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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Monica Kidder in Zero Day è un perfetto esempio di manipolazione mediatica e retorica della paura. In diretta nazionale, mentre la tensione nel paese è alle stelle, la Kidder cerca di deviare l’attenzione e screditare George Mullen, dipingendolo come un uomo instabile e pericoloso. Il suo discorso è costruito su una strategia ben precisa: presentarsi come vittima di un governo oppressivo, collegare la sua situazione a quella del pubblico e insinuare dubbi sulla sanità mentale di Mullen, trasformando la sua lotta per la verità in un gesto di follia.
STAGIONE 1 EPISODIO 5
MINUTAGGIO: 28:10-29:11
RUOLO: Monica Kidder
ATTRICE: Gaby Hoffmann
DOVE: Netflix
INGLESE
America, what you are about to see is an act of desperation. But George Mullen isn't just a desperate man. He is a dangerous one. Now, I'm no fan of Evan Green, but let's be clear. What happened to him was criminal. I've got the resources to resist, but what if it happens to you? You cannot let it. Call your senators. Call your congresspeople before they come to where you live with their guns drawn and their jackbooted thugs ready to storm your property... when you see this, it is not right. But it is also not normal. There have been rumors of George Mullen's mental health issues that may have played a part in his decision not to seek a second term. I get it. His son died. He was depressed. But from what I have seen recently, I think it is clear that something else was going on.
ITALIANO
America, quello che state per vedere è un atto di disperazione. Ma George Mullen non è solo un uomo disperato. E’ pericoloso. Non sono una fan di Evan Green, ma sia chiaro: quello che gli è stato fatto è stato criminale. Io ho le risorse per resistere, ma se dovesse capitare a voi non lasciate che accada. Chiamate i senatori, chiamate i vostri deputati prima che qualcuno venga a casa con le armi spianate con i suoi gorilla autoritari pronti a fare irruzione nelle vostre proprietà e a mettervi in gabbia solo perché può farlo. Vedendo tutto questo voi capite che non è giusto. Ma voglio aggiungere che non è normale. Si dice che George Mullen abbia problemi di salute mentale, che forse hanno contribuito alla sua decisione di non candidarsi a un secondo mandato. Lo capisco, suo figlio era morto, lui era disperato. Ma per quanto visto di recente credo sia chiaro che ci fossero altri problemi.
La trama di Zero Day ruota attorno a un evento catastrofico che sconvolge gli Stati Uniti: un attacco informatico su scala nazionale che blocca per un minuto tutti i dispositivi elettronici, causando il caos e migliaia di morti.
L’ex Presidente George Mullen (Robert De Niro), ormai ritiratosi a vita privata, viene richiamato dal governo per guidare una commissione d’emergenza volta a scoprire chi ci sia dietro l’attacco. Accanto a lui c’è Roger Carlson (Jesse Plemons), suo fidato vice, ma anche una cerchia ristretta di collaboratori che lo aiuteranno a navigare un’indagine sempre più intricata. A complicare il tutto, le tensioni familiari con la figlia Alex (Lizzie Caplan), scettica sul suo coinvolgimento, e la pressione pubblica alimentata da complottisti come Evan Green (Dan Stevens), che diffondono teorie oscure sul vero volto dell’attacco.
Man mano che le indagini procedono, emergono dettagli inquietanti: l’attacco potrebbe non essere stato opera di uno stato nemico, ma il risultato di una cospirazione interna, in cui politica, sicurezza nazionale e interessi privati si intrecciano pericolosamente. Mullen deve affrontare anche un altro problema: il suo stato mentale inizia a vacillare. Momenti di lucidità si alternano a episodi di confusione, mettendo in dubbio la sua capacità di guidare la crisi.
La serie si muove tra spionaggio, thriller politico e riflessione sulla vulnerabilità delle democrazie moderne, mantenendo alta la tensione fino all’ultimo episodio. Chi ha davvero orchestrato il cyber attacco? Mullen è la soluzione al problema o ne è parte? E soprattutto, la minaccia è davvero esterna o è qualcosa di molto più vicino di quanto chiunque voglia ammettere?
Il discorso si apre con una dichiarazione d’impatto: "Quello che state per vedere è un atto di disperazione". Questa frase serve a creare un contrasto immediato: riconosce che Mullen è disperato, ma subito dopo lo definisce pericoloso, spostando la narrazione dal suo stato d’animo alla minaccia che rappresenterebbe. Il suo tono è quello di chi si presenta come un’osservatrice imparziale, ma in realtà sta costruendo una precisa accusa.
Poi arriva la parte più subdola del discorso: la Kidder si aggancia al caso di Evan Green, una figura controversa che ha già attirato l’attenzione dell’opinione pubblica. Anche se non lo sostiene apertamente, lo usa come esempio per rafforzare la sua narrazione di un governo autoritario che perseguita i suoi oppositori. Parla direttamente al pubblico: "Se dovesse capitare a voi, non lasciate che accada", un chiaro tentativo di trasformare la questione da uno scontro politico a una minaccia personale per ogni cittadino.
La Kidder poi rafforza la sua retorica del terrore con immagini volutamente esagerate: "Gorilla autoritari pronti a fare irruzione nelle vostre proprietà e a mettervi in gabbia". Qui gioca sulla paura e sulla diffidenza verso il potere, suggerendo che chiunque possa essere la prossima vittima.
Infine, arriva il colpo più pesante: l’attacco alla salute mentale di Mullen. Dopo aver fatto leva sulla paura, introduce un argomento che mina la sua credibilità: "Si dice che George Mullen abbia problemi di salute mentale, che forse hanno contribuito alla sua decisione di non candidarsi a un secondo mandato". Qui la Kidder finge comprensione, citando la perdita del figlio di Mullen, ma subito dopo insinua che ci siano "altri problemi", lasciando intendere che Mullen non sia mentalmente stabile. Questo è il passaggio chiave del monologo: più che dimostrare la sua innocenza, il suo obiettivo è far sembrare Mullen inaffidabile agli occhi dell’opinione pubblica.
Il monologo della Kidder è un perfetto esempio di come la retorica politica possa essere usata per distorcere la realtà e manipolare il pubblico. Non porta prove della sua innocenza, non contraddice direttamente le accuse della Commissione Zero Day, ma gioca sulla paura, sulla diffidenza e sull’emotività per screditare chi la accusa.
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