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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Valentina Allegra de Fontaine in Thunderbolts mostra il potere che, messo alle strette, tenta di salvare se stesso con il linguaggio. È un discorso che mescola controllo retorico, paranoia istituzionale e una precisa strategia comunicativa. Non è solo una difesa personale: è un manifesto politico mascherato da dichiarazione d’innocenza. Questo momento ci mostra Valentina non come una villain da fumetto, ma come una funzionaria perfettamente integrata nel sistema, che conosce a memoria le regole del potere e sa piegarle a proprio vantaggio.
MINUTAGGIO: 7:00-8:00
RUOLO: Valentina Allegra de Fontaine
ATTRICE: Julia Louis-Dreyfus
DOVE: Al Cinema!
INGLESE
May I speak now, Congressman? First of all, I don't have time to entertain these rumors and this gossip. At this moment, there are multiple rogue nations with technologies that far exceed our own. And you'll recall that our last president turned into a bright red superhuman monster who nearly destroyed this city. The Avengers aren't knocking on our door. We don't have reliable heroes which is why the responsibility falls on me, us, the American government, to protect its citizens. And you know, everything I have done in my role both at Ox and at the CIA has been done with that goal in mind. Order. Madam Director. I officially reject these articles of impeachment. This is a partisan waste of time. and your hunt will come up empty no matter how many nooks and crannies you happen to stick your nose into.
ITALIANO
Adesso posso prendere la parola? Innanzitutto io non ho tempo per rispondere a queste voci e dicerie. In questo momento ci sono moltissimi stati canaglia con tecnologie di gran lunga superiori alle nostre, e ricorderete che il nostro ultimo Presidente si è trasformato in un mostro rosso superano che poi ha quasi distrutto questa città. Gli Avengers non verranno in nostro soccorso. Non abbiamo degli eroi affidabili. Dunque la responsabilità ricade su di me, su di noi, sul governo americano: proteggere i nostri cittadini. E sapete, tutto quello che ho fatto, ricoprendo quei ruoli, sia nell’Ox che alla CIA, è stato fatto tenendo questo obiettivo in mente. Io ufficialmente respingo questi articoli di impiccamenti. Questa è solo una faziosa perdita di tempo e la vostra caccia non porterà a nulla, nonostante tutti gli angoli e anfratti in cui vorrete ficcare il naso.
La trama di Thunderbolts, il nuovo film Marvel, segna una svolta decisa nel tono e nella direzione narrativa dell'MCU, esplorando le zone d’ombra del mondo supereroistico e concentrandosi su personaggi moralmente ambigui, traumatizzati, e spesso manipolati da forze di potere più grandi di loro. Yelena Belova, ancora devastata dalla morte di Natasha, è intrappolata in missioni sporche sotto Valentina de Fontaine. Questo incipit racconta il vuoto e la frustrazione di una generazione di “eroi di scarto” che, invece di essere accolti nel pantheon degli Avengers, vengono sfruttati e poi gettati. Il fatto che Bucky sia un membro del Congresso introduce un interessante cortocircuito: l’ex Soldato d’Inverno ora cerca giustizia politica, ma la sua etica resta tormentata.
Il secondo atto è un incastro da thriller spionistico: l’inganno orchestrato da Valentina per eliminare le prove, compresi i suoi agenti, ribalta completamente la fiducia tra i personaggi. Il loro riemergere come squadra – improvvisata, imperfetta, ma determinata – apre la strada alla creazione dei Thunderbolts. Alexei che battezza il gruppo con un nome legato all’infanzia di Yelena è un tocco narrativo interessante: umano, ironico, e coerente con la loro natura “non ufficiale”. La comparsa di Sentry (Bob) e la trasformazione in Void spostano il racconto sul piano metafisico. Si passa da una storia di agenti traditi a una battaglia contro un’entità distruttiva nata dal trauma. Void non è solo un villain: è l'incarnazione del dolore represso, dell’identità spezzata. Il fatto che la risoluzione arrivi non con la forza ma con l’empatia (Yelena che affronta i propri demoni per raggiungere Bob) è un cambio netto rispetto alla retorica più muscolare tipica di molti film MCU.
