Monologo - Gianmarco Levi in \"ACAB\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Gianmarco Levi, personaggio che rappresenta il magistrato incaricato di indagare sugli scontri in Val di Susa, è uno dei passaggi più significativi della serie ACAB. Questo discorso si inserisce in un momento di grande tensione narrativa, in cui il sistema giudiziario si trova a confrontarsi con la realtà brutale degli eventi avvenuti durante un’operazione della polizia. Levi è il simbolo di un tentativo di equilibrio tra giustizia e obiettività, ma la sua posizione è precaria: deve muoversi tra due forze opposte, i movimenti di protesta (No Tav) e le forze dell’ordine, evitando di alimentare sospetti di parzialità.

Devo sbrogliare questa vicenda

MINUTAGGIO: 3:20-4:30

RUOLO: Gianmarco Levi
ATTORE:
Fulvio Pepe
DOVE:
Netflix

ITALIANO


E’ un decreto di esibizione dei fatti della Val Di Susa, che coinvolgono anche la terza squadra del suo reparto. Sono elencati documenti e dotazioni personali di cui le chiediamo la consegna immediata. Naturalmente se dovesse mancare del materiale procederemmo in ogni caso alla sua ricerca, attraverso la perquisizione dei locali della caserma. Senta, Comandante, mi ascolti molto bene. Io ho voluto essere qui personalmente affinché fosse estremamente chiaro, a lei e al suo reparto, che le mie indagini non sono un processo alla polizia, ma neanche al movimento No Tav. Io sto cercando di capire chi ha quasi ammazzato il vice-ispettore Fura, ma anche chi ha mandato in terapia intensiva un ragazzino.

ACAB

La serie ACAB su Netflix è un’espansione dell’universo narrativo già esplorato dal film di Stefano Sollima e dall’omonimo libro di Carlo Bonini. È un prodotto che affronta in sei episodi i dilemmi morali, le fratture interiori e le contraddizioni di una squadra del Reparto Mobile di Roma, chiamata a operare in una costante tensione tra ordine e caos.


La storia inizia in Val di Susa, durante uno scontro tra il Reparto Mobile e i manifestanti No Tav. È una sequenza intensa, che pone subito al centro il tema principale della serie: il fragile equilibrio tra il compito istituzionale di mantenere l’ordine e le ripercussioni personali di chi è coinvolto in questo ruolo. L’incidente del comandante Pietro Fura (Fabrizio Nardi), gravemente ferito negli scontri, lascia un vuoto che viene riempito dal nuovo comandante Michele Nobili (Adriano Giannini), un poliziotto con una visione più progressista e meno incline all’uso della forza. Questo cambio di leadership scatena attriti interni, in particolare con Ivano Valenti, detto Mazinga (Marco Giallini), un veterano legato ai “vecchi metodi”.


I PERSONAGGI


Mazinga (Marco Giallini): È un uomo che incarna l’archetipo del poliziotto vecchio stampo, abituato a risolvere tutto con la forza. Eppure, al di fuori del lavoro, Mazinga rivela un lato sorprendentemente pacifico, trovando sollievo nella cura delle sue piante. È un personaggio che oscilla tra il disincanto e una forma di ribellione silenziosa contro un sistema che lo ha prosciugato.


Michele Nobili (Adriano Giannini): Un idealista che crede in un approccio riformista, ma che presto si scontra con la realtà brutale della squadra che guida. Il suo passato e i conflitti privati, soprattutto con la moglie e la figlia lasciate a Senigallia, lo rendono un personaggio profondamente umano, incapace di mantenere la distanza tra il lavoro e la vita personale.


Marta Sarri (Valentina Bellè): Madre single e unica donna del gruppo, Marta lotta per bilanciare il suo ruolo di poliziotta e madre con le pressioni di un ex marito violento. Bellè porta una vulnerabilità palpabile al personaggio, che riesce a mantenere un’integrità emotiva anche di fronte alla brutalità del lavoro.


Salvatore Lovato (Pierluigi Gigante): Il personaggio più enigmatico del gruppo, un veterano con un passato militare in Kurdistan, che vive in caserma e coltiva una relazione a distanza mai concretizzata. La sua ossessione per la disciplina lo rende rigido e incapace di stabilire vere connessioni umane.


