Monologo - Gabrielle Anwar in \"Ultracorpi - L'invasione continua\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Marti Malone (Gabrielle Anwar), presente nei primi minuti di Ultracorpi - L'invasione continua (1993), introduce lo spettatore alla storia attraverso una riflessione personale della protagonista. La voce fuori campo è il primo indizio del tono del film: uno sguardo intimo, quasi malinconico, che lascia presagire il senso di disagio e impotenza che accompagnerà il racconto. Il monologo non parla subito di invasioni aliene o di pericoli concreti, ma di qualcosa di più personale: il senso di estraneità e incomprensione che Marti prova all’interno della sua famiglia. Questo senso di isolamento diventerà poi un riflesso della minaccia più grande del film, dove la perdita dell'identità non è solo un pericolo fisico, ma anche emotivo.

Qualcosa in arrivo

MINUTAGGIO: Intro film

RUOLO: Marti Melone
ATTRICE:
Gabrielle Anwar
DOVE:
Amazon Prime Video


INGLESE


Where do I begin? I don't know, I guess with the idea that sometimes things happen that we don't understand. Maybe we shouldn't try to understand those things. My dad had been assigned to inspect the military southern sector of the EPA. My step-mother, my brother and I had to spend almost 2 months on the road with them. I can tell you it's not easy being stuck in a car with a 6-year-old and the woman who replaced your mom. Then again, nobody asked me what I wanted to do that summer. I guess things do happen for a reason, even if you don't like what that reason is.



ITALIANO


Da dove comincio? Eh, non so... Comincerei con l'idea che certe volte succedono cose che non comprendiamo. Magari dovremmo sforzarci di capirle quelle cose. Mio padre era stato incaricato di ispezionare il settore militare sud dall'Ente protezione ambientale. La mia matrigna, il mio fratellastro e io dovevamo passare quasi due mesi in viaggio con lui. Vi assicuro che non è facile trovarsi in macchina con un ragazzino di sei anni e la donna che ha preso il posto di tua madre. Nessuno mi aveva chiesto cosa mi andava di fare quell'estate. Se le cose succedono ci sarà pure un motivo, anche se è un motivo che non ti piace per niente.

Ultracorpi - L'invasione continua

Ultracorpi - L'invasione continua (Body Snatchers, 1993) è il terzo adattamento cinematografico del romanzo L’invasione degli ultracorpi di Jack Finney. Diretto da Abel Ferrara, il film rielabora la storia classica dell’invasione aliena in un contesto più ristretto e claustrofobico rispetto ai precedenti adattamenti del 1956 e 1978. Marti Malone (Gabrielle Anwar) è una ragazza che si trasferisce con il padre, ispettore dell’Agenzia per la Protezione Ambientale, la matrigna e il fratellino in una base militare nel sud degli Stati Uniti. Fin dal loro arrivo, Marti percepisce un’atmosfera inquietante: le persone sembrano strane, prive di emozioni, e il senso di paranoia cresce quando un soldato terrorizzato le sussurra che "loro ti prendono mentre dormi".

Man mano che la situazione precipita, Marti scopre che gli esseri umani stanno venendo sostituiti da repliche perfette prive di emozioni, generate da baccelli alieni. La diffusione dell’invasione è facilitata dalla rigidità dell’ambiente militare, dove l’obbedienza e l’assenza di individualità rendono difficile distinguere chi è stato assimilato e chi no. Con l’aiuto di Tim (Billy Wirth), un giovane soldato, Marti cerca di sfuggire all’invasione e salvare il fratellino prima che sia troppo tardi. Ma la lotta contro gli ultracorpi è impari, e il finale lascia aperta la questione su quanto l’umanità possa resistere a una minaccia che si insinua nel sonno, nel corpo e nella mente.

Analisi Monologo

La frase di apertura — "Da dove comincio? Eh, non so..." — dà un tono spontaneo e riflessivo al monologo. E’ un pensiero che nasce in modo naturale, come se Marti stesse cercando di mettere in ordine i suoi sentimenti. L’idea centrale è quella dell’incomprensione: "certe volte succedono cose che non comprendiamo". Marti sta parlando della sua esperienza personale, ma questa frase anticipa il tema più ampio del film, ovvero l'incapacità di riconoscere il pericolo finché non è troppo tardi. Il film gioca molto su questa ambiguità, mostrando come la minaccia degli ultracorpi si insinui lentamente nella vita quotidiana, rendendo difficile distinguerla da un semplice cambiamento comportamentale.


Quando Marti descrive il suo rapporto con la matrigna e il fratellastro, emerge il suo senso di isolamento: "Nessuno mi aveva chiesto cosa mi andava di fare quell'estate". La sua realtà familiare è imposta dall’alto, proprio come l’invasione aliena si impone sugli esseri umani senza che possano opporsi. Qui si nota uno dei sottotesti più sottili del film: l’idea che la perdita di controllo sulla propria vita inizi ben prima che i baccelli alieni facciano il loro lavoro.


L'ultima frase — "Se le cose succedono ci sarà pure un motivo, anche se è un motivo che non ti piace per niente" — chiude il monologo con una rassegnazione che rispecchia il tono generale del film. Marti accetta che certe cose accadano senza che lei possa farci nulla, un pensiero che diventerà sempre più concreto man mano che l'invasione prenderà piede.

Conclusione

Questo monologo introduce in modo efficace il punto di vista della protagonista e il senso di alienazione che la accompagnerà per tutto il film. La sua voce fuori campo crea un legame diretto con lo spettatore, ponendo fin da subito la storia in una prospettiva personale e intimista. Marti è qualcuno che si sente fuori posto, che percepisce un malessere ma non sa ancora definirlo.

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