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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Francesca in The Witcher 4x3 è un momento chiave della stagione, carico di tensione politica e identità culturale. In poco più di un minuto, la regina elfica racconta la verità dietro la leggenda di Lara Dorren e rivendica il ruolo di Ciri come erede del Sangue Antico. Perfetto per chi cerca un testo solenne, stratificato, e fantasy.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Durata: 2 minuti
Dopo una terza stagione in cui le relazioni tra Geralt, Ciri e Yennefer venivano messe a dura prova da tradimenti, separazioni e battaglie sempre più epiche, The Witcher 4 rappresenta un punto di svolta. È la stagione dove le illusioni si rompono, le alleanze si frantumano e ogni personaggio viene costretto a fare i conti con il proprio destino. Il mondo è cambiato. Nilfgaard avanza, i regni del Nord sono divisi, e la magia è stata compromessa da un nemico che lavora nell’ombra: Vilgefortz, un mago che mira a utilizzare Ciri per scopi ben più grandi della conquista politica. Ma la ragazza non è dove dovrebbe essere. Dopo essere scappata alla fine della stagione precedente, Ciri si nasconde tra un gruppo di criminali, sotto un nuovo nome, mentre tutti – Geralt, Yennefer, Emhyr, Vilgefortz – la cercano per motivi diversi.
A cambiare è anche il tono. La stagione abbandona la struttura classica da “viaggio fantasy” per diventare un road drama crudo, disperato e profondo, dove ogni personaggio affronta qualcosa che non può combattere con la spada o con la magia: la perdita, il rimpianto, l’identità, il peso del sangue. Geralt non è più l’eroe invincibile. Yennefer non è più solo una maga potente. Ciri non è più solo la ragazza da proteggere.

Perché Cirilla è Hen Ichaer. Molte di voi conosceranno la storia di Lara Dorren. Ovviamente la versione umana. Una bugia. Questa terra, ogni albero, fiume e oceano, appartenevano agli Elfi. Poi, c’è stata la congiunzione delle sfere. Gli umani ci hanno invaso, spodestandoci, uccidendoci per ottenere la terra, ancora oggi ci considerano come una piaga. Mi sbaglio? Ma un grande mago elfico, Avallac’h, ci ha dato speranza. Una chiave, sotto forma di Lara Dorren, il cui sangue prometteva un nuovo futuro. Dovevano sposarsi: l’unione del loro sangue avrebbe generato un figlio con il potere di farci ascendere a Tur Ná Lia. Purtroppo, Lara si innamorò di un umano. La loro figlia poteva essere un figlio di comunione, pace, tra i nostri popoli. E invece, gli umani uccisero Lara. La bambina fu rapita. Da generazioni aspettiamo che il potere torni attraverso la sua discendenza, e Ciri è una sua discendente.
“Perché Cirilla è Hen Ichaer.” : apertura diretta, tono solenne; pronunciare “Hen Ichaer” con lentezza, quasi fosse una parola sacra.
“Molte di voi conosceranno la storia di Lara Dorren.”: tono più confidenziale; sguardo che si muove tra gli ascoltatori, come una maestra che introduce una lezione antica; pausa dopo “Lara Dorren”.
“Ovviamente la versione umana. Una bugia.”: sarcasmo trattenuto su “versione umana”, poi taglio secco e freddo su “Una bugia”.
“Questa terra, ogni albero, fiume e oceano, appartenevano agli Elfi.”: tono evocativo, ritmo lento, come chi sta rievocando una memoria collettiva perduta; lo sguardo si alza, verso l’orizzonte.
“Poi, c’è stata la congiunzione delle sfere.”: abbassare leggermente la voce; pausa breve dopo “sfere”.
“Gli umani ci hanno invaso, spodestandoci, uccidendoci per ottenere la terra, ancora oggi ci considerano come una piaga.”: ritmo scandito, con intensità crescente; mantenere la rabbia sotto controllo, più ferita che aggressiva; accento emotivo su “piaga”.
“Mi sbaglio?”: pausa netta prima della domanda; sguardo diretto al pubblico o all’interlocutore, cercando una risposta che non arriverà; tono di sfida.
“Ma un grande mago elfico, Avallac’h, ci ha dato speranza.”: voce più calda, tono che si apre; il nome “Avallac’h” va pronunciato come un ricordo sacro; pausa dopo “speranza”.