Un altro elemento significativo è la scelta di concentrarsi sulle conseguenze emotive e psicologiche del lavoro, piuttosto che sui soli eventi esterni. Questo approccio umanizza i personaggi e offre una prospettiva più profonda sul peso che la violenza esercita su chi la vive quotidianamente. Pur mantenendo alcuni elementi del film del 2012, come il personaggio di Mazinga, la serie si distingue per un tono più riflessivo e meno aggressivo. Dove il film era un’esplorazione cruda e diretta della violenza, la serie adotta un ritmo più lento e stratificato, che permette di approfondire i personaggi e le loro storie.

Analisi Monologo

"È un decreto di esibizione dei fatti della Val Di Susa, che coinvolgono anche la terza squadra del suo reparto." Levi inizia il monologo in tono formale, enunciando il contesto legale che giustifica la sua presenza. Con il riferimento al "decreto di esibizione", mette subito in chiaro il potere istituzionale di cui è investito, cercando di stabilire un’autorità che non possa essere messa in discussione. La menzione specifica della "terza squadra" serve a restringere il campo d’azione e a rendere chiaro che le sue indagini sono focalizzate su eventi ben definiti, senza generalizzazioni. È un’introduzione che trasmette controllo e ordine, ma che non nasconde la tensione latente della scena.


"Sono elencati documenti e dotazioni personali di cui le chiediamo la consegna immediata." Qui Levi esercita la pressione legale sul comandante, specificando che la collaborazione è richiesta "immediata". La precisione con cui sottolinea la necessità di ottenere i documenti e le dotazioni suggerisce che c’è qualcosa di specifico che sta cercando, forse legato direttamente agli eventi della Val di Susa. Questa parte del discorso è carica di una tensione sottile: Levi non accusa apertamente, ma la sua fermezza comunica che la mancata collaborazione non sarà tollerata. "Naturalmente se dovesse mancare del materiale procederemmo in ogni caso alla sua ricerca, attraverso la perquisizione dei locali della caserma." Questo passaggio rappresenta un’escalation. La minaccia implicita di una perquisizione fa emergere il sottotesto conflittuale del monologo. Levi si muove su un filo sottile: da un lato, cerca di mantenere un tono di rispetto verso il comandante e il reparto, dall’altro ribadisce l’autorità della legge, anche a costo di inimicarsi la polizia. Questo momento evidenzia il delicato equilibrio tra collaborazione e coercizione che Levi deve gestire.


"Io ho voluto essere qui personalmente affinché fosse estremamente chiaro, a lei e al suo reparto..." Levi cambia registro, passando da una comunicazione istituzionale a una più personale. Il fatto che abbia scelto di presentarsi di persona dimostra l’importanza che attribuisce a questa indagine e la sua determinazione a far sì che il suo messaggio sia compreso senza ambiguità. La scelta delle parole "estremamente chiaro" sottolinea la gravità della situazione, ma rivela anche un desiderio di trasparenza, quasi a premettere che non ci saranno compromessi. "...che le mie indagini non sono un processo alla polizia, ma neanche al movimento No Tav.". Levi esplicita la sua volontà di mantenere una posizione neutrale, respingendo l’idea che la sua indagine sia faziosa. Il suo intento è mettere tutti sullo stesso piano: né la polizia né i No Tav sono al di sopra della legge. "Io sto cercando di capire chi ha quasi ammazzato il vice-ispettore Fura, ma anche chi ha mandato in terapia intensiva un ragazzino." La conclusione del monologo è un colpo diretto, emotivo e potente. Levi mette in parallelo due vittime: il vice-ispettore Fura, rappresentante della polizia, e un giovane manifestante, simbolo del movimento No Tav.

Conclusione

Il monologo di Gianmarco Levi è una dichiarazione d’intenti che rappresenta perfettamente il tema centrale della serie: il conflitto tra due mondi contrapposti e il ruolo della legge come forza mediatrice. Levi si presenta come un personaggio che cerca la verità senza pregiudizi, ma il suo compito è reso quasi impossibile dalla polarizzazione estrema che caratterizza il contesto in cui opera. La sua fermezza e il suo tono equilibrato mostrano un magistrato che comprende il peso morale e politico della sua indagine, ma anche la difficoltà di mantenere la neutralità in una situazione dove ogni azione è percepita come un attacco o una difesa.

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