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~ LA REDAZIONE DI RC
"Don't Move" su Netflix si presenta come un thriller psicologico che scava nei recessi più oscuri dell'animo umano, affrontando il dolore, la manipolazione e la disperazione. Al centro della storia, c'è un incontro fatale tra Iris (Kelsey Asbille), una madre in lutto, e Richard (Finn Wittrock), un uomo segnato da un passato traumatico che usa questa sofferenza come strumento per avvicinarsi a Iris. Il loro incontro sembra, all'inizio, quasi un atto di destino che unisce due anime tormentate, ma dietro le parole di conforto di Richard si cela un inganno calcolato e sinistro.
MINUTAGGIO: 6:20-9:31
RUOLO: Richard
ATTORE: Finn Wittrock
DOVE: Netflix
INGLESE
Coming soon :)
ITALIANO
Bella giornata. Sapevo che la vista è incredibile, ma... wow. Non badare a me. Me ne vado tra un attimo. Ho visto quella... specie di altare commemorativo, è tuo?... Ok... Io sono Richard, e tu? Mi stai facendo innervosire, sai? Se non vuoi fare un passo indietro almeno dimmi come ti chiami, è? So che vuoi stare sola. Veramente anche io, altrimenti perché sarei qui prima che si sveglino gli orsi. Senti, io... non è che devi raccontarmi la storia della tua vita. Non devi soffrire più di quanto non stai già soffrendo. Io voglio solo che ti allontani leggermente dal bordo. Un tempo ero fissato con le auto. Anche se non avevo un soldo. Durante il dottorato avevo una bellissima, piccola integra, e sapessi come la curavo. Dove siamo diretti, pensa lei? Beh, dritti contro un muro di mattoni. Beh, una settimana prima dell'esame ho distrutto la Integra. La cosa peggiore è che Cloey e io stavamo discutendo, subito prima dello schianto. Ti risparmio le ultime parole che mi ha detto. "Mi dispiace". Dicono tutti così. Mi hanno messo in trazione. Sono stato immobile per due mesi, due settimane e quattro giorni, intrappolato in un letto d'ospedale, quando desideravo solo... scappare il più lontano possibile da me stesso. E in quel periodo chiunque venisse a trovarmi riusciva a dire solamente... "Mi dispiace". Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace... Non conosci qualche altra parola?
"Don't Move" è un thriller psicologico appena uscito su Netflix che si sviluppa attorno a un incontro casuale che si trasforma in un incubo. La storia, diretta da Sam Claflin è una tensione costante e gioca sul filo sottile tra empatia e orrore, portando il pubblico ad addentrarsi in un angosciante viaggio di sopravvivenza nei boschi.
Il film si apre con Iris (Kelsey Asbille), una donna tormentata dal senso di colpa e dalla disperazione, che vaga tra le montagne, avvicinandosi pericolosamente al bordo di un precipizio. La tragedia che l’ha portata a questo punto è la perdita accidentale del suo bambino, Mateo, durante un’escursione. Un dolore così devastante che la vita ha perso significato. Ma proprio nel momento in cui sembra decisa a buttarsi, una voce la richiama alla realtà.
La voce appartiene a Richard (interpretato da Finn Wittrock), un uomo che riesce a fermarla usando parole apparentemente compassionevoli. Anche lui ha perso una persona cara, la fidanzata Chloe, in un incidente automobilistico di cui si sente responsabile. Quest’apertura emotiva colpisce Iris, che si lascia rassicurare e decide di tornare sui suoi passi insieme a lui. Ma l’incontro si rivela una trappola: l’uomo la colpisce all’improvviso, stordendola e portandola con sé.
Quando Iris riprende conoscenza, si ritrova immobilizzata, legata nell’auto di Richard. Le viene detto che ha venti minuti prima che un potente farmaco paralizzante, già in circolo nel suo corpo, faccia effetto completamente. A partire da quel momento, inizia una disperata corsa contro il tempo, dove ogni singolo minuto è scandito da una crescente perdita di controllo sul suo corpo. È costretta a una lotta fisica e psicologica, cercando ogni risorsa interna per non soccombere, anche quando il farmaco comincia a bloccarle i movimenti.
