Monologo Femminile - \"L'ultima notte a Tremor\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Interpretare il monologo della psicologa ne L'ultima notte a Tremor richiede all'attrice una sensibilità, il personaggio si muove tra scienza e empatia, affrontando le paure e le credenze del protagonista con tatto e professionalità. Questo momento è un delicato confronto, dove la psicologa rappresenta sia una guida verso una comprensione razionale delle sue visioni, sia una figura disposta a riconoscere la complessità emotiva e simbolica di ciò che Álex sta vivendo. È un monologo che porta con sé la tensione tra razionalità e mistero, spingendo Álex (e lo spettatore) a riflettere sulla natura stessa della mente umana e su quel confine sottile tra realtà e immaginazione.

RICORDI

EPISODIO 4

MINUTAGGIO: 1:04:03-1:06:55
RUOLO: Psicologa

ATTRICE: Padi Padilla
DOVE: Netflix


ITALIANO



Signor De la Fuente, lei vuole risposte a ciò che succede, e la capisco, ma ci siamo appena conosciuti. Ancora non so perché la sua mente sta giocando con lei, ma quello che le posso assicurare è che in questa vita tutto ha una spiegazione scientifica. Lei è un uomo di fede o di scienza? Non serve che mi risponda adesso, le chiedo solo di pensarci. Conosce "L'interpretazione dei sogni" di Freud? C'è una storia nel libro, che parla di un uomo comune, che sogna di curare gli animali con una pianta medicinale, di cui ricorda il nome al suo risveglio: Asplenium ruta muralis. Dopodiché scopre che il nome sognato, non solo esiste, ma che è perfino il nome di una pianta medicinale. Sedici anni prima, Alex, la mente di quell'uomo, durante un viaggio in Svizzera, aveva registrato, immagazzinato e dimenticato il nome di una pianta. Finché una notte, mentre la sua mente stava elaborando un nuovo sogno, recuperò quel dato dal suo angolo dimenticato, per presentarlo sotto le luci del suo palcoscenico mentale: Asplenium ruta moralis. Accade molto spesso, e la prima cosa che viene in mente è sempre una spiegazione paranormale. Vite passate, reincarnazioni... Incluse visioni messiatiche, tipo quelle di cui lei crede di soffrire. Perché, probabilmente, lei ha più capacità di molti altri. Stiamo parlando di una mente creativa, abituata a esprimere sentimenti profondi, e inconsci, mediante qualcosa di astratto, come le note musicali. E non dimentichiamo l'incidente che ha avuto. Le conseguenze di una scossa elettrica al cervello, potrebbero anche includere questi episodi così estremi. In merito al modo in cui si manifestano, il loro simbolismo... potremmo fare anche un anno di psicoterapia, per cercare di interpretarlo. Il suo caso è tutt'altro che semplice, sig. De la Fuente.

L'ULTIMA NOTTE A TREMOR

"L'ultima notte a Tremor" è una serie che immerge lo spettatore in una tensione psicologica e sensoriale unica, mescolando dramma umano e atmosfere da thriller soprannaturale. Al centro della storia c’è Álex (Javier Rey), un compositore in crisi creativa e personale, che si rifugia nel villaggio remoto di Tremor per tentare di riscoprire la sua vena artistica, ormai soffocata da un divorzio che lo ha allontanato dai figli. È una scelta che rappresenta più una fuga che una ricerca, ma Tremor, con le sue sfumature quasi oniriche, sembra essere il luogo perfetto per lui.


La sua nuova dimora, una casa isolata che un tempo era abitata da un ornitologo, è un posto singolare e simbolico: ogni angolo suggerisce un legame profondo con la natura, come se la stessa casa custodisse i segreti della vita che Álex cerca disperatamente. La coppia vicina, Leo e María, si rivela presto come un sostegno ambiguo, quasi a metà strada tra la realtà e la metafora: sono personaggi che, con i loro silenzi e le loro piccole stranezze, sembrano interpretare quel bisogno di serenità che Álex sta inseguendo, ma che gli sfugge costantemente.


In questa apparente tranquillità, Álex incontra Judy, una donna enigmatica con un passato carico di sofferenza. Tra loro si instaura subito una connessione speciale, una sorta di complicità che accende speranza e calore nella vita di Álex. Proprio nel momento in cui sembra ritrovare un po’ di stabilità, una svolta surreale travolge la sua vita: durante una tempesta, viene colpito da un fulmine, evento che segna l'inizio di un viaggio verso un abisso di allucinazioni e sogni lucidi.


