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Introduzione
Nel film "Tutto su Mia Madre" di Pedro Almodóvar, uno dei momenti più significativi e rivelatori è rappresentato dal monologo di Agrado, una donna transgender che condivide la sua storia con un pubblico teatrale inaspettato.
IL MONOLOGO
MINUTAGGIO: 1:12:50:1:15:00
RUOLO: Agrado
ATTRICE: Antonia San Juan
DOVE VEDERLO: Amazon Prime Video
INGLESE
Coming Soon :)
ITALIANO
Per cause estranee alla loro volontà, due delle attrici che quotidianamente trionfano su questo palcoscenico, oggi non possono essere qui. Poverine. Perciò, lo spettacolo è sospeso. A chi lo desidera verranno ridati i soldi del biglietto; però, per chi non ha niente di meglio da fare, per una volta che venite a teatro, è un peccato andarvene. Se restate, prometto d'intrattenervi raccontandovi la storia della mia vita. Se v'annoio, fate finta di russare, così... arrrggrrr... Lo capisco benissimo e non mi sento ferita nella mia sensibilità... eeh, veramente! Mi chiamano Agrado. Perché per tutta la vita ho sempre cercato di rendere la vita più gradevole agli altri. Oltre che gradevole, sono "molto" autentica: guardate che corpo! Tutto fatto su misura: occhi a mandorla 80.000, naso 200 (buttate nell'immondizia perché l'anno dopo me l'hanno ridotto così con un'altra bastonata... lo so che mi dà personalità, però se l'avessi saputo non me lo toccavo!). Continuo: tette, due (perché non sono mica un mostro), 70 ciascuna, però le ho già superammortizzate! Silicone: labbro, fronte, zigomi, fianchi e c**o; un litro sta sulle 100.000 perciò fate voi il conto che io l'ho già perso. Limatura della mandibola 75.000, depilazione definitiva con il laser, perché le donne vengono dalle scimmie tanto quanto gli uomini, 60.000 a seduta, dipende da quanta barba una ha, normalmente da una a quattro sedute, però, se balli il flamenco, ce ne vogliono di più! È chiaro? Bene. Quel che stavo dicendo è che costa molto essere autentiche, signora mia, e in questa cosa non si deve essere tirchie, perché una è più autentica quanto più assomiglia all'idea che ha di se stessa.
"Tutto su Mia Madre" è un film diretto dal regista spagnolo Pedro Almodóvar, uscito nel 1999. Quest'opera è uno degli esempi più significativi del cinema di Almodóvar, noto per il suo stile vivace, i temi audaci e la profonda empatia verso i personaggi femminili.
Il film narra la storia di Manuela, un'infermiera che vive a Madrid. La sua vita subisce una svolta tragica quando suo figlio Esteban muore in un incidente d'auto dopo aver assistito a una rappresentazione de "Un tram che si chiama Desiderio". Profondamente scossa, Manuela parte per Barcellona alla ricerca del padre di Esteban, che ora vive come donna transessuale di nome Lola.
Durante il suo viaggio, Manuela incontra vari personaggi, tra cui Agrado, un'affascinante e resiliente donna transessuale; Rosa, una suora incinta e affetta da HIV; e Huma Rojo, un'attrice teatrale che Esteban ammirava profondamente. Queste incontri arricchiscono il percorso di Manuela, trasformandolo in un viaggio di scoperta interiore e di riconciliazione con il passato.
"Tutto su Mia Madre" è un'opera ricca di umanità e complessità emotiva, che esplora temi come la maternità, l'identità, il dolore e la redenzione. Almodóvar utilizza colori vivaci e una sceneggiatura intensa per esprimere la forza e la resilienza delle sue protagoniste. Il film ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui l'Oscar per il miglior film straniero e il premio per la miglior regia al Festival di Cannes.
Il monologo di Agrado in "Tutto su Mia Madre" è uno dei momenti più emblematici del film e serve a esplorare diversi temi centrali all'opera del regista, come l'identità, l'autenticità e la resilienza. Agrado, con il suo intervento improvvisato, non solo colma l'assenza delle attrici ma trasforma un potenziale disagio in un'opportunità di condivisione e intimità con il pubblico.
Agrado discute apertamente e con un tocco di umorismo i vari interventi chirurgici a cui si è sottoposta per avvicinarsi all'immagine che ha di sé stessa. La frase "una è più autentica quanto più assomiglia all'idea che ha di se stessa" è cruciale: sfida la nozione convenzionale di autenticità, proponendo che l'autenticità possa essere anche una costruzione consapevole e desiderata, non solo un dato di natura.
Il nome "Agrado", che significa piacevole, è simbolico del suo desiderio di rendere la vita più gradevole per gli altri, un tema ricorrente nelle opere di Almodóvar. Attraverso il suo racconto, Agrado cerca di stabilire una connessione empatica con il pubblico, invitandoli a riflettere sulla propria percezione di ciò che è normale o accettabile.
Agrado elenca i costi monetari e fisici che ha sostenuto per modificare il suo corpo, evidenziando il sacrificio e la determinazione richiesti per allineare il proprio aspetto esterno con l'identità interna. Questo dettaglio enfatizza la lotta e la resilienza delle persone transgender, che spesso affrontano ostacoli significativi per esprimere la loro vera identità. L'uso dell'umorismo da parte di Agrado serve anche a dimostrare la sua resilienza. Ridere delle proprie avversità e condividerle con gli altri in modo leggero può essere una potente strategia di coping, e Agrado lo utilizza magistralmente per coinvolgere e educare il suo pubblico.
Il monologo di Agrado tocca questioni profonde riguardanti l'identità di genere, la percezione sociale della bellezza e del corpo, e la lotta individuale per l'autorealizzazione.
CONCLUSIONI
Almodóvar, attraverso il personaggio di Agrado, celebra la diversità e la complessità delle esperienze umane ma invita anche a una riflessione più ampia sull'importanza dell'autenticità personale. Agrado intrattiene il pubblico con la sua storia, e lo educa, promuovendo un messaggio di accettazione e comprensione che risuona ben oltre i confini del teatro nel quale parla.
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