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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo della madre di Daniele in Tutto chiede salvezza rappresenta uno dei momenti più intensi e significativi della serie. È una scena in cui l’amore, la disperazione e la rabbia si intrecciano, mostrando l’impatto devastante della sofferenza mentale non solo su chi ne è affetto, ma anche su chi gli sta accanto. Attraverso parole semplici ma taglienti, il monologo ci immerge nella profondità emotiva di una madre che, nonostante la stanchezza e il dolore, lotta per non arrendersi alla frattura che si è creata con suo figlio.
STAGIONE 1 EP 2
MINUTAGGIO: 28:15-30:03
RUOLO: Anna
ATTRICE: Lorenza Indovina
DOVE: Netflix
ITALIANO
Sarò breve, perché non c’ho ho più voce, l’ho persa tutta l’altra notte. Non solo hai fatto male a tuo padre, ma mò piji pure la cocaina, è? L’ho trovata nella tasca dei pantaloni che c'avevi l’altra sera. Stamattina, mentre li mettevo in lavatrice. Bravo, sembra che lo fai apposta. Che ti sei messo in testa, è? Di distruggere tutto a partire da te fino a noi? Ma io e tuo padre ti facciamo così schifo? E’ no, infatti non l’hai pensato, ce l’hai proprio detto l’altra notte, te lo ricordi? Senti, io e tuo padre saremo dei semplicioni, ma a modo nostro, nella nostra ingenuità, ti ci abbiamo portato dai medici, abbiamo fatto di tutto per aiutarti. E tu ci dicevi che ti prendevamo per matto. Lo vedi? Lo vedi che servivano? Se solo ci avessi dato ascolti. Senti, io spero che lì trovi qualcuno che ti aiuti perché… io e tuo padre non sappiamo più che fare. Curati Daniè, ascolta i medici. Ciao.
"Tutto chiede salvezza" è una serie italiana prodotta da Netflix nel 2022, tratta dall'omonimo romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020. È un’opera che si colloca nel panorama contemporaneo italiano con un approccio delicato e profondamente umano, affrontando temi come la fragilità psicologica, la ricerca di sé e il senso di comunità. La serie segue la storia di Daniele, un giovane che, dopo una crisi psicotica, si ritrova ricoverato in un reparto psichiatrico per un trattamento sanitario obbligatorio (TSO). La sua permanenza forzata di sette giorni in ospedale si trasforma in un viaggio emotivo e intellettuale che lo costringe a confrontarsi con le sue paure più profonde, ma anche a scoprire legami autentici con i suoi compagni di stanza, persone considerate "ai margini" della società. Quello che inizialmente sembra un incubo diventa per Daniele un’esperienza di crescita e consapevolezza, spingendolo a riconsiderare il significato di normalità e di accettazione, sia di se stessi che degli altri.
"Tutto chiede salvezza" affronta senza moralismi o stereotipi il tema della salute mentale, mostrando la sofferenza di chi vive con disturbi psichici e lo stigma sociale che spesso li accompagna. È una rappresentazione rara e necessaria, che invita a riflettere sulla fragilità umana come parte integrante della nostra esperienza. Daniele si lega ai suoi compagni di stanza, persone che inizialmente percepisce come distanti e incomprensibili, ma che finiscono per diventare i suoi maestri di vita. La serie esplora il valore dei legami autentici, nati in situazioni di vulnerabilità condivisa. La lotta di Daniele con se stesso è centrale. La sua crisi psicologica non è solo un momento di rottura, ma anche l’opportunità per ridefinire la propria identità e trovare un senso di appartenenza.
Questo monologo, recitato dalla madre di Daniele, è un momento di profonda intensità emotiva e una finestra intima sulla disperazione e sull’amore di un genitore di fronte alla sofferenza del proprio figlio. È una scena che amplifica il tema centrale della serie: il conflitto tra il bisogno di aiuto e il rifiuto dello stesso, vissuto sia dal protagonista sia dalle persone che lo circondano. La madre di Daniele si presenta in un momento di estrema fragilità, confessando la perdita della voce, metafora della sua incapacità di farsi ascoltare da suo figlio. Questo dettaglio iniziale trasmette il peso emotivo accumulato nel tempo, un'espressione tangibile della sua fatica nel cercare di salvare Daniele dal dolore e dall'autodistruzione.
"Non c’ho più voce, l’ho persa tutta l’altra notte."
La frase è semplice, quasi brutale, e sottolinea quanto la madre sia consumata dagli sforzi, ma ancora presente e disposta a lottare. Il monologo non è solo una richiesta d’aiuto, ma anche una reprimenda piena di frustrazione. La madre mette in evidenza le azioni di Daniele che hanno avuto ripercussioni su tutta la famiglia, chiedendosi se il suo comportamento sia intenzionale o se nasca da una sofferenza che lui stesso non comprende. "Che ti stei messo in testa, è? Di distruggere tutto a partire da te fino a noi?" È un’accusa che riflette il dolore profondo che la famiglia subisce, ma anche una domanda sincera: c’è qualcosa che non capisco? L’uso del dialetto rafforza l’autenticità e la vicinanza al contesto familiare.
Nonostante la durezza delle parole, emerge un amore viscerale e disperato. La madre cerca di spiegare che tutto ciò che lei e il padre hanno fatto è nato dal desiderio di aiutare Daniele, ma i loro sforzi sono stati percepiti come un tradimento. "Io e tuo padre ti facciamo così schifo? [...] Ti prendevamo per matto. Lo vedi? Lo vedi che servivano?" Questa frase racchiude una duplice lotta: contro lo stigma della malattia mentale e contro l’incomprensione da parte di Daniele. La madre non è arrabbiata per sé stessa, ma perché sente di aver fallito nel proteggerlo e guidarlo.
La chiusa è particolarmente significativa. Non c’è più spazio per la rabbia o il confronto; c’è solo una speranza, forse l’ultima, che Daniele riesca a trovare aiuto dove lei e il padre hanno fallito. "Curati Daniè, ascolta i medici. Ciao." Quel "ciao" asciutto, quasi tagliente, suggella il monologo in un mix di amore e resa. È un saluto che comunica una distanza inevitabile, ma anche la volontà di lasciargli lo spazio necessario per affrontare il proprio percorso.
Il monologo della madre di Daniele si chiude con una nota di resa mista a speranza, un "ciao" che riecheggia come un ultimo appello. È una scena che racchiude il nucleo emotivo della serie, rendendo palpabile il peso della sofferenza e della speranza che accompagna chi vive a fianco di una persona in difficoltà. Questa sequenza non è solo un momento di grande intensità drammatica, ma anche un invito per lo spettatore a riflettere sulla complessità delle relazioni umane e sull’importanza dell’empatia.
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