Queste visioni lo trascinano in un vortice in cui il confine tra realtà e immaginazione si dissolve, facendogli rivivere traumi e ricordi sepolti. Le allucinazioni non sono semplici fenomeni isolati; in queste, Álex si confronta con il ricordo della madre, una figura quasi mistica che sosteneva di avere un potere intuitivo. Questo confronto lo costringe a esplorare i suoi rapporti familiari, lasciandosi attraversare da una furia e da una vulnerabilità che diventano via via più difficili da contenere. Il fulmine, più che un evento accidentale, sembra un richiamo a un destino ineluttabile, un tema che la serie approfondisce nella contrapposizione tra destino e libero arbitrio.

Il conflitto tra controllo e abbandono al destino è il filo conduttore della storia, che trasforma la serie in una riflessione sulle seconde occasioni e sulle scelte che segnano le nostre vite. In un crescendo di tensione, ogni decisione presa da Álex sembra portarci più vicini al nocciolo della sua crisi interiore, in una battaglia tra l’uomo e le sue paure più profonde.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo della psicologa è una delle scene chiave in L'ultima notte a Tremor, perché va a toccare il cuore della crisi di Álex, ponendogli domande fondamentali sulla sua identità e sulla natura stessa della sua esperienza. La psicologa si presenta come un’ancora di razionalità, tentando di demistificare i fenomeni che Álex percepisce come segnali paranormali o visioni quasi profetiche, ma lo fa con una delicatezza che non vuole banalizzare ciò che lui sta vivendo.


Il suo approccio è pragmatico ma non distaccato: cerca di creare una connessione con Álex, riconoscendo il bisogno umano di trovare risposte ai fenomeni inspiegabili, ma anche sfidando con tatto le sue credenze. Il “ci siamo appena conosciuti” è un’apertura che mira a mettere Álex a suo agio, ma subito sposta la discussione sul binario scientifico, cercando di spingerlo a riflettere su quale sia il suo modo di interpretare la realtà: fede o scienza? Questa domanda è essenziale, perché lo invita a esplorare la radice della sua stessa visione del mondo, mettendo in discussione i presupposti su cui costruisce il suo concetto di realtà.


Il racconto della storia di Freud è un colpo magistrale. Sceglie un esempio che richiama proprio la natura dell’artista, un uomo capace di immagazzinare stimoli in maniera quasi casuale, per poi recuperarli inconsciamente in momenti di creatività. L’Asplenium diventa qui simbolo della mente umana, un terreno vasto e a tratti insondabile, dove dettagli insignificanti possono trasformarsi in elementi centrali di un’esperienza emotiva o di una visione. La psicologa, citando Freud, punta a decostruire il senso del mistero che Álex attribuisce alle sue visioni, suggerendo che quello che lui percepisce come trascendente è, forse, una combinazione di memorie latenti e di un trauma recente.


La psicologa sottolinea anche come la mente creativa di Álex, allenata a tradurre emozioni complesse in musica, possa intensificare le sue visioni, dando forma simbolica alle sue paure e al suo dolore. Parla dell’elettricità come elemento scatenante, aprendo uno spiraglio sulla possibilità che le visioni siano una conseguenza neurologica. L’incidente con il fulmine diventa così una chiave narrativa, perché è una frattura che ha trasformato la mente di Álex, portandolo a un confronto diretto con il suo inconscio.

Quando la psicologa parla di "visioni messianiche," apre uno spazio interpretativo interessante: Álex è un uomo di fede o di scienza, ma è anche un uomo che cerca un significato più alto per giustificare il caos nella sua vita. La psicologa non gli nega l’importanza di questa ricerca, lo invita a considerare che ciò che sta vivendo possa essere interpretato in modi meno trascendenti ma altrettanto significativi. Queste parole lo spingono a domandarsi se sia lui, più che un’entità esterna, a generare le sue visioni e se esse non siano che una manifestazione del suo vissuto interiore, carico di emozioni represse e di traumi irrisolti.


Concludendo con "il suo caso è tutt'altro che semplice", la psicologa riconosce che la mente di Álex è un labirinto dove realtà e fantasia, passato e presente, fede e scienza, si mescolano in un gioco complesso. Questa frase finale segna un ulteriore punto chiave: la strada della terapia è proposta come un percorso di scoperta e di accettazione della propria complessità interiore. La psicologa non cerca di ridurre l’esperienza di Álex a un semplice disturbo o trauma, ma apre una porta verso una comprensione più ampia e profonda, dove ogni simbolo e visione può trovare un significato unico e personale.

SUGGERIMENTI PER L'INTERPRETAZIONE

Interpretare questo monologo richiede una comprensione sottile delle dinamiche psicologiche, perché il personaggio della psicologa si muove su un equilibrio delicato tra empatia e razionalità.


