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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Ben Kingsley (Ibrahim) nel film Il club dei delitti del giovedì è un discorso funebre che intreccia amore, amicizia e perdono. È una riflessione sul fatto che anche chi sbaglia può aver agito per amore. La chiusa poetica di questo film, con John e Penny che “danzano fra le stelle”, eleva il tono dal terreno allo spirituale.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Emozioni chiave: Vulnerabilità, Gratitudine sincera, Nostalgia del presente, Meraviglia esistenziale (la rivelazione di “essere infinito”)
Contesto ideale: Esami di ammissione a scuole di recitazione, Situazioni teatrali o cinematografiche dove serve mostrare verità interiore e profondità emotiva
Charlie è un ragazzo timido, intelligente e molto sensibile che inizia il suo primo anno di liceo portandosi dietro il peso di un trauma infantile mai elaborato e la perdita del suo migliore amico, morto suicida. Vive con un forte senso di solitudine e inadeguatezza, finché non incontra Patrick, uno studente estroverso e ironico, e la sua sorellastra Sam, una ragazza dolce e ribelle.
Grazie a loro, Charlie entra a far parte di un gruppo di amici anticonformisti che lo introduce al mondo delle feste, della musica rock, delle prime esperienze sentimentali e delle gioie dell’adolescenza. Per la prima volta si sente accettato e amato, soprattutto da Sam, di cui si innamora.
Nonostante i momenti di felicità, riaffiorano in lui i ricordi traumatici del passato, che lo spingono verso un crollo psicologico. Dopo un periodo di crisi e ricovero, Charlie inizia un percorso di guarigione e di consapevolezza, accettando la sua fragilità e trovando la forza di vivere il presente.
Il film si chiude con un momento di catarsi: Charlie, Sam e Patrick attraversano un tunnel in macchina, con la musica che li accompagna, e Charlie vive la rivelazione che lui non è una storia triste, ma che in quel momento è vivo, amato, e — come dice la celebre frase — “noi siamo infinito”.
Caro amico, non so se avrò tempo di scrivere altre lettere perché forse sarò troppo impegnato a cercare di partecipare, quindi se questa dovesse essere l'ultima lettera voglio che tu sappia che non stavo per niente bene prima di cominciare il liceo e tu mi hai aiutato. Anche se non sapevi di cosa parlavo o non conoscevi nessuno che aveva questi problemi, non mi hai fatto sentire solo. Perché io so che ci sono persone che dicono che queste cose non esistono e che ci sono persone che quando compiono diciassette anni dimenticano com'era averne sedici. So che queste un giorno diventeranno delle storie e che le nostre immagini diventeranno vecchie fotografie e noi diventeremo il padre o la madre di qualcuno... Ma qui, adesso, questi momenti non sono storie, questo sta succedendo, io sono qui, e sto guardando lei, ed è bellissima. Ora lo vedo, il momento in cui sai di non essere una storia triste. Sei vivo. E ti alzi in piedi, e vedi le luci sui palazzi e tutto quello che ti fa restare a bocca aperta e senti quella canzone su quella strada con le persone a cui vuoi più bene al mondo e in questo momento, te lo giuro, noi siamo infinito.
“Caro amico…” → tono intimo, quasi un sussurro; pausa dopo “lettere”.
“non stavo per niente bene…” → voce incrinata, abbassa leggermente lo sguardo.
“non mi hai fatto sentire solo” → pausa breve; sguardo diretto, ringraziamento sincero.
“Ma qui, adesso…” → crescendo leggero; sottolinea la concretezza del presente.
“ed è bellissima” → sorriso accennato, sospensione dello sguardo come incantato.
“Ora lo vedo…” → tono rivelatorio; micro-pausa su “non essere una storia triste”.
“Sei vivo” → netto, con un respiro pieno prima di dirlo.
“noi siamo infinito” → chiusura emotiva, voce ampia, lascia vibrare il silenzio dopo.
Come renderlo autentico:
Alternare voce contenuta (inizio, lettere) e slancio emotivo (culmine finale).
Inserire pause naturali che riflettano pensiero in tempo reale, non artificio recitato.
Usare sguardo mobile: basso nei momenti intimi, alto/aperto nel finale.
Ricercare il subtext della gratitudine: ogni frase è un “grazie” nascosto.
Finale da vivere fisicamente: piccola apertura del corpo, come un atto di liberazione.
Di cosa parla il monologo di Charlie in Noi siamo infinito
Il monologo di Charlie (interpretato da Logan Lerman) è il cuore emotivo del film diretto da Stephen Chbosky. Parla di amicizia, gratitudine e scoperta di sé, in un contesto adolescenziale negli anni ’90 negli Stati Uniti.
