Monologo - Franco Nero in \"Il ragazzo della Giudecca\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Interpretare il monologo di Salvatore in Il ragazzo della Giudecca significa confrontarsi con un personaggio segnato dalla tragedia e dall’assenza di pace. Salvatore è un uomo che ha perso tutto e che ha scelto di rinunciare alla propria umanità per reclamare una giustizia negata. Questo monologo apre al suo dolore e alla sua disillusione verso il sistema e sulla ricerca della dignità attraverso una vendetta personale.

LA VENDETTA MIA

MINUTAGGIO: 29:01-30:57
RUOLO: Salvatore

ATTORE: Franco Nero
DOVE: Amazon Prime Video


ITALIANO



Non c'è più Carmelo, un pedofilo me l'ha portato via. E assieme alla vita di mio figlio si è preso anche quella di mia moglie, morta di crepacuore sei mesi dopo, e anche la mia. Ma io mi rifiutavo di crepare, senza prima aver avuto Giustizia. La legge è debole con i forti e forte con i deboli. L'assassino era ricco. Aveva una squadra di Principi del Goro: "Insufficienza di prove". Uscì dal tribunale ridendo, ma non sapeva che la sua fortuna finiva lì. Perché fuori dal tribunale c'ero io ad attenderlo, con una pistola... Non devi dispiacierti per me. L'ergastolo me lo sono voluto, ma non me ne pento. La vendetta a volte è un sentimento nobile. Dio nella Bibbia dice: "La vendetta mia". Beh, io ho... Io ho disobbedito ma... non me ne pento. La vendetta non dà alla vita i morti, ma aiuta i loro spiriti a riposare in pace. Ma non c'è un singolo giorno che passo... che ripenso a mio figlio. Solo lui mi manca. E la libertà no. Non saprei che farmene.

IL RAGAZZO DELLA GIUDECCA

"Il ragazzo della Giudecca" di Alfonso Bergamo è un film che si basa su una vicenda vera e drammatica, raccontando la storia di Carmelo Zappulla, noto cantante partenopeo, e il suo percorso all'interno del sistema giudiziario italiano. Il protagonista si trova accusato di un crimine terribile, un’accusa che scaturisce dalla testimonianza di un pentito, figura controversa in molte storie giudiziarie italiane. Carmelo passa così da una vita di successi sul palcoscenico a una situazione di detenzione e processi infiniti. Questa esperienza di privazione e ingiustizia lo mette davanti a una scelta esistenziale: accettare la condanna e rassegnarsi o lottare fino all'ultimo per difendere il suo onore e la sua innocenza.


Il film esplora la dimensione della giustizia come concetto incerto, influenzato da prove e testimonianze spesso discutibili, come quelle dei pentiti. La lotta di Carmelo è emblematica per rappresentare il percorso di chi, accusato ingiustamente, deve combattere per far emergere la verità, anche quando sembra impossibile. Uno dei temi centrali è il ruolo del sistema giudiziario italiano, che negli anni '90 era profondamente segnato dall'uso delle dichiarazioni dei pentiti come prove fondamentali nei processi di mafia. Questo metodo, sebbene efficace contro la criminalità organizzata, si rivela ambiguo e potenzialmente pericoloso, portando a casi come quello di Carmelo, dove le accuse possono essere manipolate e costruite.


Carmelo, dall’alto della sua fama, si trova improvvisamente costretto a sacrificare tutto: la sua carriera, la sua reputazione, e perfino la libertà. Questo tema del sacrificio, più che un aspetto romantico, si vive qui come una condizione imposta, un calvario che riflette il senso di impotenza dell’individuo di fronte alla macchina giudiziaria. In un contesto come quello della mafia e delle accuse penali, l'onore diventa il punto fermo a cui il protagonista si aggrappa. Carmelo non vuole solo essere scagionato; vuole che il suo nome venga ripulito, difendendo il suo valore personale e professionale.

ANALISI MONOLOGO

Salvatore inizia dichiarando come un pedofilogli abbia distrutto la sua intera famiglia. Questa affermazione rivela un dolore che non può essere lenito o colmato da nulla: il figlio e la moglie non ci sono più, e anche lui è come morto. In questa situazione, l’unica cosa che gli resta è la ricerca della giustizia, ma quando la giustizia tradisce, l’unico conforto rimasto è la vendetta. Il trauma qui è talmente profondo che la sua stessa esistenza viene ridotta a una funzione: ottenere un risarcimento emotivo e morale.


Salvatore pronuncia una delle frasi più forti del monologo, "La legge è debole con i forti e forte con i deboli." Questa affermazione punta il dito contro il sistema giudiziario, incapace di garantire una giustizia equa e troppo spesso manipolato dal denaro e dal potere. L’assassino di suo figlio, protetto da avvocati di alto livello, ne esce impunito. Salvatore si ribella a questa ingiustizia, ma non tramite le parole; il suo atto di vendetta è una risposta disperata e violenta a una giustizia che considera corrotta e inefficace.

Quando afferma di non pentirsi, Salvatore ci fa capire che per lui la vendetta diventa una sorta di atto nobile, un modo per riscattare l’onore e l’umanità di suo figlio.