Tono calmo ma assertivo: La psicologa parla in modo controllato, scegliendo con cura ogni parola per non turbare Álex, ma mantenendo una certa fermezza. Questo equilibrio trasmette professionalità e stabilità, qualità che il paziente sta cercando. Il tono dovrebbe suggerire un senso di autorità, ma anche una disponibilità a comprendere.

Pacing naturale: Questo monologo ha passaggi complessi, soprattutto nella parte che include la storia dell’"Asplenium ruta muralis". Evita di accelerare; mantieni un ritmo costante, con pause riflessive per sottolineare i concetti più profondi e invitare Álex (e il pubblico) a riflettere.


2. Empatia nei Gesti e nello Sguardo


Sguardo comprensivo: La psicologa deve apparire profondamente interessata ad Álex, quindi è importante mantenere il contatto visivo in modo caldo e accogliente, ma non invadente. Anche quando introduce concetti scientifici e richiama Freud, la sua espressione dovrebbe restare aperta, quasi come se ogni parola sia rivolta specificamente ai bisogni e alle paure di Álex.

Gesti delicati e controllati: Movimenti e gesti minimalisti sono più efficaci per mostrare la calma interiore del personaggio. Evita gesticolazioni ampie; usa piuttosto piccoli gesti delle mani per enfatizzare le spiegazioni, ad esempio, sollevando leggermente una mano per sottolineare il passaggio tra fede e scienza o toccando delicatamente la fronte per indicare la mente e la memoria.


3. Enfasi sui Concetti Chiave


Scandire e rallentare su "fede o scienza": È una domanda diretta ma che va oltre il significato superficiale. Prenditi un momento di pausa prima e dopo questa frase, lasciando che risuoni, come se fosse una sfida rivolta al pubblico.

La storia dell’Asplenium: Mentre racconti la storia di Freud, usa un tono più narrativo, quasi come se stessi raccontando una favola. Questa è una metafora potente, quindi lavorala come un mini-racconto all’interno del monologo, un momento che cattura l’attenzione di Álex. Concludi la storia con uno sguardo attento per cogliere la sua reazione.

"Visioni messianiche" e "mente creativa": Su queste parole, cerca di trasmettere un leggero senso di ammirazione e rispetto. Stai sottolineando qualcosa di speciale in Álex; è diverso, ha una mente complessa e creativa. Questo è un momento in cui puoi mostrare, con uno sguardo più profondo, una comprensione sincera della sua condizione.


4. Profondità e Ritmo della Respirazione


Il respiro dovrebbe essere calmo e ritmico, segno di una persona in pieno controllo delle proprie emozioni e delle parole. Nei passaggi in cui l’argomento si fa più serio o personale, come quando introduce l’idea delle conseguenze neurologiche dell’incidente, puoi concederti un lieve cambiamento nel ritmo, con respiri leggermente più profondi, per enfatizzare la serietà del tema.


5. Sicurezza e Vulnerabilità nello Stesso Personaggio


La psicologa è sicura delle sue conoscenze e della sua professionalità, ma è anche consapevole della complessità del caso di Álex. Questa ambivalenza dovrebbe emergere sottilmente nel linguaggio corporeo: una postura eretta e sicura, ma un atteggiamento che, nel complesso, mostri sensibilità. Quando dice "Il suo caso è tutt'altro che semplice", potrebbe abbassare un po’ lo sguardo, come a riconoscere che ci sono ancora misteri nella mente umana che nemmeno la scienza può risolvere facilmente.


6. Un Finale Aperto


Verso la fine del monologo, quando dice che il caso di Álex è tutt’altro che semplice, lascia trasparire una sfumatura di vulnerabilità: la psicologa, per quanto fiduciosa nella scienza, riconosce che ci sono dimensioni della mente umana che sfuggono alla razionalità. Concludi con uno sguardo aperto, come a dire che è disponibile ad accompagnarlo nel suo percorso, senza però illudere nessuno che esistano risposte definitive.


Esercizio di Preparazione


Per calarti nel ruolo, prova a immaginare di spiegare lo stesso concetto a qualcuno che conosci, con la stessa attenzione e sensibilità che useresti per una persona in difficoltà. Rifletti anche sul tema del monologo: immagina di fare tu stessa la scelta tra fede e scienza, comprendendo le emozioni che emergono da un conflitto interiore.

CONCLUSIONE

La sfida di questo monologo è nel saper bilanciare la sicurezza scientifica con la comprensione delle paure più intime, rendendo il personaggio della psicologa una guida fidata ma anche aperta ai limiti della propria conoscenza. La scena si chiude lasciando Álex e lo spettatore con una domanda aperta, senza risposte semplici o confortanti, ma con l’idea che la ricerca di sé stessi può essere un percorso affascinante e terribile al tempo stesso.etterà mai di volerla cambiare.

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