L’epilogo è amaro e grottesco: Valentina, pur smascherata, riesce comunque a manipolare l’opinione pubblica e trasformare i Thunderbolts in "Nuovi Avengers" a suo favore.
La seconda scena post-credit introduce il misterioso simbolo del "4", che è un teaser chiarissimo per i Fantastici Quattro. In pratica, Marvel sta usando questi personaggi borderline come ponte verso la prossima era narrativa, probabilmente quella cosmica.
“Adesso posso prendere la parola?” Apre con una domanda retorica che simula deferenza ma cela fastidio. È un attacco sottile: insinua che il suo silenzio finora sia stato imposto e non voluto, e che ora è il momento di ristabilire l’ordine – cioè la sua voce, il suo punto di vista. “Io non ho tempo per rispondere a queste voci e dicerie.” Minimizza le accuse, declassandole a chiacchiere, togliendo loro peso. È un classico movimento retorico: spostare l’attenzione dall’oggetto della discussione alla sua legittimità.
“Ci sono moltissimi stati canaglia con tecnologie di gran lunga superiori alle nostre...” Qui parte la manipolazione. La minaccia esterna serve a giustificare qualsiasi comportamento interno. È una tecnica che gioca sulla paura e crea una falsa alternativa: o lei, o il caos. “Il nostro ultimo Presidente si è trasformato in un mostro rosso superano...” La frase è grottesca ma volutamente spettacolare. Rievoca un evento scioccante per delegittimare la precedente autorità e affermare che in tempi eccezionali servono metodi eccezionali. Lei è quel metodo.
“Gli Avengers non verranno in nostro soccorso. Non abbiamo degli eroi affidabili.” Qui ribalta la narrazione tradizionale Marvel. Non c'è più l’idea dell’eroe che salva, ma quella del vuoto lasciato dagli eroi. Questo vuoto viene colmato dallo Stato. Da lei. “Dunque la responsabilità ricade su di me, su di noi, sul governo americano.” È la frase centrale. Non chiede scusa, non si giustifica: si incorona. Si presenta come l’ultima linea di difesa, facendo passare la sua condotta – anche quella più discutibile – come inevitabile.
“Tutto quello che ho fatto... è stato fatto tenendo questo obiettivo in mente.” Il fine giustifica i mezzi. È la dottrina del realismo politico: l’etica è un lusso che gli agenti del potere non possono permettersi. In questa frase c’è tutta la sua visione del mondo. “Ufficialmente respingo questi articoli di impiccamenti.” Qui c’è un gioco con la parola “impeachment” trasformata in “impiccamenti” – probabilmente errore di battitura nella trascrizione, ma interessante se lo si legge come un lapsus freudiano: nel suo linguaggio, giustizia e vendetta si confondono.
“È solo una faziosa perdita di tempo...” Ritorna al discredito: accusa i suoi accusatori di essere mossi da interessi politici. Crea l’immagine di sé come vittima di una macchina del fango, quando in realtà è lei a gestire il fango. “...nonostante tutti gli angoli e anfratti in cui vorrete ficcare il naso.” Chiusura che suona come una minaccia velata. Una frase che esce dal dominio del discorso politico e sconfina nella strategia mafiosa. Non è una donna che cerca giustizia, è un’architetta del controllo.
Questo monologo racchiude tutta la cifra stilistica e ideologica del personaggio di Valentina: una donna che non opera contro il sistema, ma dentro di esso, fino a diventarne la manifestazione più cinica. È un discorso che richiama certi momenti di House of Cards o Vice – L’uomo nell’ombra: quando la manipolazione si maschera da senso del dovere. In Thunderbolts, questo momento ci dice che il futuro dei supereroi Marvel non sarà costruito su ideali, ma su compromessi, giochi di potere e verità deformate.
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