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~ LA REDAZIONE DI RC
Interpretare il monologo di Giuseppina in I Leoni di Sicilia richiede all'attrice di esplorare la profondità emotiva di una donna intrappolata tra le rigide convenzioni sociali e un amore mai vissuto, ma che non ha mai smesso di custodire. Giuseppina, pur essendo legata a un matrimonio imposto, ha mantenuto vivo dentro di sé un sentimento autentico e proibito per Vincenzo.
STAGIONE 1 EP 2
MINUTAGGIO: 36:50
RUOLO: Giuseppina
ATTRICE: Donatella Finocchiaro
DOVE: Disney+
ITALIANO
Il giorno che mio padre mi ha portato a casa vostra per conoscere mio marito ero così felice…perché pensavo che eri tu. Ti ricordi? Quando ci siamo visti la prima volta in piazza? Anche tu mi guardavi. Io me n’ero accorta. Poi ho scoperto che dovevo sposare tuo fratello, ma non ho mai smesso di guardarti così. E nemmeno tu. Io e tu siamo. Sono tanti anni che è morto e ancora ti comanda?
"I Leoni di Sicilia" è una serie televisiva basata sul romanzo di Stefania Auci, che segue la saga della famiglia Florio, una delle dinastie più influenti della Sicilia del XIX secolo. La storia ruota attorno alle ambizioni, agli amori e alle lotte di questa famiglia originaria della Calabria, che si trasferisce a Palermo con il sogno di costruire un impero commerciale.
La serie inizia con i fratelli Paolo e Ignazio Florio, che, dopo un lungo viaggio, arrivano in Sicilia per lasciarsi alle spalle le difficoltà economiche e sociali del loro passato. La loro determinazione è impressionante: con intraprendenza e grande spirito di sacrificio, riescono a dar vita a una piccola attività che, gradualmente, diventa un simbolo di lusso e potere. E’ Vincenzo, figlio di Paolo, a portare il nome dei Florio a livelli mai immaginati, trasformando l’azienda di famiglia in un impero commerciale che spazia dalla produzione del Marsala al settore tessile e navale.
Ma la storia dei Florio è una cronaca di successi economici. Dietro alla ricchezza, c’è un mondo fatto di passione, rivalità e amori tormentati. I membri della famiglia Florio affrontano i pregiudizi dell’aristocrazia siciliana, che li considera degli intrusi, degli "arrampicatori sociali", e allo stesso tempo devono fare i conti con gli intrighi politici e le tensioni sociali che caratterizzano un'Italia in fermento, alle soglie dell'unificazione.
Il monologo di Giuseppina svela in pochi minuti l’intensità di un amore mai realizzato, un desiderio trattenuto e una ribellione latente contro il destino e le convenzioni sociali. Questo discorso arriva come un momento di liberazione personale, dove Giuseppina si apre sulla natura del suo amore per Vincenzo, in un contesto che ha sempre represso quel sentimento.
Giuseppina rievoca il giorno del suo matrimonio con un tono che mescola nostalgia e amarezza, ricordando l’illusione di un legame con Vincenzo che, a suo dire, si era creata durante il loro primo incontro in piazza. È un ricordo che amplifica il dramma di un destino già deciso: il suo sogno di essere la moglie di Vincenzo viene infranto dalla realtà di dover sposare Paolo, suo fratello. Questo rivela il peso della società dell’epoca, dove il matrimonio è spesso una questione di convenienza, non di amore.
“Il giorno che mio padre mi ha portato a casa vostra per conoscere mio marito ero così felice…perché pensavo che eri tu.” In queste parole emerge tutto il dolore di una vita segnata dalle scelte degli altri, mentre la sua speranza di amare liberamente si infrange contro un accordo di cui lei è solo oggetto. Eppure, ciò che colpisce in questo monologo è la consapevolezza di Giuseppina del legame tra lei e Vincenzo, un legame che sente autentico e reciproco, nonostante gli anni di distanza e le imposizioni sociali.
“Poi ho scoperto che dovevo sposare tuo fratello, ma non ho mai smesso di guardarti così. E nemmeno tu.” Questa dichiarazione esprime la profondità di un sentimento impossibile da cancellare, come se il loro amore fosse una sorta di destino parallelo che resiste alle norme e al passare del tempo. L’atto di “guardarsi” diventa qui una forma di ribellione silenziosa e continua: per Giuseppina e Vincenzo, quello sguardo è l’unico modo di comunicare un amore che nessuno può comprendere, ma che non si spegne. È uno scambio muto e costante, un linguaggio segreto che li lega nonostante le barriere.
Giuseppina sfida Vincenzo in modo diretto, mettendo in discussione il potere che Paolo esercita ancora su di lui anche da morto. “Sono tanti anni che è morto e ancora ti comanda?” Questa è una domanda provocatoria, ma anche una richiesta di emancipazione. Giuseppina vede in Vincenzo un uomo ancora prigioniero delle regole e dell’autorità familiare, e il suo monologo diventa un invito a rompere queste catene invisibili. È come se stesse dicendo a Vincenzo: “È ora di vivere per te stesso, di scegliere per te, e forse anche per noi.”
In questo monologo, Giuseppina rivela il desiderio di una vita vissuta senza le catene imposte dagli altri. È un invito rivolto a Vincenzo, e forse anche a sé stessa, a liberarsi dalle ombre del passato e a immaginare una possibilità diversa. L'interpretazione di questo monologo, per l'attrice, non è solo un esercizio di vulnerabilità ma anche un atto di forza, che dona voce a una ribellione silenziosa e a una speranza mai del tutto spenta.
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