Monologo Femminile Teatrale - la figliastra in \"Sei personaggi in cerca d'autore\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo della Figliastra tratto da Sei personaggi in cerca d’autore rappresenta uno dei momenti più intensi e significativi dell’opera di Luigi Pirandello. In questa scena, la Figliastra emerge come un personaggio al tempo stesso consapevole e straziato, costretta a vivere un dramma che non può modificare.

La vasca, la rivoltella!

Aspettate! aspettate! Prima, la bambina alla vasca!


Correrà a prendere la bambina, si piegherà sulle gambe davanti a lei, le prenderà la faccina tra le mani.


Povero amorino mio, tu guardi smarrita, con codesti occhioni belli: chissà dove ti par d’essere! Siamo su un palcoscenico, cara! Che cos'è un palcoscenico? Ma, vedi? un luogo dove si gioca a far sul serio. Ci si fa la commedia. e noi faremo ora la commedia. Sul serio, sai! Anche tu.

L'abbraccerà, stringendosela sul seno e dondolandosi un po'.


O amorino mio, amorino mio, che brutta commedia farai tu! Che cosa orribile è stata pensata per te punto esclamativo Il Giardino, la vasca...... eh, finta, si sa! Il guaio è questo, carina: che è tutto finto, qua Ah ma già forse a te bambina, piace più una vasca finta che una vera! per potersi giocare, è punto esclamativo Ma no, sarà per gli altri un gioco; non per te, purtroppo, che sei vera, amorino, e che giochi per davvero in una vasca Vera, bella, grande, verde, con tanti bambù che vi fanno l'ombra, specchiandosi, e tante altre anatrelle che vi nuotano sopra, rompendo quell'ombra. tu la vuoi acchiappare, una di queste è una trelle...... con un urlo che riempie tutti gli sgomento: no, Rosetta mia, No! la mamma Non bada te, per quella canaglia di figliollà! Io sono con tutti i miei diavoli in testa...... e quello lì...... lascerò la bambi e no cioèna e si rivolgerà col solito piglio al giovinetto: che stai a far Qui, sempre con codestaria di medico? sarà anche per causa tua, se quella piccina affoga: per codesto tuo Start così, come se io facendovi entrare in casa non avrei non avessi pagato per tutti?! afferrandogli un braccio per forzarlo a cacciar fuori dalla tasca una mano: che hai lì? che nascondi. interrogativo fuori, fuori questa mano! gli strapperà la mano dalla tasca e, tra l'orrore di tutti, scoprirà che essa impugna una Rivoltella. l’umidirà un po' come soddisfatta: poi dirà, Cupa: Ah dove, come te la sei procurata? E, poiché il giovinetto, sbigottito, sempre con gli occhi sbarrati e Vani, non risponderà: sciocco, in te invece da ammazzarmi, io, avrei ammazzato uno di quei due: o tutti e due? il padre e il figlio! lo ricaccerà dietro al cipressetto da cui stava a spiare; poi prenderà la bambina e la calerà dentro la vasca, mettendola a giacere in modo che resti nascosta; Infine, si accrescerà lì, col volto tra le braccia appoggiate sull'orlo della vasca.

Sei personaggi in cerca d'autore

Sei personaggi in cerca d'autore, scritto da Luigi Pirandello e andato in scena per la prima volta nel 1921, è una pietra miliare del teatro del Novecento. Con questa opera, Pirandello esplora i confini tra realtà e finzione, creando un testo che mette in discussione il ruolo dell'autore, la natura dei personaggi e il rapporto tra teatro e vita. La storia si apre su una compagnia teatrale intenta a provare uno spettacolo. L'equilibrio viene spezzato dall'irruzione di sei personaggi, figure incomplete che si presentano come "abbandonate" dal loro autore. Questi personaggi implorano il regista e la compagnia di rappresentare la loro storia, che considerano tanto autentica quanto dolorosa.


La loro vicenda ruota attorno a tematiche familiari, con un padre tormentato dalla colpa, una madre schiacciata dal dolore, e una figlia che vive in conflitto con le scelte dei genitori. Durante la narrazione, emergono tensioni, segreti e un confronto tra le versioni dei diversi personaggi, rendendo impossibile distinguere la verità dalla percezione soggettiva.