“Una chiave, sotto forma di Lara Dorren, il cui sangue prometteva un nuovo futuro.”: tono didattico ma poetico; alza leggermente il ritmo su “prometteva un nuovo futuro”; breve sospensione dello sguardo, come se vedesse quella promessa.
“Dovevano sposarsi: l’unione del loro sangue avrebbe generato un figlio con il potere di farci ascendere a Tur Ná Lia.”: tono cerimoniale; piccola pausa dopo “sposarsi”; voce più piena su “farci ascendere a Tur Ná Lia”, enfatizzando la parola “ascendere”.
“Purtroppo, Lara si innamorò di un umano.”: abbassare il tono; pausa lunga dopo “umano”; voce leggermente incrinata, non per dolore personale ma per disillusione storica.
“La loro figlia poteva essere un figlio di comunione, pace, tra i nostri popoli.”: ritmo più morbido, tono quasi sognante; micro-pausa dopo “comunione”; piccolo sorriso amaro su “pace”.
“E invece, gli umani uccisero Lara.”: ritorno alla durezza; pronunciare “uccisero” con freddezza, senza pathos; pausa netta dopo “Lara”.
“La bambina fu rapita.”: abbassa la voce, più intima; tono spezzato ma controllato, con una breve pausa prima della frase successiva.
“Da generazioni aspettiamo che il potere torni attraverso la sua discendenza, e Ciri è una sua discendente.”: tono profetico, carico di fede e destino; aumento graduale dell’intensità; lascia vibrare la parola “discendente” e concludi con uno sguardo deciso verso chi ascolta.
Il monologo di Francesca rappresenta un momento chiave nella quarta stagione di The Witcher, in cui mitologia, politica e identità si fondono in un’unica dichiarazione di intenti. Non è solo un discorso informativo: è un grido di rivendicazione, un atto di resistenza elfica.
Francesca sta narrando una ferita secolare. Il tono è quello di una regina, ma la voce è di una sopravvissuta. La prima frase, “Perché Cirilla è Hen Ichaer”, è come l’accensione di un fuoco sacro. Con quella dichiarazione, viene evocata una verità che per gli Elfi va ben oltre la genealogia: riguarda il destino, la speranza e la sopravvivenza. L’intero discorso si costruisce sul contrasto tra la storia raccontata dagli umani – “la versione umana”, che Francesca definisce senza mezzi termini una bugia – e la memoria storica del suo popolo, che ancora oggi si porta dietro le cicatrici della Convergenza delle Sfere.
Memoria e verità: Francesca vuole correggere una narrazione falsata. Appartenenza e identità: ogni elemento del mondo – “albero, fiume e oceano” – è legato a un’identità ancestrale. Rabbia trattenuta: il tono è spesso solenne e controllato, ma sotto la superficie vibra una collera secolare, destinata a esplodere altrove. Profezia e destino: Ciri diventa il punto di convergenza di tutta la sofferenza e l’attesa del popolo elfico. Non è solo una ragazza, ma l’ultima erede del sangue di Lara Dorren.
L’ultimo passaggio è forse il più potente: “Da generazioni aspettiamo che il potere torni attraverso la sua discendenza, e Ciri è una sua discendente”. Qui Francesca non chiede il permesso di esistere, sta prendendo posizione. Sta dicendo che il tempo dell’attesa è finito, e che Ciri sarà l’arma o il ponte. A seconda di come gli eventi si svilupperanno.

Obiettivo del monologo: Francesca non sta raccontando una leggenda. Sta rivendicando un’identità collettiva. Il suo scopo è far comprendere alle altre elfe (e a chi ascolta) che la storia che conoscono è una menzogna, e che Cirilla rappresenta la speranza concreta di un nuovo futuro per il popolo elfico.
Sottotesto: Ogni frase è carica di orgoglio trattenuto, di storia non ascoltata, di un dolore mai elaborato. Francesca sta parlando al suo popolo, ma anche a chi ci ha distrutti. Sottotesto costante: “Questa è la verità. E voi l’avete sempre negata.”
Azione minima: L’azione minima è un procedere lento e centrato: uno sguardo profondo a chi ascolta, una camminata misurata, un momento in cui si ferma e “posa il peso” della verità.
