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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo è uno dei momenti più rivelatori della personalità di Lydia Tár. La scena avviene in un contesto intimo e didattico: Lydia sta spiegando il concetto di tempo nella direzione d’orchestra. Tuttavia, come spesso accade nei suoi discorsi, il significato va oltre la musica. Il tempo, qui, non è solo una questione tecnica, ma un’estensione della sua autorità, del suo controllo assoluto.
MINUTAGGIO: 11:31-12:41
RUOLO: Lydia Tar
ATTRICE: Cate Blanchett
DOVE: Netflix
INGLESE
But time is the thing. Time is the essential piece of interpretation. You cannot start without me. I start the clock. My left hand shapes, but my right hand, the second-hand, marks time and moves it forward. However, unlike a clock, sometimes my second-hand stops... which means time stops. The illusion is that, like you, I’m responding to the orchestra in real-time, and making a decision about the right moment to restart the thing, or reset it... or throw time out the window altogether. The reality is that from the very beginning... I know precisely what time it is, and the exact moment we will arrive at our destination together. The only real discovery for me is in the rehearsal, never the performance.
ITALIANO
Tenere il tempo non è così facile. Il tempo è centrale. Il tempo è… è la parte fondamentale della interpretazione. Non si può cominciare senza di me. Io avvio l’orologio. Dunque la mia mano sinistra dà fa la forma; ma la mia mano destra, la seconda, marca il tempo e lo fa andare avanti. Ma a differenza di un orologio a volte la mia seconda mano si ferma. Il che vuol dire che il tempo si ferma. Ora l’illusione è che, come con voi, io risponda all’orchestra in tempo reale, decidendo quale è il tempo giusto per far ripartire le lancette, o spostarle, o ignorare completamente il tempo. La realtà è che fin dal primissimo istante io so esattamente che momento è, e so l’esatto momento in cui lei e io arriveremo a destinazione, insieme. Vede, la sola vera scoperta per me è durante le prove. Mai, mai durante la destinazione.
“TÁR” di Todd Field è un film che scava nella psiche di un personaggio straordinario e controverso: Lydia Tár, direttrice d’orchestra di fama mondiale, interpretata da Cate Blanchett. La storia è un'immersione nel mondo della musica classica, un ambiente rigidamente strutturato e carico di dinamiche di potere, e segue la protagonista mentre il suo regno inizia a sgretolarsi sotto il peso di accuse e scandali. Il film ci introduce a Lydia Tár all’apice della carriera: è la prima donna a dirigere la prestigiosa orchestra di Berlino, ha un’agenda fitta di impegni, un’autobiografia in uscita e una registrazione in programma della Quinta Sinfonia di Mahler, un traguardo simbolico per ogni direttore. Il mondo la venera, la critica la esalta. Il controllo è il suo strumento principale, tanto nella musica quanto nei rapporti umani.
Ma sotto la superficie si avvertono tensioni. Tár è carismatica, geniale, ma anche manipolatrice e autoritaria. Ha una relazione con Sharon (Nina Hoss), la sua prima violinista, e condivide con lei una figlia, ma nel suo ambiente si sussurra di favoritismi e abusi di potere. Il punto di rottura arriva quando Krista, una giovane direttrice che Tár aveva preso sotto la sua ala per poi escluderla bruscamente dal mondo della musica, si suicida. La vicenda scatena accuse sempre più pesanti contro Tár, che emergono prima sui social e poi in ambito legale.
Da qui inizia la sua discesa. La percezione pubblica cambia rapidamente, gli amici si allontanano, il suo potere si sgretola. Nel tentativo disperato di mantenere il controllo, compie scelte che la isolano ulteriormente, fino a ritrovarsi completamente estromessa dal mondo che aveva dominato. L'ultima scena la mostra in un contesto completamente diverso, costretta a dirigere un'orchestra in un luogo marginale, per un pubblico che non conosce la sua gloria passata. La caduta è totale.
Lydia esordisce con una considerazione apparentemente semplice: “Tenere il tempo non è così facile”. Ma subito dopo enfatizza quanto il tempo sia il fulcro dell’interpretazione musicale. Qui introduce una metafora chiave: il direttore non segue il tempo, lo crea. Il potere della sua mano destra non è solo quello di mantenere il ritmo, ma di decidere il flusso stesso della musica. Questa idea si ricollega direttamente alla sua concezione del ruolo di direttore come figura di assoluta autorità.
Uno degli elementi più affascinanti del discorso è la distinzione tra ciò che sembra accadere e ciò che accade realmente: “L’illusione è che, come con voi, io risponda all’orchestra in tempo reale” Lydia suggerisce che il pubblico e persino i musicisti credono che il direttore d’orchestra stia reagendo istintivamente, regolando il tempo in base alla musica che viene eseguita. Ma questa è solo una percezione superficiale. La realtà, afferma, è ben diversa: “Fin dal primissimo istante io so esattamente che momento è, e so l’esatto momento in cui lei e io arriveremo a destinazione, insieme”. Questa frase racchiude tutta la sua visione dell’arte e della vita. Non c’è improvvisazione, non c’è vera scoperta durante l’esecuzione: tutto è già stabilito, tutto è sotto il suo controllo. Questo atteggiamento riflette non solo la sua idea della musica, ma anche il modo in cui gestisce la sua carriera e i suoi rapporti personali. Lydia si vede come una figura che ha già previsto ogni cosa, che guida gli altri senza essere mai guidata.
L’ultima frase del monologo è particolarmente significativa: “La sola vera scoperta per me è durante le prove. Mai, mai durante la destinazione.” Con questa affermazione, Lydia chiarisce il suo rapporto con la creatività: l’elemento esplorativo, il momento di sperimentazione, avviene solo nel processo di preparazione. Quando si arriva al momento dell’esecuzione, tutto deve essere già stato deciso. Questa visione riflette una mentalità profondamente strutturata e quasi ossessiva. Lydia non crede nell’improvvisazione durante il momento culminante: per lei, l’interpretazione deve seguire un percorso già tracciato. È una concezione che rispecchia il suo bisogno di controllo assoluto e che, nel corso del film, si scontrerà con una realtà imprevedibile che finirà per travolgerla.
Questo monologo è uno dei più potenti nel definire Lydia Tár come personaggio. Attraverso un discorso apparentemente tecnico sulla direzione d’orchestra, il film ci rivela il suo rapporto con il potere e il controllo. Lydia non è una semplice interprete della musica: è colei che la plasma, che determina il tempo e il modo in cui viene percepito.
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