Pirandello mette in scena un gioco metateatrale: i personaggi vivono la loro storia come assolutamente reale, mentre la compagnia teatrale, rappresentante del "mondo reale", è incapace di prendere sul serio il loro dramma.


Il risultato è una riflessione profonda sull'illusione teatrale e sul valore della narrazione. I sei personaggi rappresentano frammenti di un'opera incompiuta e, di conseguenza, identità incomplete. Ognuno di loro incarna un aspetto diverso di una storia, ma nessuno è capace di rappresentarla nella sua interezza. Questo simboleggia la difficoltà, tipicamente pirandelliana, di definire sé stessi in maniera univoca.

Il "creatore" è assente dalla scena, un deus ex machina che ha abbandonato i suoi personaggi. In questo modo, Pirandello riflette sul potere (e sull'impotenza) dello scrittore, evidenziando come le sue creature possano acquisire una vita propria, al di là della sua intenzione. L'opera elimina del tutto la quarta parete. Con la presenza di un pubblico immaginario sul palco, Sei personaggi invita gli spettatori a riflettere sul loro ruolo e sull'essenza del teatro stesso.

Analisi Monologo

Il monologo della Figliastra nel terzo atto di Sei personaggi in cerca d’autore è uno dei momenti più drammatici e intensi dell’opera, in cui si fondono i temi cardine del testo: il confine tra finzione e realtà, l’orrore del destino e la condizione di essere personaggi prigionieri di una storia.


La Figliastra introduce l’idea del "palcoscenico come luogo dove si gioca a far sul serio". Questa battuta è la chiave del gioco meta-teatrale di Pirandello: il palcoscenico, pur essendo uno spazio di finzione, si carica di verità assoluta per i personaggi, che vivono il loro dramma come reale. La Figliastra si rivolge quasi direttamente al pubblico, rompendo la barriera fra rappresentazione e spettatore. La ripetizione di "finto" e "vero" evidenzia questa contraddizione: se il palcoscenico è un luogo di finzione, i personaggi sono paradossalmente "più veri" degli attori, perché portano con sé un destino che non possono cambiare, una realtà che non possono evadere.


La Figliastra si piega verso la bambina con tenerezza, chiamandola "amorino mio". Questo gesto introduce un contrasto straziante: la dolcezza del momento è spezzata dall’orrore del destino che la attende. La vasca, finta sul palcoscenico, diventa una vasca reale nel mondo dei personaggi, un luogo di morte inevitabile. La bambina rappresenta l'innocenza sacrificata, intrappolata in un dramma che non ha scelto.


La sua incapacità di comprendere la differenza tra gioco e realtà amplifica la tragedia: mentre per gli altri il teatro è finzione, per lei tutto è irrimediabilmente autentico.


Il confronto tra la Figliastra e il Giovinetto aggiunge una tensione psicologica potente. La Rivoltella, che emerge improvvisamente dal nulla, diventa il simbolo della violenza repressa e del desiderio di vendetta. La Figliastra esplicita la sua rabbia verso il Padre e il Figlio, indicando che, se avesse potuto, avrebbe scelto di ucciderli. Questo desiderio mancato di giustizia personale evidenzia il tormento del personaggio, imprigionato in un ruolo che le impone sofferenza senza possibilità di riscatto.

Il monologo è costruito con frasi brevi, interruzioni, punti esclamativi e interrogativi che riflettono la tumultuosità della mente della Figliastra. Il ritmo spezzato trasmette un senso di urgenza, paura e angoscia. La sua lingua è un misto di dolcezza e violenza, che riflette la sua ambivalenza: è insieme vittima e carnefice, fragile e spietata.


La Figliastra, che fin dall’inizio dell’opera si presenta come la figura più consapevole e critica, cede alla disperazione. Il suo gesto di adagiare la bambina nella vasca e poi accasciarsi con il volto tra le braccia è un’immagine visivamente potente, che chiude il monologo in un crescendo tragico. È come se accettasse, con rassegnazione, l’inevitabilità del dramma che devono vivere.

Conclusione

Il monologo della Figliastra si chiude come un grido di disperazione che riecheggia nel cuore dell’opera pirandelliana. Attraverso le parole e i gesti del personaggio, Pirandello svela il dramma universale della condizione umana: l’impossibilità di sfuggire ai ruoli che ci vengono imposti e la lotta per affermare la propria autenticità in un mondo che confonde il vero con il finto.

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