Nel richiamare la frase biblica "La vendetta è mia," Salvatore riconosce che la sua azione è contraria a una morale religiosa o di legge, ma per lui è comunque giustificata. Questo rende il personaggio complesso, qualcuno che è passato oltre il giudizio altrui perché la sua etica personale e il suo senso di giustizia sono diventati più importanti delle leggi. Salvatore conclude il monologo con una frase devastante: “Solo lui mi manca. E la libertà no. Non saprei che farmene.” La sua libertà non ha più significato perché ciò che rende la vita degna di essere vissuta – l’amore e la famiglia – gli è stato portato via. Questa frase sottolinea un’idea di libertà che non si riduce alla semplice assenza di mura e sbarre, ma al senso di appartenenza e di significato che solo gli affetti più profondi danno.


C’è un aspetto di tragica consapevolezza in questo monologo, dove Salvatore capisce di essersi perso nella vendetta. Ha ottenuto la “giustizia” che cercava, ma non ne è uscito salvo, tanto che la sua vita in prigione è la punizione che si è voluto. È quasi come se la sua vendetta fosse un patto che lo ha costretto a rinunciare alla pace e alla speranza in cambio della soddisfazione momentanea del riscatto.

SUGGERIMENTI PER L'INTERPRETAZIONE

Interpretare il monologo di Salvatore richiede di calarsi profondamente in una realtà segnata dal dolore, dalla disillusione e dalla rabbia di chi ha perso tutto


1. Costruire la Storia Interiore


Prima di iniziare a lavorare sul testo, è fondamentale che l’attore comprenda fino in fondo la storia di Salvatore. Immagina il momento in cui Salvatore scopre cosa è successo a suo figlio, poi la perdita della moglie, e la lunga attesa di giustizia che si trasforma in delusione.

Rendi viva questa storia nel tuo immaginario: rivivila mentalmente più volte, immagina i dettagli più strazianti, per creare quel peso emotivo che dovrà emergere durante la scena. Deve sembrare che Salvatore stia raccontando qualcosa che ha inciso indelebilmente la sua anima.


2. Il Giusto Peso delle Parole


In questo monologo, ogni parola è scelta per colpire come un pugno. Non correre mai nel pronunciare frasi come “Un pedofilo me l’ha portato via” o “Non me ne pento”. Dai ad ogni parola il tempo di risuonare, come se ognuna di esse rappresentasse un’ulteriore pugnalata nella sua vita.

Quando dici “La legge è debole con i forti e forte con i deboli,” trasmetti disprezzo e una consapevolezza amara. Deve sembrare che sia il risultato di anni di riflessione su ciò che ha vissuto e osservato.


3. Sperimenta con le Pause


Le pause qui devono essere momenti in cui Salvatore sembra risentire e rivivere il dolore. Fermati dopo aver pronunciato una frase particolarmente intensa per permettere al pubblico di percepire il peso di quelle parole.

Quando parli della vendetta, inserisci una pausa quasi riflessiva: deve sembrare che Salvatore si interroghi ancora su quella scelta, come se lo facesse da anni, senza mai giungere a una conclusione che possa portargli pace.


4. Espressioni e Linguaggio del Corpo


Salvatore è un uomo che si porta addosso il peso di una sofferenza insostenibile. Questo dovrebbe riflettersi nella postura: spalle leggermente piegate, come schiacciate dal peso di ciò che ha passato.

Anche le mani possono comunicare molto. Puoi sperimentare il tremolio o il serrarle come se cercassero di controllare una rabbia e un dolore che ogni tanto sfuggono al controllo. Evita gesti ampi o drammatici; la disperazione di Salvatore è una fiamma contenuta, una forza compressa che si sente senza eccessi.


5. Tono e Volume della Voce

Il tono di Salvatore dovrebbe essere basso e profondo, quasi rauco, segnato dalla sofferenza. Devi sembrare un uomo stanco, che ha già pronunciato quelle parole migliaia di volte nella sua mente, come un mantra doloroso.

Cerca di mantenere il volume contenuto, salvo momenti come “Uscì dal tribunale ridendo,” in cui puoi enfatizzare la rabbia. Anche qui, però, mantieni il controllo: non urlare. Deve essere come un sibilo carico di rancore.


6. Momenti Chiave

“Non devi dispiacerti per me.” Questa frase deve essere pronunciata con fermezza, come a dire che è lui ad aver scelto il proprio destino e a rivendicarlo con orgoglio.

“La vendetta a volte è un sentimento nobile.” Qui trasmetti una sorta di amarezza. Per Salvatore, questa è una verità conquistata, qualcosa che ha scoperto e accettato suo malgrado.

“E la libertà no. Non saprei che farmene.” Pronuncia questa frase come se fosse l’ultima cosa che puoi dire. Sii quasi vuoto, perché questa è la rivelazione finale: la libertà per lui ha perso ogni significato.


7. Comprendere l’Assenza di Pentimento

Il personaggio di Salvatore ha ormai oltrepassato il pentimento. La sua vendetta è la sola cosa che gli abbia dato sollievo, ed è quasi orgoglioso di aver preso quella decisione. Devi trasmettere questa complessità senza forzare il giudizio morale: per lui, la vendetta è diventata una necessità, e il pentimento non ha posto in questa visione del mondo.

CONCLUSIONE

Alla fine, l’interpretazione di Salvatore è il ritratto di un uomo che ha scelto un destino tragico per restituire onore alla memoria del figlio. Ogni parola, pausa e gesto devono rivelare questa realtà: Salvatore vive senza più speranza, disilluso e stanco, perché ciò che lo teneva in vita è andato perso con chi amava.

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