Il tocco horror del film emerge soprattutto nel modo in cui l'ambiente circostante – boschi, un fiume e la baita di un anziano vicino – si trasforma da potenziale rifugio in una prigione per Iris. Richard, consapevole della paura e del senso di smarrimento che sta infliggendo alla sua vittima, usa la natura selvaggia e isolata come alleata, stringendo la presa su Iris ogni volta che sembra poter sfuggire.
Il monologo di Richard sembra un momento di condivisione dolorosa, ma presto si rivela un passo strategico di avvicinamento emotivo verso Iris. Con tono disarmante e un'espressione di dolore personale, Richard costruisce un legame immediato e profondo, catturando la fiducia di Iris.
Richard esordisce con commenti apparentemente casuali come "Bella giornata" e "Wow" per rompere il ghiaccio. È un modo per normalizzare la sua presenza e ridurre la tensione senza sembrare minaccioso. Richard sembra quasi desideroso di comunicare la propria ammirazione per il luogo e offre a Iris una versione di sé come persona affabile, con la battuta sugli “orsi” e la richiesta del nome di lei, giocando un po' sulla propria vulnerabilità (“mi stai facendo innervosire”). La strategia è chiara: mostrare di non essere un pericolo, portandola fuori dal suo stato emotivo e cercando di distrarla dalla propria sofferenza.
Richard poi si avvicina al nucleo della sua storia personale, che diventa lo strumento per legarsi a Iris. Racconta un episodio molto specifico: la perdita di Chloe, la sua fidanzata, in un incidente d’auto. I dettagli sono ben scelti e sembrano spontanei – la “piccola Integra”, le “parole” che Chloe gli ha rivolto prima dell’incidente – ma servono a rafforzare il suo intento. Chi ascolta prova compassione per lui, perché sembra sinceramente segnato da un passato di sofferenza. La frase “non devi soffrire più di quanto non stai già soffrendo” è, in apparenza, una forma di rispetto per il dolore di Iris, ma in realtà la spinge a rivelare di più su se stessa, rendendola vulnerabile e portandola a fidarsi.
Richard enfatizza il propriosenso di impotenza e isolamento usando il simbolo della “trazione” in ospedale, dove racconta di essere rimasto immobile per mesi. È un modo geniale per rispecchiare la stessa immobilità emotiva che Iris sta vivendo, intrappolata in un dolore senza possibilità di fuga. Qui, però, Richard introduce la sua rabbia repressa con la frase "Non conosci qualche altra parola?" rivolta a chi gli diceva “Mi dispiace”, compresa la stessa Iris, che borbotta questa frase. Questo risentimento sotterraneo è una crepa che rivela la natura disturbante del personaggio, una rabbia latente che rende il suo dolore quasi tossico, contaminato da un desiderio di controllo e vendetta.
A questo punto, Richard ha usato ogni strumento emotivo per avvicinarsi a Iris, lasciando che i suoi "mi dispiace" risuonino. È un trucco psicologico potentissimo: con quel mantra di scuse vuote, Richard sembra voler condividere il peso di un’esperienza vissuta, ma è anche il modo in cui plasma il loro rapporto, perché costringe Iris a riconoscere in lui qualcuno che ha sofferto e che "capisce". Una volta stabilito questo legame, ha aperto la porta per far crollare le sue difese.
Il monologo mostra una tensione continua tra autenticità e calcolo. Se Richard fosse davvero un uomo segnato dalla sofferenza, potrebbe sembrare uno spiraglio di comprensione per Iris. Ma è proprio nella calibratura perfetta delle sue parole che emergono la manipolazione e l'inganno.
Affrontare il monologo di Richard richiede un equilibrio sottile tra l’espressione di un trauma autentico e una manipolazione consapevole, senza rivelare subito la natura oscura del personaggio.
1. Tono e Ritmo Graduali
Indicazione: Inizia con un tono basso e pacato, come se Richard stesse scegliendo con cura ogni parola. Questo approccio dovrebbe trasmettere una sensazione di calma apparente, che Richard usa per mettere a proprio agio Iris.
Obiettivo: Deve sembrare che Richard stia parlando per sé stesso, un monologo quasi "interno", che non ha bisogno di un interlocutore. Questo aumenta l’ambiguità del personaggio, facendolo sembrare autentico ma misterioso.
Ritmo: Parti lentamente, lascia delle pause e dei silenzi, come se ogni dettaglio richiedesse uno sforzo emotivo, per far percepire il peso del ricordo.
