Monologo Femminile - Tilda Swinton in \"La stanza accanto\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Nel cuore di La stanza accanto di Pedro Almodóvar, il monologo di Martha, interpretato da una straordinaria Tilda Swinton, si staglia come uno dei momenti più intensi e significativi. Attraverso parole taglienti e disilluse, il personaggio affronta con lucidità i pregiudizi e le aspettative sociali legate alla malattia terminale, rifiutando la retorica della "battaglia contro il cancro" e rivendicando il diritto di scegliere la propria strada. Questo discorso è una critica sottile e profonda a una società che fatica ad accettare la morte come parte naturale della vita, prima di essere un momento di motivazione personale.

COMBATTERE, A PRESCINDERE DA TUTTO

MINUTAGGIO: 26:30-29:15

RUOLO: Martha

ATTRICE: Tilda Swinton
DOVE: Al cinema



ITALIANO


A prescindere da tutto, vogliono che tu continui a combattere. E così che ci hanno insegnato a vedere il cancro. Come una battaglia. Una battaglia tra paziente e malattia. E’ come dire fra il bene e il male. Se ce la fai, sei un eroe. Se invece perdi, beh… forse non hai lottato abbastanza. Alle persone non piace utilizzare frasi come “Terminale” o… incurabile. Sono parole disfattiste. A volte il peggio arriva dalla comunità di malati di cancro. Alcuni di loro pensano al tuo cancro come un dono. Un’opportunità di crescita personale. Stronzate. Le persone devono capire che è il mio modo di combattere. Il cancro non può prendermi, se mi prendo io prima. E che motivo c’è ad aspettare. Se sono pronta ad andarmene…

LA STANZA ACCANTO

"La stanza accanto" è un film del 2024 diretto da Pedro Almodóvar, segnando il suo debutto in un lungometraggio in lingua inglese. Il film è un adattamento del romanzo "Attraverso la vita" di Sigrid Nunez e vede protagoniste Tilda Swinton nel ruolo di Martha e Julianne Moore in quello di Ingrid.


La trama segue la storia di Martha, una reporter di guerra affetta da un cancro terminale, che decide di porre fine alla sua vita in modo dignitoso. Per realizzare questo proposito, si rivolge a Ingrid, una sua vecchia amica e scrittrice di successo, con la quale aveva interrotto i rapporti anni prima a causa di un litigio. Ingrid accetta di assisterla nel suicidio assistito, e insieme si ritirano in una casa isolata nel New England, immersa nella natura, dove trascorrono gli ultimi giorni di Martha riflettendo sulla loro amicizia, le scelte di vita e la morte.


Il film affronta temi complessi come l'eutanasia, l'amicizia e la ricerca di dignità nel fine vita, mantenendo il tocco distintivo di Almodóvar nel trattare argomenti profondi con sensibilità e umorismo. "La stanza accanto" è stato presentato in anteprima mondiale alla 81ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove ha vinto il Leone d'oro al miglior film.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo interpretato da Tilda Swinton nel ruolo di Martha è un momento cruciale per il personaggio e l’intero film.


Martha, una giornalista di guerra con un cancro terminale, si trova a confrontarsi non solo con la malattia, ma con il peso delle aspettative sociali sul come dovrebbe viverla e affrontarla. Questo monologo riflette l’essenza del film: un’esplorazione del diritto di autodeterminazione e della dignità nel momento della morte. Il tono è disincantato, quasi rabbioso, ma pieno di lucidità. Rifiutando la retorica della “lotta al cancro” come una battaglia morale, il personaggio demolisce una narrativa che spesso oscura la complessità emotiva e personale dell’esperienza della malattia.


"Vogliono che tu continui a combattere..." Martha si oppone alla visione tradizionale del cancro come una guerra. Questa metafora, comune nel linguaggio medico e sociale, implica che il paziente debba combattere fino alla fine, ponendo una pressione psicologica enorme su chi è malato. Per Martha, questa narrativa è falsa e ingiusta, trasformando una condizione medica in una questione di merito personale.

"Se ce la fai, sei un eroe. Se invece perdi, beh... forse non hai lottato abbastanza."
Qui il monologo tocca un nervo scoperto: la tendenza a glorificare i "sopravvissuti" e colpevolizzare chi non riesce a guarire. L’uso di parole dirette e incisive mette in luce l'ipocrisia di un sistema che giudica i malati in base alla loro capacità di sopravvivere, anziché rispettarli come esseri umani.


"Alcuni di loro pensano al tuo cancro come un dono." Martha respinge anche la narrativa più “positiva” che vede la malattia come un’occasione per la crescita personale. La parola stronzate, pronunciata senza mezzi termini, evidenzia il rifiuto categorico di ogni tentativo di romanticizzare una condizione devastante.


"Il cancro non può prendermi, se mi prendo io prima." Questo passaggio è il fulcro emotivo del monologo. Martha rivendica il controllo della propria vita – e della propria morte – come ultima forma di resistenza. Non c’è rassegnazione, ma un’affermazione di potere in una situazione apparentemente senza via d’uscita. "Se sono pronta ad andarmene..." Qui emerge la maturità e la consapevolezza di Martha. Non c’è disperazione, ma una pace difficile da accettare per chi la circonda. Questo monologo non è una richiesta di empatia, ma un’espressione di autonomia.

CONCLUSIONE

Il monologo di Martha, nella sua brutalità e sincerità, interroga direttamente lo spettatore. Qual è il vero significato di combattere? E chi ha il diritto di definire cosa sia una vita "ben vissuta"? Attraverso un’interpretazione sobria ma carica di emozione, Tilda Swinton rende tangibile la forza interiore di Martha, trasformando il suo discorso in una riflessione universale sul valore dell’autodeterminazione e della dignità umana. È in questa commistione di fragilità e potere che Almodóvar raggiunge uno dei momenti più alti del film, lasciando un’impronta indelebile nella mente e nel cuore del pubblico.

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