e muore accanto a lei. Poco dopo, Giulietta si risveglia e trova Romeo morto. Incapace di vivere senza di lui, si trafigge con il pugnale di Romeo. Le due famiglie, sconvolte dalla tragedia, si riuniscono sulla scena e, commosse dalla devastazione causata dal loro odio, decidono di fare pace.

Analisi Monologo

Il monologo di Giulietta rappresenta uno dei momenti più intensi e psicologicamente complessi di Romeo e Giulietta di Shakespeare. È un passaggio che esplora il conflitto interiore del personaggio, mostrando la sua umanità e la vulnerabilità che accompagna una decisione così estrema. La potenza di questo monologo non risiede solo nelle parole, ma anche nei silenzi, nelle pause e nel modo in cui l’attrice può trasmettere il tumulto emotivo di Giulietta.


Giulietta ha appena ricevuto dal frate Lorenzo la fiala contenente la pozione che simulerà la sua morte, permettendole di evitare il matrimonio forzato con Paride e di riunirsi con Romeo. Questo monologo avviene nella solitudine della sua stanza, lontana da occhi indiscreti, dove la giovane è costretta a fare i conti con le proprie paure e i propri dubbi. Giulietta, appena adolescente, si ritrova a prendere una decisione che richiede un coraggio straordinario: ingerire una sostanza sconosciuta, fidandosi ciecamente del piano del frate e sperando che Romeo arrivi in tempo per salvarla.

Il monologo segue un arco emotivo crescente, che attraversa diversi stadi psicologici: dal dubbio iniziale, alla paura, fino alla decisione definitiva. Ogni passaggio è scandito da immagini potenti e suggestive, che riflettono il caos emotivo di Giulietta. "Sola, devo essere sola per recitare la mia lugubre scena." La solitudine è il tema chiave di questa apertura. Giulietta sottolinea di essere sola, fisicamente ed emotivamente. Questo momento non può essere condiviso con nessuno: è una prova che deve affrontare da sé. La parola lugubre preannuncia il tono oscuro del monologo, quasi come se Giulietta fosse consapevole della tragicità del destino che la attende.


"E se questa mistura non agisse?" Giulietta si pone la prima di molte domande, manifestando il timore che il piano del frate possa fallire. È una riflessione pragmatica, razionale, che rappresenta il primo stadio di incertezza. "E se fosse un veleno?"
A questo punto, il dubbio si trasforma in paranoia. Giulietta considera la possibilità che il frate Lorenzo possa averla ingannata, dandole intenzionalmente una pozione mortale. Questo pensiero rivela il suo terrore di essere tradita da una figura in cui aveva riposto fiducia. È un momento cruciale per comprendere quanto il mondo degli adulti appaia ambiguo e minaccioso agli occhi di una giovane come Giulietta.


"E se mi svegliassi nella tomba prima dell’arrivo di Romeo?" Da qui inizia una discesa nell’orrore. Giulietta immagina di svegliarsi nella cripta della famiglia Capuleti, circondata dai cadaveri dei suoi antenati. Shakespeare utilizza un linguaggio fortemente sensoriale per immergere lo spettatore in questo incubo: la bocca fetida, il lezzo di morte, le ossa dei miei antenati. Questo passaggio evidenzia una paura primordiale: quella di essere intrappolati vivi, in uno spazio oscuro e senza via d’uscita. "Io diventi pazza fra questi terrori sovrumani?" La paura della morte si intreccia con il timore di perdere la ragione. Giulietta immagina se stessa impazzire, giocare con le ossa dei suoi avi, strappare le membra di Tebaldo dal sudario. Questa è una delle immagini più viscerali del monologo, un simbolo della dissoluzione del confine tra vita e morte, tra razionalità e caos. L'ombra di Tebaldo che insegue Romeo rappresenta l'apice di questa visione delirante: il passato (Tebaldo) e il futuro (Romeo) si scontrano in una mente consumata dall’angoscia.


"Romeo! Romeo, ecco, bevo per te." Nonostante tutti i timori, Giulietta sceglie di agire. È un momento che unisce amore e disperazione: Giulietta decide di affrontare la morte per amore, un gesto che sottolinea l’intensità del legame tra i due amanti. La ripetizione del nome di Romeo è significativa: è il suo pensiero fisso, l’unica ancora di salvezza in un mare di dubbi e paure.

Conclusione

Questo monologo di Giulietta è un momento di straordinaria intensità drammatica che rivela la profondità emotiva del personaggio. La giovane donna si confronta con le sue paure più oscure, bilanciando il desiderio di vita con la possibilità della morte. La sua decisione finale di bere la pozione dimostra una crescita emotiva e un coraggio straordinario, trasformando Giulietta da un’innamorata ingenua a una figura tragica capace di affrontare l’ignoto.

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