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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo tratto da "The Libertine" che descrive le riflessioni del protagonista, John Wilmot, il Conte di Rochester, rivela i tormenti interni e le contraddizioni di un uomo che vive ai limiti della società del suo tempo. Attraverso le sue parole, il film non solo ci offre uno spaccato della vita dissoluta del poeta e libertino, ma ci immerge anche nelle profondità del suo animo, dove si confrontano il desiderio di indulgenza nei piaceri terreni e la ricerca di una possibile redenzione.
MINUTAGGIO: 1:46:23-1:47:12
RUOLO: John Wilmot
ATTORE: Johnny Depp
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
So here he lies, at the last, the deathbed covert, the pious debauchee.
Could not dance half a measure could i? You give me wine and I drain the dregs and toss the empty bottle at the world. You show me our Lord Jesus in agony and I mount the cross and steal his nails for my own palms. There I go shuffling from the world. My dribble fresh upon the bible. I look upon a pinhead and I see angels dancing. Well, do you like me now?, do you like me now?, do you like me.. now?
ITALIANO
E così finalmente giace il convertito sul punto di morte, il pio libertino. Non avevo mezze misure, non è vero. Datemi del vino e dopo l’ultima goccia getterò la bottiglia vuota nel mondo. Mostratemi nostro signore in agonia e salirò sulla croce per togliergli i chiodi e metterli nei miei palmi. Eccomi qua, che miallontano dal mondo a fatica, sgocciolando la mia saliva su una Bibbia; guardo in una cruna d’ago e vedo gli angeli danzare. Ebbene, vi piaccio adesso? Vi piaccio adesso? Vi piaccio adesso? Vi piaccio… adesso?
"The Libertine" è un film del 2004 diretto da Laurence Dunmore, basato sulla pièce teatrale omonima di Stephen Jeffreys, che ha anche scritto la sceneggiatura del film. Il protagonista della pellicola è Johnny Depp, che interpreta John Wilmot, il secondo conte di Rochester, un poeta e cortigiano inglese del XVII secolo noto per il suo stile di vita estremamente libertino e dissoluto.
La trama si concentra sulla vita di Rochester, la sua relazione con il teatro e la sua amicizia con l'attrice Elizabeth Barry, interpretata da Samantha Morton. Attraverso il suo sostegno, Barry diventa una delle attrici più celebri del suo tempo. Il film esplora anche il rapporto tra Rochester e il re Carlo II, interpretato da John Malkovich, mostrando come il conte sfidi apertamente l'autorità del re con il suo comportamento oltraggioso e le sue opere teatrali provocatorie.
Il monologo di John Wilmot, il Conte di Rochester è una riflessione intensa e carica di simbolismo sulle contraddizioni della sua vita e sulla sua ricerca di redenzione. Rochester si descrive come un "pío libertino", una contraddizione vivente che cerca la salvezza o la redenzione pur continuando a vivere una vita di eccessi. Questa dualità riflette il conflitto interno tra il desiderio di soddisfare i propri piaceri terreni e la ricerca di un significato più profondo o di una purificazione spirituale.
L'uso del vino come metafora è potente; il vino rappresenta il piacere sensoriale e la bottiglia vuota simboleggia il vuoto che segue l'indulgenza. Il gesto di gettare la bottiglia vuota "nel mondo" suggerisce un rifiuto delle norme sociali e una sfida provocatoria alla società. L'atto di salire sulla croce per rimuovere i chiodi e piantarli nei propri palmi è un'immagine potente di sacrificio e sofferenza. Questo atto può essere interpretato come un desiderio di condividere il dolore, di prendere su di sé le sofferenze di Cristo, ma anche come un gesto di ribellione contro l'idea tradizionale di redenzione e martirio.
Il distacco di Rochester dal mondo è descritto con un senso di fatica e rassegnazione. Il suo "allontanarmi a fatica" e "sgocciolare la mia saliva su una Bibbia" illustrano un tentativo disperato e quasi incoerente di trovare la salvezza attraverso le scritture, pur non essendo pienamente in pace con la religione.
L'ultima domanda, "Vi piaccio adesso?"? Questa ripetizione ossessiva serve come una sfida finale alla società, ai suoi valori e aspettative. Rochester mette in discussione il giudizio altrui, esponendo la sua vita come uno spettacolo e interrogandosi sulla sua accettazione postuma. È un'espressione della sua lotta interna e della sua consapevolezza di come potrebbe essere percepito dopo la morte.
Il monologo del Conte di Rochester in "The Libertine" è un'espressione potente di una vita vissuta in perenne tensione tra il piacere e il dolore, la santità e il peccato. Con la sua intensa interrogazione finale Rochester sfida il pubblico a riflettere sul suo valore morale, e solleva anche questioni universali sul significato dell'accettazione e del giudizio.
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