Dinamica vocale: Alterna tre registri:
Solenne – quando evoca la storia di Lara Dorren (“Questa terra, ogni albero, fiume e oceano...”).
Tagliente – quando denuncia l’ingiustizia (“Una bugia. Gli umani ci hanno invaso…”).
Intimo e deciso – quando parla di Cirilla come discendente (“Ciri è una sua discendente”).
Evita la monocorde. Ogni cambio di tono deve seguire un cambio di energia e di intento.
Chiusa: La chiusa “Ciri è una sua discendente” va detta con solennità ma senza retorica. Non deve suonare come una minaccia, né come un’esaltazione: è un dato di realtà, ineluttabile.
Errori comuni:
Recitarlo come una favola: questo è un discorso politico, non mitologico.
Usare troppe emozioni: Francesca è carica, ma ha imparato a controllarsi. L’intensità sta nella misura, non nella teatralità.
Saltare il sottotesto: se non sai perché dice certe cose, sembrerà solo esposizione.
Dare colpa a Ciri: errore interpretativo. Francesca vede in lei una speranza, non un bersaglio.
Dopo otto episodi, The Witcher 4 ci lascia con una serie di eventi che cambiano radicalmente il futuro dei protagonisti. I fili della trama si stringono attorno a tre grandi momenti che segnano il finale. L’episodio 8 si chiude con una delle sequenze più violente e dolorose dell’intera saga: Leo Bonhart, il cacciatore di witcher, massacra brutalmente tutti i Ratti, il gruppo di ladri e reietti con cui Ciri aveva stretto un legame. Lei arriva troppo tardi e viene catturata. Qui non si parla più di “discesa nell’oscurità”. Ciri è dentro. Costretta a guardare i corpi dei suoi amici, legata e impotente, urla il nome di Geralt, come se fosse un richiamo ancestrale. Ma non è solo un grido d’aiuto: è la rottura definitiva dell’illusione di poter avere una vita normale.
Nel frattempo, Geralt combatte una battaglia al fianco della Regina Meve e riceve il titolo di Cavaliere di Rivia. Una scena solenne, piena di onore e riconoscenza. Ma nel volto di Geralt c’è solo silenzio. Il suo sguardo è vuoto. È un’onorificenza che non cercava, e che non colma il senso di fallimento che lo accompagna. Ha capito che non ha protetto Ciri, che qualcosa di irreparabile è accaduto, e che il suo viaggio è appena diventato una guerra. L’ultima scena mostra Emhyr che, dopo aver scoperto la verità sulla falsa Ciri, attiva una caccia al Witcher con una creatura misteriosa capace di fiutare l’odore del Lupo Bianco. Siamo ben oltre la rivalità politica o militare: Geralt ora è il bersaglio diretto dell’Imperatore. Emhyr vuole sua figlia. Vilgefortz la vuole per dominarla. E Ciri… è sola.
Quanto dura il monologo di Francesca? Il monologo dura circa 1 minuto e 45 secondi.
Che temi tratta il monologo? Il monologo affronta temi legati a: memoria storica e verità manipolata, razzismo e discriminazione degli Elfi, potere ereditario e predestinazione, speranza e rivendicazione identitaria. È anche un manifesto politico e spirituale per il popolo elfico.
Cosa significa “Hen Ichaer”? “Hen Ichaer” è una locuzione elfica che significa Sangue Antico. Francesca rivela che Ciri discende da Lara Dorren, e per questo è legata alla profezia elfica.
Che tipo di personaggio incarna Francesca? Francesca è una regina elfica, ma anche una madre ferita, una leader religiosa e una rivoluzionaria. Questo la rende una figura complessa e stratificata, ottima da esplorare in studio.
Qual è il momento chiave del monologo? Il punto emotivamente centrale è la rivelazione: “Da generazioni aspettiamo che il potere torni attraverso la sua discendenza, e Ciri è una sua discendente.” Qui la voce deve farsi ferma, consapevole, quasi sacra.
Registi: Sergio Mimica-Gezzan
Sceneggiatura: Lauren Schmidt Hissrich
Produttore: Mike Ostrowski
Cast: Liam Hemsworth (Geralt), Freya Allan (Ciri), Anya Chalotra (Yennefer), Mahesh Jadu (Vilgefortz), Laurence Fishburne (Regis)
Dove vederlo: Netflix

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