2. Gestualità Contenuta
Indicazione: Mantieni un linguaggio del corpo controllato. Il monologo dovrebbe apparire quasi come una confessione involontaria, come se Richard volesse mantenere un certo controllo, ma senza fare troppo per non sembrare minaccioso.
Obiettivo: Mostrare che Richard è consapevole di dove si trova e della delicatezza della situazione. Un piccolo gesto, come sfiorare il collo o la barba, può sottolineare una vulnerabilità apparente, quasi a sottolineare che il ricordo lo stia "mettendo a nudo".
3. Occhi: Uno Sguardo Che Sfugge, Poi Si Fissa
Indicazione: All’inizio, Richard dovrebbe evitare di guardare direttamente Iris, come se il racconto lo portasse lontano, quasi in un altro luogo. Progressivamente, però, può iniziare a stabilire un contatto visivo più diretto, soprattutto nei momenti di maggiore intensità.
Obiettivo: Questo movimento dello sguardo riflette la transizione da un “racconto privato” a un legame intenzionale con Iris. Quando fissa gli occhi su di lei, è come se cercasse di catturarla, testando la sua reazione emotiva.
4. Variazione Emotiva: Un Picco Di Tensione Trattenuta
Indicazione: Durante la parte in cui dice “Non conosci qualche altra parola?”, lascia che un pizzico di rabbia si insinui nella voce, ma senza esplodere. È un’emozione trattenuta, un momento di vulnerabilità che dovrebbe sembrare “sfuggito” a Richard, come se avesse rivelato troppo di sé per un istante.
Obiettivo: Questo punto di tensione è cruciale per mantenere la complessità del personaggio. Se questo passaggio è troppo esplicito, potrebbe sembrare ostile. Ma se è appena accennato, porta a galla un lato più oscuro e risentito di Richard, un indizio che destabilizza lo spettatore e aumenta il senso di pericolo nascosto.
5. Modulazione Della Voce: Sussurri e Mezzi Tono
Indicazione: Sperimenta con sussurri nei momenti in cui parla delle scuse che riceveva ("mi dispiace, mi dispiace"). Lascia che la voce cali quasi fino a diventare impercettibile, come un'eco amara.
Obiettivo: Questo abbassamento di voce crea un’intimità forzata, trascinando Iris ancora di più nel racconto. La vicinanza uditiva aumenta la pressione psicologica, facendo sentire il pubblico – e Iris – come se non ci fosse via di fuga.
6. Tensione Nelle Mani e Nel Corpo
Indicazione: Anche se il monologo sembra intimo, mantieni una tensione sottile nelle mani, come se Richard trattenesse qualcosa, forse stringendole o torcendo le dita, per mostrare una frustrazione che cerca di controllare.
Obiettivo: Le mani possono tradire le vere intenzioni del personaggio, dando al pubblico una sensazione ambivalente: Richard cerca di sembrare sincero, ma il suo corpo lascia trapelare una minaccia incombente.
7. Fine Del Monologo: Rilassamento Immediato e Silenzio
Indicazione: Alla fine del monologo, quando Richard termina la sua storia, prova a far emergere un rilassamento quasi improvviso, come se il ricordo lo avesse effettivamente liberato da un peso, solo per un attimo.
Obiettivo: Questo movimento finale può dare l’impressione che Richard, anche solo per un secondo, sia davvero sollevato. È un'illusione di sincerità che serve a legare ulteriormente Iris a lui, e quindi a mantenere intatto l’inganno.
Questi accorgimenti aiuteranno a presentare un Richard che non è solo manipolatore, ma anche un personaggio capace di evocare compassione, creando così un'interazione che risulti molto più sinistra proprio perché velata di apparente empatia. L’attore deve trasmettere un dolore credibile, lasciando però intravedere un’intenzione manipolatoria per creare un crescendo di tensione.
"Don't Move" esplora la paura e la vulnerabilità umana, utilizzando il personaggio di Richard come simbolo della minaccia nascosta dietro un'apparente empatia. L’interpretazione del suo monologo richiede una precisione che renda visibili sia il dolore che lo consuma sia la rabbia sotterranea che lo rende pericoloso. Attraverso gesti trattenuti, variazioni sottili di tono e una modulazione dell’emotività che rivelano crepe nella maschera di gentilezza, l’attore è chiamato a costruire un personaggio che appare vero ma che è intrinsecamente falso.
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