Temi principali del monologo
Bisogno di riconoscimento: Charlie ringrazia l’amico immaginario per non averlo fatto sentire solo.
Identità e crescita: riconosce di non essere solo una “storia triste”, ma una persona viva.
Maschere sociali: denuncia chi dimentica cosa significhi avere sedici anni, contrapponendo autenticità e superficialità.
Presente come verità: il momento vissuto non è un ricordo ma una rivelazione (“noi siamo infinito”).
Funzione narrativa
Il monologo funziona come catarsi: Charlie passa dal trauma al riconoscimento di una nuova identità. È la scena in cui il protagonista accetta la vita, l’amore e l’appartenenza al suo gruppo
Temi principali:
1) bisogno di riconoscimento
2) Identità, fragilità e rinascita
3)Dal trauma alla consapevolezza di essere vivo
4) Il momento presente come libertà
Obiettivo: trasmettere onestà senza moralismo.
Step 1: Analizza il sotottesto: Scrivi in una frase cosa il personaggio sente ma non dice. Qui: “Anch’io faccio parte del problema, non ti sto spiegando dall’alto.”
Step 2: Definisci l’azione minima per ogni beat - Mani ferme, niente gesti larghi. Micro-passi solo nella chiusa (per dare respiro).
Step 3: Esercita le micro-pause sulle parole chiave - Pausa su “riconoscimento altrui” → lascia spazio all’ascolto. Calo di voce su “irriconoscibile” → segnale di vulnerabilità.
Step 4: Cura la dinamica vocale - Inizia confidenziale (quasi diario). / Cresci gradualmente verso un tono fermo. / Non urlare: la forza è nella calma.
Step 5: Prepara la chiusa - Frase finale = “non perfetto, ma onesto”. Aggiungi un sorriso micro e una espirazione leggera → gesto di liberazione.
Errori comuni da evitare
Tono predicatorio (sembra un sermone).
Ritmo monotono (manca il viaggio emotivo).
Gestualità ampia (toglie intimità al pezzo).
Dopo la partenza di Sam per il college, Charlie crolla: i flashback su zia Helen si compongono e rivelano l’abuso subito da bambino. Il senso di colpa legato alla morte della zia (avvenuta il giorno del suo compleanno) si intreccia al trauma rimosso. Charlie chiama la sorella, viene ricoverato e inizia un percorso terapeutico: comprende che “non è colpa sua”. Guarisce? Non “all’improvviso”: inizia a guarire. Tornano Patrick e Sam: ricuciono il legame. Nell’ultima sequenza, i tre attraversano il tunnel in auto, parte “Heroes” (David Bowie) e Charlie si alza nel cassone, il vento in faccia: la sua voce fuori campo chiude le lettere con la rivelazione “noi siamo infinito” e la decisione di smettere di scrivere per partecipare alla vita.
il finale mostra il passaggio da memoria fratturata a riconoscimento del trauma. La frase chiave è “non sono una storia triste”. Charlie abbandona la colpa ereditata e sceglie la responsabilità del presente (curarsi, farsi aiutare, tornare agli affetti). Sam e Patrick non “salvano” Charlie, ma testimoniano che può appartenere a qualcuno senza maschere.
La rivelazione di zia Helen riporta tutto ad una chiave logica: l’ansia, i blackout, l’iper-sensibilità del ragazzo, e nominare questo abuso permette a Charlie di iniziare un percorso terapeutico reale. Charlie non è “guarito”: ha strumenti (terapia, rete affettiva) e una scelta: partecipare. La relazione con Sam è promessa di maturazione, non favola chiusa. Il dolore resta parte della sua storia, ma non la definisce più.
Quanto dura il monologo di Charlie in Noi siamo infinito?
Circa 1 minuto (dal minuto 1:28:30 a 1:29:29 nel film)
Che temi tratta? Maschere sociali, bisogno di approvazione, onestà in amore e nelle relazioni
E' adatto a un'audizione? Si, è perfetto per un registro drammatico-intimo: richiede controllo emotivo e verità interpretativa.
Che età di casting copre? Generalmente attori tra 20 e 40 anni, ma può estendersi in base al tipo fisico e progetto specifico,
Regia & Sceneggiatura: Stephen Chbosky
Produttori: Lianne Halfon, Russell Smith, John Malkovich
Cast principale: Logan Lerman (Charlie)Emma Watson (Sam)Ezra Miller (Patrick)
Fotografia: Andrew Dunn
Montaggio: Mary Jo Markey
Colonna sonora / Musica: Michael Brook, colonna sonora supervisionata anche da Alexandra Patsavas
Dove vederlo: TIM Vision, Amazon Prime video (Abbonamento Premium)
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