Monologo - Gabriel Leone in \"Senna\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Il monologo di Ayrton Senna, come rappresentato nella miniserie Netflix, apre a un uomo che ha ridefinito il concetto di velocità e di competizione, trasformando la corsa in una filosofia di vita. Ogni frase sembra scolpita per rivelare qualcosa di essenziale: il rapporto intimo con il tempo, il legame profondo con la famiglia e la macchina, e una riflessione personale che va oltre il successo sportivo. Questo monologo ci invita a conoscere il Senna più umano e spirituale, quello che viveva per trovare un significato più profondo in ogni giro di pista.

IO SONO UN PILOTA

STAGIONE 1 EP 6

MINUTAGGIO: 40:12-42:11
RUOLO: Ayrton Senna

ATTORE: Gabriel Leone
DOVE: Netflix



ITALIANO


Sono un pilota. Credo che prima ancora di salire su una macchina, sapessi di essere nato per correre. Fin da quando ero piccolo, sentivo che il mondo era troppo lento per me. Come se avessi una percezione diversa di tutto. Soprattutto del tempo. Mia madre dice sempre che io non ho imparato a camminare, ma a correre. Mi chiamava mini vulcano. Poi un giorno sono salito su un go-kart che mi regalò Miltao, mio padre. E' stato allora che ho trovato me stesso, veramente. Allora eravamo solo io, la macchina, e la pista. Solo io e il tempo. E' tutto qui, sono un pilota. E per un pilota, la battaglia è sempre contro il tempo. Ma non solo contro il tempo. E' una gioa senza pari. Avventura, adrenalina. Pura corsa. Quando ero ragazzo volevo solo correre. E vincere, per me. Penso che dopo vent'anni di attività in pista ho imparato che nessuno vince da solo. Per questo non ho mai smesso di correre. Perché quando sono in macchina, so che non sono mai da solo.

SENNA

La miniserie "Senna", disponibile su Netflix dal 29 novembre 2024, offre un ritratto dettagliato della vita e della carriera del leggendario pilota di Formula 1 Ayrton Senna. Composta da sei episodi, la serie segue il percorso di Senna dai suoi inizi nel karting fino al tragico incidente durante il Gran Premio di San Marino nel 1994. Il ruolo di Ayrton Senna è interpretato dall'attore brasiliano Gabriel Leone, noto per le sue precedenti interpretazioni in serie come "Dom". La serie esplora le sue imprese sportive, e le sue relazioni personali e il contesto socio-politico del Brasile dell'epoca.


Diretta da Vicente Amorim e Júlia Rezende, "Senna" si distingue per la rappresentazione realistica delle gare, offrendo agli spettatori un'esperienza immersiva nel mondo della Formula 1 degli anni '80 e '90. La produzione ha beneficiato della collaborazione della famiglia Senna, garantendo un'approfondita autenticità nella narrazione.


Ayrton Senna da Silva, nato il 21 marzo 1960 a San Paolo, è considerato uno dei più grandi piloti nella storia della Formula 1. Durante la sua carriera, ha conquistato tre titoli mondiali (1988, 1990 e 1991) e ha ottenuto 41 vittorie in Gran Premi. La sua tragica scomparsa il 1º maggio 1994, durante il Gran Premio di San Marino a Imola, ha lasciato un segno indelebile nel mondo dello sport. La miniserie "Senna" rappresenta un'opportunità per rivivere la storia di un campione che ha ispirato milioni di persone in tutto il mondo, offrendo una prospettiva intima sulla sua vita e sulla sua eredità nel mondo delle corse automobilistiche.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo è un ritratto emozionante e profondamente simbolico del pilota non solo come sportivo, ma come essere umano con una connessione unica alla velocità, al tempo e alla vita stessa.


Sono un pilota. Credo che prima ancora di salire su una macchina, sapessi di essere nato per correre. Qui emerge una dichiarazione quasi esistenziale: Senna non si definisce per ciò che fa, ma per ciò che è. La corsa non è una passione o una professione, ma la sua essenza. Il verbo "nato" evoca una predestinazione, come se il suo destino fosse inscritto nel DNA. L'immagine che ne deriva è quella di un uomo che ha trovato nella velocità il modo di esprimere il suo io più autentico.


Sentivo che il mondo era troppo lento per me. Senna si percepisce in una dimensione diversa dal resto del mondo. Il tempo, da elemento universale, diventa qualcosa di personale e soggettivo. Questo richiama il modo in cui spesso descriveva la sua sensazione di “rallentare” il tempo durante la guida, quasi a entrare in uno stato di flusso perfetto. La sua battaglia contro il tempo non è solo cronometrica, ma anche filosofica, un continuo confronto con il limite umano e tecnico.


Mi chiamava mini vulcano. L'aneddoto personale con sua madre introduce un aspetto intimo che umanizza il personaggio. Senna è un figlio che portava dentro di sé un’energia esplosiva fin dall'infanzia. L’immagine del vulcano suggerisce forza, potenza e imprevedibilità, qualità che lo hanno definito anche in pista. Miltao, mio padre, mi regalò un go-kart.” La figura paterna è il catalizzatore che accende la scintilla della sua passione. Questo passaggio suggerisce quanto il supporto familiare sia stato fondamentale per trasformare una naturale inclinazione in una carriera straordinaria. Solo io e il tempo. In questa frase emerge un’idea di simbiosi tra uomo e macchina. Senna descrive la corsa come un momento di pura connessione, una forma di meditazione dinamica. La macchina non è un mezzo, ma una parte di sé, e la pista diventa un luogo quasi sacro dove affrontare i propri limiti.


Quando ero ragazzo volevo solo correre. E vincere, per me. Senna riflette sulla sua evoluzione personale. Dall’individualismo iniziale, spinto dall’adrenalina e dal desiderio di vittoria, passa a una consapevolezza più grande. La frase Nessuno vince da solo è un’ammissione di umiltà e gratitudine, un riconoscimento del valore della squadra e delle persone che lo hanno accompagnato. La battaglia è sempre contro il tempo. Ma non solo contro il tempo. La duplicità della frase suggerisce una dimensione metafisica: la corsa non è solo una sfida contro l’orologio, ma contro sé stessi, contro i limiti fisici, mentali e persino emotivi. Questo sottolinea come la guida fosse per Senna una ricerca continua di perfezione. So che non sono mai da solo. La chiusura è potente e carica di significato. Non essere solo può riferirsi al senso di connessione spirituale che Senna ha sempre dichiarato di provare, ma anche alla consapevolezza che la sua corsa rappresentava qualcosa di più grande: il sostegno dei fan, il peso della sua nazione, e un legame quasi cosmico con qualcosa di trascendente.

CONCLUSIONE

In queste parole, Ayrton Senna lascia un'eredità che va oltre i trofei e i record: una visione della vita come continua ricerca di equilibrio tra sfida e passione, tra individualità e connessione. Il suo monologo, così carico di immagini potenti e riflessioni universali, risuona come un ultimo giro di pista, un momento in cui ogni curva, ogni battito, ogni secondo si fonde in una verità semplice e disarmante: la corsa non è mai stata solo un mestiere per lui, ma il cuore pulsante di un’esistenza vissuta fino all’ultimo istante. Un’eredità che continua a ispirare, non solo i piloti, ma chiunque cerchi il proprio significato nel tempo che ha.

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